2035: Mediterraneo e la trasformazione dei suoi scenari geopolitici.

2035: Mediterraneo e la trasformazione dei suoi scenari geopolitici.

 

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Organizzato dal Centro di Ricerche sul sistema sud e il Mediterraneo allargato (CRISSMA) lo scorso 22 giugno, ospitato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma), si è tenuto un interessante convegno a Roma sulle previsioni/prospettive della situazione nel Mediterraneo…a lungo termine, nel 2035.

Un orizzonte che può sembrare molto lontano ma in effetti non lo è perché il 2035 è domani.

Il 2035 è già iniziato molto tempo fa…, nel XX secolo, in linea di massima con la fine della Seconda Guerra Mondiale. L’implosione dell’URSS e la emblematica caduta del Muro di Berlino poco tempo prima, hanno dato origine a alcuni mutamenti di scenario in Europa che ha quattro dei suoi membri come rivieraschi sulla sponda nord del Mediterraneo

Numerosi professori universitari di varie Università hanno analizzato scenari generali nel bacino del Mediterraneo, anche nel sistema internazionale. E’ stato esaminato il ruolo degli Stati Uniti, della UE e della Nato. Gli scenari demografici e economici sono stati considerati insieme al mutamento ecologico.. Nel pomeriggio sono stati affrontati temi come il fattore tecnologia, i social media e la radicalizzazione, il rinnovamento del discorso religioso nell’Islam, i foreign fighters e le dinamiche identitarie europee, la spinta delle regioni sub sahariane e la situazione nei Balcani.

Come si può facilmente comprendere tutti temi di grande rilevanza per riuscire a comprendere in realtà quali saranno le minacce alla stabilità della regione considerata Mediterraneo allargato. Ognuno di essi avrebbe meritato un incontro dedicato, per l’importanza e la complessità degli argomenti trattati.

Di cosa ha bisogno questo importante mare a valenza strategica per molte ragioni: di una grande stabilità per consentire alla regione di avere un’economia produttiva negli stati arabi e non arabi, a sud e a nord del bacino marino.

Il concetto importante è, appunto, che senza stabilità di ambedue le sponde mediterranee non si può avere progresso sociale e economico; quel progresso di cui il Mediterraneo ha un gran bisogno. Attenzione però: influenzano la situazione mediterranea anche territori che non aggettano direttamente su questo Mare: e cioè Iraq, Iran e da ultimo fortemente, anche l’Arabia Saudita non dimenticando l’importanza della regione balcanica, sia nel quadro accoglienza dei migranti sia nel quadro della sua progressiva islamizzazione incalzante.

E’ indubbio che nell’ambito della globalizzazione internazionale gli scenari geopolitici del Mediterraneo sono ampiamente mutati contenendo alla base, però, quei tradizionali elementi di conflitto che datano …dalla Prima Crociata…o quantomeno da Lepanto del 1571!

Il Mediterraneo è un bacino di antichissime civiltà, alcune in parte decadute ma che mantengono il loro ruolo di elemento centrale politico della sponda sud, come l’Egitto. Il Marocco si difende bene ma nella zona di Fez e verso il Sahara Occidentale (in lotta per l’indipendenza); la situazione è affatto stabile: il Sultano regge ancora con mano ferma il suo regno e la posizione del Marocco è quella di cerniera strategica, come lo è la Turchia, tra la sponda meridionale e quella settentrionale del Mare Nostrum…

Ho citato la Turchia, una volta Impero (Ottomano): ha comunque da sempre un ruolo potente e strategico nel Mediterraneo con vasta influenza sull’Europa tutta. È membro dell’Alleanza Atlantica e condivide due mondi: quello europeo e quello musulmano. Ora la sua presente tendenza è quella di spostarsi sempre più verso la sponda musulmana con l’accettazione della ‘sharia’, come legge prioritaria anche dello Stato e una compressione dei diritti umani.

Da parte europea c’è una Grecia sull’orlo del fallimento sociale e economico, se non già fallita, con una presenza di migranti sub sahariani, siriani e iracheni che ne aggravano fortemente la situazione, soprattutto nelle isole.

L’Italia, stabile per l’ordine pubblico, ha però notevoli problemi soprattutto nell’accoglienza dei migranti: la migrazione è un fenomeno almeno per ora inarrestabile e dobbiamo ricordare che nella storia ci sono stati altri periodi di spostamenti epocali di popolazioni, sia volontari sia involontari e obbligati per ragioni di nazionalismo e potere. Le spinte che provengono dalle regioni sub sahariane sono fortissime. Migranti economici e migranti in fuga da eccidi e genocidi stanno, di fatto, cambiando la società europea che per altri versi, sta perdendo la sua identità anche religiosa.

Scenari geopolitici profondamente mutati tra una ventina d’anni con problemi molto seri da risolvere nel contatto con una cultura molto differente da quella europea, cioè la cultura del mondo arabo, musulmano o cristiano che sia..o quella sub sahariana.

Sia però consentito non essere d’accordo con chi con veemenza antistorica ha sostenuto che con quel mondo musulmani non vi può essere dialogo possibile perché quel mondo non ha mai prodotto letteratura, architettura, cultura in genere…se vogliamo rispetto per la nostra cultura europea dobbiamo anche conoscere e rispettare quella che vediamo ora solo come profondamente nemica, senza rispettarla…Diverso e molto più difficile può essere il dialogo con alcune culture sub sahariane, ancora legate, anche istituzionalmente, a schemi tribali e clanici. Sono due realtà completamente diverse e metterle nello stesso sacco è errore che può rivelarsi fatale…

Un solo appunto può essere fatto a questo interessantissimo e colto convegno: le voci erano tutte europee, italiane che naturalmente analizzano le situazioni geopolitiche con parametri totalmente occidentali e secondo una visione generale europea e alquanto italo centrica.

Qualche voce diversamente europea o qualche voce proveniente dalla sponda sud del Mediterraneo avrebbe arricchito la giornata di studio e proposto angolazioni diverse anche per gli eventuali analisti che debbono vagliare informazioni provenienti dal territorio, valutarne l’attendibilità e analizzare scenari eventuali.

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