Libia. Dove eravamo rimasti? Turchia contro Russia?

Libia. Dove eravamo rimasti? Turchia contro Russia?

 

Libya Control map - June 7, 2020

La pandemia ha distratto le menti ma non gli eserciti e le lotte sempre in corso in alcuni stati specialmente nell’Africa del Nord, dove ci sono notevoli ricchezze nel sottosuolo…  Il Presidente egiziano Al Sisi ha annunciato sabato 6 giugno, per lunedì prossimo 8 giugno, l’ennesima cessazione delle ostilità, accettata, non del tutto spontaneamente, si può presumere, dal generale Khalifa Haftar, in questo momento molto debole sul territorio libico.

Infatti il generale ‘ribelle’, dopo aver collezionato una serie di vittorie, arrivando fino alle porte di Tripoli, ha avuto in tempi recenti molte sconfitte sul terreno e si è dovuto ritirare dalla periferia della città capitale, che sperava di conquistare, respinto dalle forze vittoriose dell’esercito del Governo di Unità Nazionale, sostenuto e approvvigionato dalla Turchia, con a  capo Fayez al Sarraj, Primo Ministro riconosciuto dalla comunità internazionale e dalle Nazioni Unite.

Il generale Haftar si è dovuto ritirare su quelle che erano le sue posizioni prima dell’aprile 2019. Non è riuscito a conquistare Tripoli nonostante che per un anno e due mesi abbia cercato di arrivare alla capitale per prendere definitivamente il potere.

Aveva infatti lanciato la campagna per la conquista della capitale nell’aprile del 2019; una campagna molto sanguinosa che, se vinta, avrebbe definitivamente suggellato il suo potere su tutta la Libia. Ma non aveva fatto i conti con la potenza di fuoco della Turchia e con la determinazione di Ankara di tornare ad estendere, ancora una volta, la propria influenza su quella parte di territorio dell’antico impero ottomano che l’Italia le aveva sottratto poco più di 100 anni fa.

Haftar, che ha sempre dichiarato di combattere per voler eliminare milizie e terrorismo jihadista, è sostenuto dall’Egitto, dalla Russia, dagli Emirati Arabi. Francia e Italia sostengono il governo riconosciuto di Tripoli. E comunque è chiaro che sul territorio libico si stanno confrontando due grandi potenze la Russia e la Turchia, con gli Stati Uniti che hanno tenuto per lungo tempo una politica molto ambigua anche se recentemente, di fronte al fatto che i russi hanno inviato una dozzina di aerei da combattimento in Libia, hanno receduto dalla loro iniziale ambiguità per accusare Mosca di voler occupare militarmente la Libia.

Dobbiamo quindi notare che aldilà della lotta fratricida tra due libici di un certo spessore, ma dei quali uno solo è legittimato dalla comunità internazionale, la lotta per l’influenza in Libia ha come obiettivo principale il poter avere la completa disponibilità di quei pozzi di petrolio che sono stati anche la causa, indubbiamente, della fine del regime di Mohammar Gheddafi.

Sembra che per il momento i più interessati siano la Turchia e la Russia. In seconda battuta, la Francia che vuole escludere completamente l’Italia da possibili interferenze. È evidente che Mosca tende ad allargarsi in un territorio dove normalmente la preminenza è stata del mondo occidentale in particolare, com’è il noto dell’Italia che sembra in questo momento avere quasi completamente perduto la partita di una sua presenza di peso in quella regione. Del resto senza una politica estera che abbia spessore e progettualità, non si può pretendere di avere influenza anche su territori sui quali poteva avere una posizione preferenziale.

Ma nulla è semplice in Libia. Mentre stavo scrivendo queste riflessioni, ecco un nuovo cambiamento: questa volta è al Sarraj che non accetta un ‘cessate il fuoco’ e da sabato, giorno dell’annuncio della tregua, ha iniziato una controffensiva sulla Sirte che è indubbiamente una postazione strategica, a 450 km a est di Tripoli. Attaccare, dunque, quelle che vengono considerate dal Governo di Unità Nazionale libico forze ribelli. L’attacco dell’Esercito Nazionale Libico viene attuato da forze aeree per respingere ogni nuovo possibile avanzamento delle truppe di Haftar e farlo restare inchiodato in primis sulle posizioni pre-aprile 2019 e in seguito respingerlo oltre la Sirte, dove si trovano i più importanti pozzi di petrolio libici. Peraltro è da notare che l’esercito nazionale libico ha riconquistato la città strategica di Bani Walid nella parte nord occidentale della Libia.

È indubbio che sul territorio libico ci siano delle forze mercenarie: da parte della Turchia sicuramente, è ormai noto, mercenari siriani. Da parte russa è altrettanto nota la presenza di armamenti e truppe di Mosca tra i cosiddetti ‘ribelli’.

Come ho già avuto modo di scrivere, ritengo che la situazione ormai piuttosto complessa troverà una conclusione solo nel momento in cui Mosca e Ankara si saranno messe d’accordo sulla spartizione delle ricchezze petrolifere libiche, dopo un conflitto armato che in realtà vede le due potenze esterne a pari forza militare, per il momento almeno.

L’Egitto ha bisogno, come la Tunisia, di una Libia con grande stabilità perché i confini sono permeabili in quelle zone e la fuoriuscita di elementi ribelli o comunque civili che fuggono da ostilità, può mettere in discussione anche la stabilità di Tunisi e del Cairo. Non per nulla la Turchia sostiene con la propria politica e con notevoli finanziamenti il partito islamico di Rachid Ghannouchi in Tunisia. L’Egitto invece è tradizionalmente alleato delle potenze occidentali anche se al momento il presidente Al Sisi non goda egli stesso di grande popolarità personale e stabilità governativa. Non bisogna dimenticare comunque che l’Egitto è un grande Paese da sempre considerato il perno centrale dell’Africa mediterranea, con un suo peso politico, anche se ora indebolito, pur sempre importante nella comunità internazionale. Sarà interessante vedere quel che accade sul campo di battaglia nei prossimi giorni anche se la tregua sembra non poter essere attuata.

Personalmente ritengo che l’Italia abbia ormai perduto politicamente la partita libica e non possa far altro che sperare di puntare sul vincitore, che al momento sembra essere chi detiene il potere governativo legittimo.

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