GLOBAL COMPACT FOR MIGRATION. SPUNTI DI RIFLESSIONI SULLE MIGRAZIONI.

GLOBAL COMPACT FOR MIGRATION. SPUNTI DI RIFLESSIONI SULLE MIGRAZIONI.

migrazioni

Il Global for Migration e il Global Compact for Refugees saranno firmati a Marrakech il prossimo 10 dicembre: un impegno non ‘impegnativo’ per gli Stati appartenenti alle Nazioni Unite (not legally binding)….vediamo quel che accade ora prima di questa firma, sperando che porti poi a una concretezza di azione.

7.000 persone in cammino verso gli USA e aumenteranno nel percorso messicano. 700.000, se non un milione circa, hanno attraversato il Mediterraneo con direzione Europa e continueranno a farlo. Non è un fenomeno ristretto a alcune regioni dl mondo, ma globale e anche le Organizzazioni internazionali se ne sono finalmente accorte, anche se ne discutono dal 2007.

Le migrazioni sono un fenomeno internazionale, parte di una globalizzazione imperante, cioè di un mondo sempre più interdipendente. Dagli Anni ’80 assistiamo alla seconda grande ondata di migrazioni del periodo contemporaneo: come non ricordare i boat-people vietnamiti o quelli cubani verso Miami?

Si stimano 244 milioni migranti internazionali e 740 milioni interni, per un totale di circa un miliardo di persone in movimento, cioè circa il 3.5% della popolazione mondiale si muove e minaccia le identità nazionali. Il Programma N.U. per lo Sviluppo (PNUD), però, sostiene che il movimento è un fattore essenziale dello sviluppo umano, non fosse altro che per gli scambi economici e culturali che comporta.

In questo periodo i flussi migratori si sono regionalizzati in sistemi migratori complessi di arrivi e partenze e i profili dei migranti e dei rifugiati si sono molto differenziati, dando luogo a flussi misti di difficile sistematizzazione.

Un terzo dei flussi è da Sud verso Nord; poi Sud verso Sud e Nord verso Nord; Est verso Ovest e più raramente Ovest verso Est.

Ci sono nuovi poli di partenze dall’India (30 milioni) e dalla Cina (50 milioni) per l’anno 2016,: migranti in transito per lavoro verso i Paesi del Golfo, la costa mediterranea del Nord Africa, per non dimenticare, per quanto riguarda strettamente l’Europa, un altro tipo di migrazione da Nord verso Sud, quella di pensionati in cerca di benessere, sole e più favorevoli politiche fiscali! Ci sono poi quei paesi che finiscono per avere un flusso sedentarizzato quando è troppo difficile varcare l’ulteriore frontiera (v. Libia e Marocco, soprattutto al confine con le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla).

Con i migranti l’ordine politico interno dei paesi d’accoglienza e quello esterno si trovano fortemente interconnessi con i problemi di sicurezza e i rapporti diplomatici, anche perché le migrazioni internazionali erodono due pilastri del sistema della politica interna e internazionale: la sovranità dello Stato e la cittadinanza.

L’immigrazione rimette in causa le frontiere, dappertutto ma soprattutto in Europa. Mette in causa il concetto di cittadinanza quindi contribuisce all’indirizzo della politica interna con il diritto dato ai migranti di votare nel paese d’accoglienza a livello locale ma anche nel loro paese d’origine.  Spesso gli immigrati integrati hanno ormai un doppio passaporto. A questo punto è necessario distinguere tra cittadinanza e nazionalità anche perché si moltiplicano i fenomeni della doppia nazionalità, a volte con notevoli conseguenze economico-politiche.

Il fenomeno migratorio che caratterizza il Mediterraneo dal 2015 in poi, con l’afflusso di migranti in provenienza dal Medio Oriente, rimette in gioco la governancedei flussi migratori, locali, nazionali o regionali e emerge a livello internazionale il diritto di muoversi e quindi di migrare. La diffusione poi del documento di viaggio (passaporto) dà a tutti (o quasi) il diritto di passare la propria frontiera ma non di passarne un’altra senza un visto d’ingresso. La presenza di un documento di viaggio non è dirimente, peraltro, visto che spesso ora viaggiano  senza alcun documento anche per favorire una immigrazione che altrimenti sarebbe respinta. Agli inizi del XXI secolo il fenomeno della migrazione è divenuto mondiale. Sono coinvolti quasi tutti gli stati.

Il concetto di migrante degli inizi del secolo XX non è più valida e e la dicotomia tra migrante per lavoro e rifugiato politico è stata erosa quando i richiedenti asilo anch’essi alla ricerca di un lavoro non rispondono più allo stereotipo del dissidente di Stato. I richiedenti asilo oggi lasciano in massa il paese d’origine: partono per ragioni etniche, religiose o sociali, diverse da quelle dei tempi della guerra fredda.

Nel passato vi sono state migrazioni coloniali, post coloniali, post conflitto, quella antica dei lavoratori ospiti come i turchi in Germania o i messicani in Usa e gli italiani in Belgio: nel secolo XIX e XX sono stati molteplici i fattori che hanno spinto a muoversi dal luogo di origine. Le conseguenze della caduta del Muro di Berlino e dell’implosione dell’URSS non hanno certamente provocato una invasione balcanica in Europa, come si temeva, ma ha permesso a milioni di persone di spostarsi all’interno dell’area di precedente influenza sovietica.

Ora, almeno per quanto riguarda l’Europa, sono state le gravi crisi politiche e le guerre: in Afghanistan, 6 milioni di persone hanno lasciato dalla fine degli Anni 70; Iraq: 3 milioni; Siria: 5 milioni dal 2011. E nessuno di questi territori è stato ancora stabilizzato.

Ma non sottovalutiamo ora anche l’interesse dei paesi ‘esportatori’ di migranti per vantaggi  sicuri come il trasferimento di fondi da parte del migrante integrato che lavora, una esportazione di disoccupazione e soprattutto di contestazioni sociali su altri territori considerati più ricchi. Il trasferimento di fondi rappresenta una manna considerevole (430 miliardi di dollari nel 2017) per i Paesi esportatori di migranti cioè 3 volte tanto gli aiuti pubblici internazionali allo sviluppo (145 miliardi di dollari nel 2017).

La diffusione delle informazioni con radio, internet, telefoni cellulari hanno fatto vedere un mondo diverso di vita e di consumi, fattori ‘immaginari’, sorgenti di odisseedi viaggio pericolose se non mortali. L’assenza di una speranza nell’avvenire se si resta nel posto natio è la molla che spinge: infatti, sempre un numero crescente di giovani si sposta.

In questo quadro ci sono individui e organizzazioni per la migrazione che facilitano la mobilità: legami familiari (rafforzati dalle nuove tecnologie della comunicazione), imprenditori transnazionali di prossimità linguistica, delle reti religiose o associative o i nuovi ‘schiavisti’ che fanno dei passaggi di frontiera la loro risorsa finanziaria principale anche per il susseguente acquisto di droga e armi, a favore possibilmente di uno stato islamico autoproclamatosi; una ricca fonte di autofinanziamento. Si è comunque sviluppata anche una nuova economia ‘di frontiera’ spinta di agenzie di viaggio che propongono varie soluzioni legali o illegali per entrare in un Paese.

Non bisogna dimenticare poi le pratiche di ricongiungimento familiare che permettono di trovare un lavoro in modo più facile che arrivando da soli per lavorare: migrazione familiare.

Allo stato attuale la differenza tra richiedenti asilo per motivi di guerra o persecuzione religiosa o politica e richiedenti asilo x lavoro (detti migranti economici), si è assottigliata fino a rendere difficile la distinzione tra di loro. Si è anche quasi annullata  la differenza tra migranti stanziali e quelli temporali che diventano illegalmente stanziali.

La scolarizzazione degli stanziali di prima e seconda generazione ha mutato il panorama della presenza una volta solo maschile e illetterata. Ora però almeno in Italia la situazione è profondamente cambiata….e si assiste tutti i giorni a una migrazione maschile al 90%, prevalentemente fra i 18 e i 35 anni.

Situazione complessa che richiede numerosi altri approfondimenti. OA seguirà il Global Compact e le sue vicende.

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