IRAN, FRA NUCLEARE E CRISI INTERNA

IRAN, FRA NUCLEARE E CRISI INTERNA

L’Iran è un punto nevralgico della stabilità mediorientale. La rivoluzione islamica ha fatto i suoi ‘danni’ ma ha anche avuto dei pregi. Dopo 35 anni l’Iran sta tornando ad aver un ruolo preminente nella regione ma la sua stabilità interna è indubbiamente a rischio.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Crisi interna

Dopo due giorni di colloqui a Washington, l’8 maggio è finito l’incontro fra Iran e il Gruppo P5+ 1 che comprende i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU più la Germania. Permangono alcune divergenze. Nonostante i progressi sul reattore nucleare ad acqua pesante di Arak non si è ancora trovata l’intesa sull’arricchimento di uranio.

Su questo punto continua la campagna mediatica di Israele che pretende il divieto assoluto per l’Iran di arricchire l’uranio qualunque accordo fra le parti si possa alla fine raggiungere.

La radicale richiesta israeliana non è ritenuta realistica dal Gruppo di contatto che tende a mediare un compromesso che permetta all’Iran di arricchire l’uranio in quantità tale da non consentire la produzione di testate nucleari. L’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica dell’ONU è incaricata di monitorare il limitato arricchimento.

Hamid Chitchian

Hamid Chitchian

In termini di energia, si rinforza l’asse Russia –Iran. Gli Ayatollah stanno negoziando un contratto nel settore energetico con Mosca che dovrebbe esportare 500Mw di elettricità a Teheran e costruire nel Paese centrali termo e idroelettriche con reti di trasmissione. In merito il Ministro russo dell’Energia Novak ha incontrato a Teheran il suo omologo Hamid Chitchian per discutere i dettagli dell’accordo dal valore complessivo di 8 – 10 miliardi di dollari.

Già a febbraio 2014 Teheran aveva firmato un accordo di 20 miliardi di dollari con Mosca per lo scambio di 500 mila barili di petrolio al giorno per 3 anni in cambio di merci e prodotti industriali russi.

A margine della trattativa, il Ministro iraniano del Petrolio Alì Majidi

si era dichiarato pronto a esportare gas naturale in Europa attraverso la Turchia o rotte alternative.

Gli accordi Mosca – Teheran costituirebbero secondo gli USA una violazione delle sanzioni internazionali imposte all’Iran che ne sarebbe vincolata sino alla firma definitiva dell’intesa sul nucleare.

Sul fronte interno aumentano le polemiche per la riduzione dei sussidi e i tagli alla spesa pubblica imposti dal Presidente Rowani che hanno portato a un aumento del 75% dei prezzi della benzina. Le riforme economiche imposte dal Presidente a febbraio 2014 estendono il numero delle famiglie disagiate con diritto a beni alimentari a prezzi calmierati. Per reperire fondi, la riforma prevede l’aumento per i canoni mensili dell’elettricità e dell’acqua saliti rispettivamente del 24% e del 20% mentre restano altissimi i canoni di affitto e i prezzi delle automobili.

Ali Majidi

Ali Majidi

Situazione che fa aumentare lo scetticismo dei radicali iraniani sulla soluzione pacifica sul contenzioso militare e che consente loro di interferire e ritardare iniziative moderate soprattutto nel sensibile circuito carcerario che rimane un focolaio di crisi.

Il Presidente Rowani non è ancora riuscito a far scarcerare i prigionieri politici Mir Hossein Mussawi e Mehdi Karrubi, quest’ultimo trasferito nella sua abitazione a febbraio ma ancora agli arresti domiciliari.

Mehdi Karrubi

Mehdi Karrubi

Nell’aprile 2014, alcuni detenuti politici nella prigione di Evin sono stati attaccati da 100 agenti della sicurezza che ne hanno ferito trenta, hanno trasferito altrettanti in celle di isolamento e portato quattro in ospedale per le gravi ferite riportate. Nell’assalto motivato da ragioni di sicurezza sono stati trovati alcuni telefoni satellitari e un computer portatile.

I familiari dei detenuti hanno protestato davanti al Parlamento e all’Ufficio del Presidente chiedendo un intervento del Governo anche perché dal 2009 almeno sette prigionieri sono morti nel carcere di Evin. In risposta alle proteste, il portavoce del Sistema Giudiziario ha annunciato l’avvio del processo in contumacia contro alcuni dissidenti delle manifestazioni contro la rielezione dell’ex Presidente Mahmud Ahmedinejad nel 2009.

I conservatori in Iran sono ancora in grado di depotenziare le iniziative di Rafsanjani e del suo pupillo Rowani.

Intesa sul nucleare a rischio?

Dopo i vari incontri che si sono succeduti anche nel mese di aprile, riguardo al nucleare iraniano, un segnale positivo si coglie proprio nel primo contratto che la Boeing firmerà con Teheran dal 1979. La Compagnia statunitense è autorizzata a vendere componenti inerenti alla sicurezza del volo per gli aerei venduti prima del 1979. C’è da ricordare che l’obsolescenza del parco aereo iraniano ha causato negli ultimi 25 anni più di 200 incidenti con un bilancio di oltre 2 mila vittime.

L’autorizzazione proviene dal Dipartimento del Tesoro USA nel quadro dell’accordo temporaneo che prevede l’allentamento delle sanzioni finanziarie e commerciali contro l’Iran che faciliterebbe anche l’accordo sul nucleare.

A livello Regionale permangono le perplessità di Arabia Saudita e Paesi del Golfo nonché di Israele convinti che i moderati iraniani abbiano messo in atto una trappola agli USA per guadagnare tempo nella corsa al nucleare atomico.

Per dare respiro a questo scetticismo, da un lato Israele minaccia iniziative militari unilaterali contro l’Iran e dall’altro i sauditi, con la solidarietà del CCG, nell’ottobre 2013 hanno rifiutato il seggio di membro temporaneo nel C.d.S. ONU in segno di protesta contro la sospensione del previsto attacco alla Siria e l’avvio dei colloqui con l’Iran.

I problemi maggiori sembrano venire questa volta proprio sul piano interno.

L’Iran rimane fermo sul reattore ad acqua di Arak che il P5+1 vuole neutralizzare completamente mentre Teheran lo definisce un impianto a scopi meramente energetico.

Suscita anche perplessità l’accordo commerciale che avrebbero stipulato Iran e Russia per la vendita di greggio che violerebbe l’intesa fra i P5+1 e Iran perché cancellerebbe le sanzioni energetiche ed economiche prima della firma dell’accordo sul nucleare.

Inoltre, nell’attesa del ritiro delle sanzioni da parte della Comunità Internazionale, Teheran tenta di attrarre Banche occidentali per transazioni a scopi umanitari ufficialmente non sanzionate dalle misure contro il nucleare. Ma l’iniziativa non ha ancora riscosso la fiducia di investitori.

Un altro più ambizioso tentativo è quello di aprire un fronte distensivo con la storica nemica, l’Arabia Saudita (v. articolo precedente). Posizione in merito alla quale Rowani ha pubblicamente dichiarato che “l’interazione e la cooperazione fra Teheran e Riyadh porterà senza dubbio benefici e stabilità e alla sicurezza dell’intera Regione”. Senza ricevere peraltro neanche un cenno di risposta dai sauditi.

Ma il problema che potrebbe mettere in forse persino la ripresa dei round negoziali a Vienna è dato dall’inopportuna nomina di Hamid Aboutalebi, vicino al gruppo degli Studenti Islamici che presero in ostaggio 52 americani nell’Ambasciata americana di Teheran nel 1979. L’immediata reazione USA è dello stesso Presidente Obama che ha definito la nomina “estremamente problematica”. Nomina che ha portato gli americani a negare il visto.

In questo caso, sono in pericolo non solo i prossimi colloqui a Vienna ma l’intero Accordo sul nucleare firmato a Ginevra nel febbraio 2014.

La concessione, presumibilmente fatta dal moderato Rowani ai conservatori di Ahmedinejad e alla Guida Suprema Alì Khamenei, sempre più irritato per la lentezza delle procedure per l’annullamento delle sanzioni da parte di USA ed EU, potrebbe segnare la fine dello storico riavvicinamento Iran – USA dopo trentatre anni di conflitti.

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La sede centrale della Banca Melli-e-Iran a Teheran

La sede centrale della Banca Melli-e-Iran a Teheran

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