Dunque il ramo afgano dell’ISIS noto come lo Stato islamico nella provincia di Khorasan, ISIS K (ISKP), ha reclamato la responsabilità dell’attacco a Mosca; dichiarazione confermata dall’intelligence statunitense, secondo quanto scrive l’agenzia Reuters.
Perché questo attacco? Indubbiamente per ottenere una ulteriore visibilità mondiale ad alto livello, indicando di essere ancora molto vivi, attaccando uno Stato che è in guerra e che non è forte come una volta, per via del suo impegno in Ucraina.
Pochi ricordano che questo gruppo si è formato in Afghanistan sul finire del 2014, giurando fedeltà al capo dell’ISIS, Abu Backr al Baghdadi e alla sua morte (ucciso in un raid americano), al successore Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, che peraltro si professa discendente dalla tribù del profeta Maometto, appartenendo alla tribù Qurayshi, quindi avendo il requisito per diventare un Califfo. Infatti quello che noi chiamiamo Stato islamico è inteso, in realtà, come un Califfato islamico. È noto che si tratta di uno dei gruppi armati più ideologicamente radicalizzati del mondo islamico.
Hanno attaccato la Russia perché Mosca è presente in Siria dove combatte contro Daesh, cioè lo Stato islamico dell’Iraq e del levante (ISIL), ricordando che ISIS è lo Stato islamico di Iraq e Siria. Sono anche acerrimi nemici anche degli gli Stati Uniti per gli stessi motivi e sono contro l’Iran, non avendo la stessa visione dell’esercizio del potere islamico, in nome del Corano e volendo gestire, anch’essi, un primato in tutto il mondo islamico.
Nel 2018 erano molto influenti in Afghanistan, ponendo una seria minaccia all’autorità dei Taliban tanto che nel maggio 2020 avevano portato un attacco pesante a Kabul contro un ospedale materno che aveva ucciso 24 persone, includendo donne bambini; nello stesso anno avevano attaccato l’università di Kabul uccidendo molti tra insegnanti e studenti; nel 2021 avevano poi attaccato l’aeroporto di Kabul, dove erano morti 175 civili, 13 soldati americani e una gran parte di coloro che attendava in aeroporto di salire su qualche aereo per fuggire, rimase ferita. Per quanto poi riguarda la Russia nel settembre 2022 avevano portato un attacco suicida all’ambasciata russa, sempre a Kabul.
Anche in Iran avevano fatto due attacchi separati al santuario più importante a sud di Shiraz dove avevano ucciso molte persone. Per non ricordare anche altri attacchi suicida nel gennaio di quest’anno nella città di Kerman: non se ne scrive molto nei giornali europei, come se quella parte di territorio islamico, Afghanistan, prima messo a soqquadro dagli stessi russi e dagli americani, e poi abbandonato in grande fretta, non risentisse della preventiva occupazione e successivo abbandono da parte di un mondo occidentale cristiano.
In realtà, per questa ultima vicenda, Putin era stato ben avvisato degli Stati Uniti che quel gruppo stava preparando un attacco. Non è stranamente riuscito a sventarlo. Perde colpi la sua intelligence, della quale in tempi lontani aveva fatto parte?
Una professoressa di una università del Sud Caroline a e coautrice del libro molto interessante Islamic State in Afghanistan e il Pakistan: Strategic Alliances and Rivalries (Lynne Rienner Publishers 2023), Amira Jadoon, coadiuvata da Andrew Mines, illustra molto chiaramente quel che sta avvenendo in Afghanistan e Pakistan dove in realtà la Russia si sta ponendo come l’avversario più importante contro l’ISIS K. Jadoon sostiene che un attacco di questo genere serve a quei combattenti islamici per la sicurezza di ottenere così un riscontro politico di alto livello globale, anche perché la politica internazionale sta guardando con molta attenzione quello che sta avvenendo tra Mosca e Kiev. E quindi quanto accade a Mosca o a Kiev viene riportato dai media di tutto il mondo: lo scopo primario dell’attacco è conseguito.
Da notizie trapelate sembra che il Federal Security Service (FSB), di Mosca già fosse riuscito a sventare un attacco islamico ha una sinagoga, ai primi di marzo.
È comunque evidente che questo attacco tenda ad allargare il potere islamico non solo in Russia ma intorno ai suoi confini in particolare nell’Asia centrale e nel Caucaso.
Non è un caso che le reclute dell’ISIS siano molto spesso originarie dell’Asia centrale in particolare, tadjiki.
Non è un caso che l’attacco così forte e sanguinoso sia stato sferrato proprio quando in realtà, nonostante le oceaniche elezioni, Putin sia impegnato in una guerra non facile, e quindi deve essere ulteriormente indebolito affinché perda potere anche in Siria.
Probabilmente l’Ucraina non entra affatto in questo attacco, se non, come sembra, dare una possibilità di fuga ad alcuni del gruppo terrorista d’attacco.
È troppo presto per avere notizie chiare e definite, anche se è indubbio che questo rigurgito terrorista dell’ISKP tende a rendere la posizione internazionale dello zar Vladimir sempre più difficile, anche rispetto a Cina e India con i quali mantiene strette relazioni commerciali e soprattutto politiche.
La presenza di questo gruppo estremamente radicalizzato inserisce un elemento in più in una situazione internazionale che diventa di giorno in giorno più complessa e pericolosa.
In sintesi. Sembra chiaro che nel mondo islamico c’è una lotta fortissima di varie correnti che in esso si agitano… se si possono chiamare correnti, dedicate a costituire e affermare un potere non solo religioso ma soprattutto “terreno”, che parte dall’Asia centrale, invade una parte della Russia e tende espandersi in Medio Oriente, dove si scontra con la Shia iraniana anche sulle rive del Mar Rosso. Questo attacco, come gli altri perpetrati, non sono solo attacchi alla Russia, all’Afghanistan, all’Iran, ma a tutto il mondo occidentale, soprattutto europeo.
L’Europa che si sta islamizzando fortemente per via di una massiccia e continua immigrazione da un’Africa nera spesso musulmana, deve ben riflettere sul processo di integrazione degli immigrati, vicenda che per ora non sta trattando con le dovute decisioni o necessari accorgimenti.
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