Nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile [2024] l’Iran ha lanciato un attacco massiccio con missili e droni (120 missili balistici, 170 droni e più di 30 missili Cruise) su territorio israeliano due settimane dopo l’attacco di Tel Aviv al consolato iraniano in Siria, quando è stato ucciso un importante comandante militare, Mohammad Reza Zahed, insieme ad altri 12 cittadini iraniani, tra i quali anche un altro alto generale del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche (Quds Force of the Islamic Revolutionary Guards Corps – IRGC). E’ noto peraltro che l’Iran ha un grande arsenale di missili ipersonici, missili balistici e missili più lenti, i Cruise. L’attacco è partito anche dallo Yemen e dal Libano (Hezbollah).
Molti dei proiettili sono stati intercettati fuori dai confini israeliani con l’aiuto degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia. Anche la Giordania, sunnita, ha dato un aiuto nel neutralizzare quei missili che stavano volando sopra lo spazio giordano.
Attacchi reciproci e dichiarazioni, alcune importanti, altre strategiche e da analizzare accuratamente, come quella della Missione permanente della Repubblica Islamica dell’Iran alle Nazioni Unite, su X.
Si scrive in quel post, reiterando le parole del rappresentante iraniano a New York, che l’attacco dell’Iran su Israele è stato condotto ai sensi dell’art.51 della Carta costitutiva delle Nazioni Unite, che sancisce il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale: l’attacco a Israele, dunque, deve essere considerato una risposta ‘consentita’ alla aggressione sionista della rappresentanza diplomatica iraniana a Damasco. Con questo attacco sul territorio israeliano, continua il post, si ritiene ‘conclusa la questione’. Ma se Israele dovesse fare un altro ‘sbaglio’ (così viene definito un possibile nuovo attacco di Tel Aviv a Teheran), la risposta sarebbe sicuramente molto più ‘severa’. Aggiunge lo scritto che quello in atto è un conflitto tra l’Iran e il regime israeliano; conflitto dal quale gli Stati Uniti ‘dovevano’ (must) tenersi lontani.
È indubbiamente molto interessante che uno Stato arabo, come la Giordania, abbia aiutato Israele a rendere inoffensivi i missili e i droni inviati dall’Iran verso il territorio israeliano. Questo Stato è islamico ma sunnita… e questo dimostra come in realtà questo conflitto sia importante all’interno dello stesso mondo islamico, oltre all’obiettivo sempre dichiarato dell’Iran di distruggere il regime israeliano, soprattutto da parte dello stato sciita più esteso e forte, per ottenere un primato di potere e influenza, nonché riconoscimento internazionale, in quel mondo.
Israele, oltre ad annunciare un possibile nuovo attacco militare forte contro il regime di Khamenei, Guida della Rivoluzione, erede di Khomeini, ha anche lanciato una offensiva diplomatica contro la Repubblica islamica di Teheran. Il ministro degli esteri di Tel Aviv, Israel Katz, ha contattato ben 32 Stati chiedendo loro di imporre delle sanzioni e di dichiarare il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, organizzazione terroristica, peraltro, già considerata tale in USA.
E’ chiaro però che Tel Aviv sta comunque organizzando un nuovo attacco all’Iran, almeno a quanto sostengono pubbliche dichiarazioni in merito. E che Teheran a sua volta ha confermato che la risposta arriverebbe in una manciata di secondi.
È ben noto che l’Iran dispone di una importante tecnologia di fabbricazione dei droni, e la Germania ha chiesto martedì scorso alle Unione Europea di imporre ulteriori sanzioni all’Iran in questo settore.
Quali sono gli obiettivi primari del regime degli ayatollah, da quando Ruhollah Mousavi, noto con il nome di Khomeini (perché proveniente dal villaggio Khomeyn) ha preso il potere politico a Teheran?
Sono allo stato attuale fondamentalmente tre: distruggere dalla faccia della terra Israele; ottenere il potere totale nel mondo islamico, sunnita e sciita; distruggere almeno da un punto di vista internazionale. gli Stati Uniti, considerati il ‘diavolo in terra’ , un Grande Satana, da ben più di un trentennio. Già quando era in esilio a Najaf, Khomeiny aveva elaborato teorie riguardanti la formazione di un governo islamico universale, lanciando minacce non velate al mondo occidentale. E’ questo un altro obiettivo che la rivoluzione islamica vuole perseguire: l’indebolimento del potere e della cultura occidentale, considerata ormai decadente e corrosiva dell’animo umano, con costumi e pensieri da condannare in toto.
Dal 1964, quando si rifugiò a Najaf, i suoi discorsi e le sue pubblicazioni hanno perseguito un primo obiettivo che è riuscito a ottenere, ai primi del 1979, la caduta della Monarchia iraniana, ma proprio con l’aiuto del Grande Satana, gli USA, e a imporre al suo territorio di origine il suo credo politico religioso. Nonostante l’aiuto americano, nel novembre 1979 ha chiarito al mondo il suo vero pensiero riguardo a Washington e ai suoi alleati, Francia compresa, che pure l’aveva accolto vicino Parigi, quando gli era stato vivamente ‘consigliato’ di lasciare l’Iraq e gli aveva dato un aereo per tornare in Iran: Khomeini, infatti, scese da un velivolo Air France, aiutato e salutato da un equipaggio francese.
Attualmente i suoi seguaci lavorano per conseguire quegli altri obiettivi che erano impliciti nella concezione di Khomeini riguardo al mondo universale.
Quello occidentale, in questo momento storico, non è forte in termini di pensiero e di comportamenti. Anche l’Europa, una volta culla della Cristianità, dovrebbe riflettere profondamente sui suoi comportamenti e rivederne alcuni, per mantenere la civiltà e la cultura occidentale qual è stata ereditata da secoli di guerre, di pensiero filosofico e cristiano. O soccomberà, integrandosi in una società lontana dalle sue origini storiche e di pensiero..
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