LIBANO NUOVO FRONTE DI GUERRA ?

LIBANO NUOVO FRONTE DI GUERRA ?

Un esempio di tolleranza religiosa a Beirut (Foto: ©firuzeh)

Un esempio di tolleranza religiosa a Beirut (Foto: ©firuzeh)

In Libano soffiano venti di conflitto; in Tunisia l’ISIS attacca ma viene respinta. La Siria è distrutta. La Libia non può certamente chiamarsi uno stato….Israele si prepara a un altro conflitto con il Libano…l’altra sponda del Mediterraneo vive una situazione continua di instabilità, oseremmo dire, ‘istituzionale’…nella speranza che l’Egitto continui a avere una situazione di stabilità almeno relativa. Se anche l’Egitto vivesse una situazione diversa, il disastro sarebbe quasi totale.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Preoccupanti segnali dell’apertura di un altro fronte di guerra in Medio Oriente giungono dalle iniziative dei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo che riunisce le monarchia di Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar.

Inizialmente, nell’aprile 2014, è il Bahrein a includere Hezb’Allah nella lista delle organizzazioni terroriste accusandone il segretario generale Sayyed Hassan Nasrallah di alimentare la protesta degli sciiti, maggioranza nel Paese, contro la dinastia al Khalifa.

L’Arabia Saudita a dicembre 2015 forma con 34 Paesi la Coalizione anti- Daesh dichiarandosi pronto a inviare truppe in Siria insieme alla Turchia ma in realtà per contrastare l’appoggio di Russia, Iran ed Hezb’Allah libanese al regime alawita di Bashar al-Assad.

Il regime siriano denuncia al Consiglio di Sicurezza ONU che l’iniziativa della coalizione saudita è una dichiarazione di guerra alla quale avrebbe reagito.

In attesa di un possibile placet statunitense, a febbraio Riyadh comunica al Libano che non finanzierà con i 4 miliardi di dollari promessi nel 2013 dallo scomparso re Abdallah l’ammodernamento dell’esercito libanese perché il Libano non ha condannato l’assalto all’ambasciata saudita a Teheran dopo la decapitazione all’inizio del 2016 dell’Ayatollah sciita iraniano Nimr al-Nimr.

A fronte delle significative vittorie riportate ad Aleppo nel Nord e a Dara’a nel Sud da russi e “asse sciita”, nell’arco di due giorni a marzo prima (il 2) l’intero CCG dichiara Hezb’Allah terrorista e il giorno dopo a Tunisi nel corso della 33° sessione il Consiglio dei ministri arabi dell’interno approvano una risoluzione identica.

I sauditi, infine, espellono i numerosi lavoratori libanesi e le loro famiglie e analoghi provvedimenti sarebbero pronti ad assumere le altre monarchie del CCG provocando una crisi economica epocale al Paese che dall’inizio della crisi siriana vive essenzialmente delle rimesse degli emigranti.

L’insieme degli eventi costituisce una campagna di delegittimazione del Libano innalzandone lo scontro tra i filo-sauditi del “Fronte 14 marzo” appoggiati dalla comunità sunnita rappresentata dall’ex premier Saad Hariri – che ha anche cittadinanza saudita – e i sostenitori della resistenza e del regime siriano del “Fronte 8 marzo” guidati da Hezb’Allah e appoggiati dal partito cristiano –maronita “Corrente dei Liberi Patrioti” del generale Aoun.

Di fatto, si delineano già nella regione due schieramenti:

  • da un lato, l’intera “mezzaluna sciita” con Iran, Iraq, il regime alawita siriano e Houthi yemeniti è al fianco di Hezb’Allah e Libano e Teheran è pronto a finanziare con 7 miliardi di dollari le forze armate libanesi;
  • dall’altro, Turchia, Fronte del 14 marzo libanese, CCG, numerosi Paesi arabi dell’ “asse sunnita” e Israele sono pronti a impedire che il Libano vada a rinforzare l’Iran.

Gli Stati Uniti, secondo quotidiani libanesi, cerca di mediare avendo promesso a una delegazione parlamentare libanese in visita a Washington di intervenire su Riyadh affinché non blocchi gli aiuti militari a Beirut per il ruolo strategico che l’esercito libanese svolge in quell’area combattendo contro il terrorismo di Daesh e al-Nusra.

Intanto, in Libano si serializza lo scontro interno fra i due Fronti e Nasrallah è accusato di avere trascinato il Paese in una guerra che ne ha devastato economia, stabilità con l’arrivo di oltre un milione di emigranti, recrudescenza di un terrorismo stragista dal Nord al Sud del Paese e quadro politico privo da oltre un anno di un Presidente per l’incapacità dei partiti di raggiungere un accordo sul candidato.

Dal suo canto, Nasrallah ricorda ai suoi detrattori che è Hezb’ Allah ad aver salvato il Paese nella guerra scatenata nel 2006 da Israele.

In una situazione di rischio di una nuova guerra civile, il Libano e, in particolare Hezb’Allah, potrebbero essere un bersaglio per Israele.

Il Capo di Stato Maggiore israeliano Gadi Eisenkot ha elaborato una nuova strategia sulla “guerra asimmetrica in zone urbane” in fase di attacco e di difesa.

Sulla base dell’esperienza nella guerra in Libano del 2006 e l’attacco del 2014 a Gaza, il CSM Eisenkot ha potenziato con ingenti risorse aviazione e intelligence, ritenendo necessario colpire nello stesso tempo da terra e dall’aria più obiettivi durante i raid.

L’aviazione, infatti, grazie a nuove tecnologie, può comprendere, analizzare e utilizzare l’intelligence.

Sul fronte della difesa, è cambiata l’efficacia del sistema antiaereo, ora formato da due sottosistemi, uno contro i missili e i razzi, e uno per respingere gli aerei.

Per quanto riguarda il leggero declino notato in seno alle forze di terra, è il capo delle forze di terra, Guy Zur ad aver individuato i punti da sostenere.

In primo luogo, la difficoltà di decidere l’inizio delle manovre da terra evidenziata nella guerra in Libano e nelle tre campagne a Gaza va risolta con scelte alternative alle precedenti.

L’idea è l’associazione delle forze dell’aria con quelle di terra in un sistema di comando unico che consentano decisione rapide anche in caso di un nemico caratterizzato dall’estrema mobilità, come potrebbe essere Hezb’Allah, preparato a difendersi su terreni difficili e sferrare attacchi lungo tutto il fronte interno israeliano.

In tali casi, secondo il capo delle forze di terra, sono necessarie due cose senza incrementare il numero dei soldati: “colpire duro i centri decisionali di comando del nemico e annientare le sue attività” eseguendo queste due cose contemporaneamente.

Il programma prevede la formazione di un reparto speciale, che ha preso forma a gennaio per rinforzare le unità tattiche di terra e operare un cambiamento della dottrina di appoggio logistico.

Sarà un’altra guerra?

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Ricordi di guerra a Beirut (Foto: ©firuzeh)

Ricordi di guerra a Beirut (Foto: ©firuzeh)

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