HAMAS E DAESH. ALLEANZA IMPOSSIBILE

HAMAS E DAESH. ALLEANZA IMPOSSIBILE

Magdy Mohamed Abdel Ghaffar , il Ministro degli Interni egiziano

Magdy Mohamed Abdel Ghaffar , il Ministro degli Interni egiziano

Un articolo molto interessante sulle differenze religiose e ideologiche tra Hamas e Daesh. Differenze che non sono chiare ai non addetti ai lavori: di seguito alcuni elementi di conoscenza e valutazione.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il 7 marzo scorso, la stampa egiziana ha riferito dell’arresto degli assassini del procuratore generale Hisham Barakat e aggiunto che la Turchia ospita la mente dell’operazione mentre Hamas (Harakat Al Muqawwama al Islamiyya) ha addestrato gli attentatori.

L’accusa è stata ribadita dal Ministro dell’Interno egiziano  Magdy Mohamed Abdel Ghaffar secondo il quale Hamas avrebbe “addestrato” e “preparato” militanti della Fratellanza Musulmana a compiere l’attentato e “supervisionato l’attuazione” dell’attacco che sarebbe stato ordinato da esponenti della Fratellanza fuggiti in Turchia e guidati dal medico Yehia El_Sayed Ibrahim Moussa, imputato in vari processi.

In sintesi, i media egiziani accusano due acerrimi nemici:

  • la Turchia, che aveva appoggiato il presidente Morsi, i Fratelli Musulmani e, insieme al Qatar, Hamas oltre a condannare il colpo di Stato del 3 luglio 2013 dell’attuale presidente Abdel Fattah al-Sisi;
  • e Hamas, costola dei Fratelli Musulmani, dichiarata a febbraio 2015 “gruppo terrorista”.

Il portavoce di Hamas, Salah Bardawi, nega il coinvolgimento del movimento islamico nell’attentato e ne dichiara l’immediata disponibilità anche a presentarsi al processo in Egitto per dimostrare la totale estraneità all’attentato contro il procuratore.

Una settimana dopo, media occidentali diffondono notizie inerenti ad accordi intervenuti tra Hamas e Daesh (Al Dawla al Islamiyya fi Iraq wal Sham), facilitati dall’osmosi di militanti delle due organizzazioni attraverso il corridoio Philadelphia lungo il confine Egitto – Gaza.

L’accordo sarebbe su traffico di armi, movimento di persone, addestramento e assistenza militare in attentati. Non manca la sicurezza israeliana che in più occasioni denuncia la collaborazione fra Daesh e i militanti delle Brigate Ez-Eddin al Qassam di Hamas.

La realtà presenta una narrazione diversa. In primo luogo, è vero che in seno ad Hamas esiste uno scontro fra l’ampia maggioranza guidata dal “premier” Ismail Haniyeh e alcuni esponenti dell’ala militare più rigida riferentisi a Mohammed Deif, sopravvissuto a diversi tentativi di eliminazione da parte di Israele, l’ultimo ad agosto 2014.

Inoltre è anche vero che a Gaza sono presenti jihadisti salafiti in costante lotta con Hamas, che li contrasta senza tregua. Ma se all’ONU nel 2014 il leader israeliano dichiara che “Hamas è ISIS (Islamic State of Iraq and Sham) e l’ISIS è Hamas” in realtà Hamas e Daesh non hanno alcun legame, come è noto a Israele e ai Paesi arabi che etichettano tutti i movimenti islamici come una minaccia esiziale solo per raggiungere i loro scopi. Hamas e Daesh non hanno nulla in comune e da qualche tempo Daesh minaccia Hamas che definisce “apostata”.

Sulla base di ricerche e dell’analisi di Belal Shobaki, entriamo nei dettagli dei fatti lasciando le “elucubrazioni di comodo” ad altri.

Primo: i palestinesi vivono sotto occupazione dal 1948, mentre i miliziani di Daesh si sono imposti nei Paesi arabi con autoritarismo, repressione, divisioni settarie e conflitti religiosi, devastandoli con violenza indiscriminata. Identificare le due entità può giovare non solo a Israele ma anche a livello internazionale.

Infatti, molti media arabi non esitano a presentare Hamas come uno Stato Islamico anche se non c’è alcuno Stato, e media occidentali accettano il parallelo israeliano fra le due formazioni mentre gli stessi regimi arabi – in primis la Palestinian Liberation Organization (PLO) – non sono interessati a difendere Hamas.

Hamas è considerata parte della Fratellanza Musulmana, vissuta dai regimi autoritari arabi come una minaccia, per cui è più facile combattere Hamas ribadendone i legami con Daesh, come fa il regime egiziano, cui conviene utilizzare questa “identificazione” per giustificare l’esclusione dei Fratelli Musulmani dalla sfera politica.

E’ vero che gli eventi occorsi negli ultimi cinque anni in Egitto, unico sbocco per Gaza, inducono Hamas all’”economia dei tunnel”, esponendosi quindi alla narrativa di al-Sisi che l’etichetta come “gruppo terrorista” e collaboratore di Daesh in Sinai.

Ma, tornando ai fatti, come potrebbe Hamas stabilire una relazione con Daesh in Sinai e reprimere allo stesso tempo quelli che ne abbracciano quell’ideologia a Gaza?

E’ possibile che eventuali e saltuari contatti vi siano per sopperire alle necessità di un’enclave assediata da Israele da10 anni e dall’Egitto da tre.

Secondo: Hamas si definisce movimento islamico centrista ed emanazione dei Fratelli Musulmani, dotato di un’autorità giuridico-razionale.

Daesh è l’esatto contrario perché adotta un approccio testuale dei testi islamici rifiutandone l’interpretazione sulla base degli sviluppi contemporanei.

Hamas non prende i testi islamici alla lettera e consente l’ “ijitihad” (interpretazione e uso della ragione).

Per questo, Daesh definisce Hamas e il suo discorso fuorvianti, mentre Hamas condanna le minacce di Daesh, che considera parte della campagna mediatica di delegittimazione in uso a gran parte del mondo e non solo arabo.

Hamas agisce con fermezza nei confronti di tutti i gruppi affini a Daesh da sempre.

Nel 2009, Abdul Latif Musa, leader del gruppo armato Jund Ansar Allah (I soldati di Allah), annuncia la creazione dell’Emirato Islamico di Gaza presso la moschea Ibn Taymiyyah.

Il gruppo, accusato di distruggere locali nella Striscia di Gaza, innesca l’intervento di Hamas le cui forze di sicurezza, affiancate dalle Brigate Al Qassam, circondano la moschea e quando il gruppo rifiuta la resa, ne uccidono tutti i militanti.

Hamas, accusata dell’uso indiscriminato della violenza, giustifica l’operazione sostenendo che gli atti che il gruppo jihadista avrebbe perpetrato sarebbero stati peggiori rispetto a quelli compiuti per eliminare l’estremismo a Gaza.

Terzo: Hamas e Daesh differiscono nella loro visione dello Stato moderno.

Hamas ha sempre interpretato i testi religiosi evolvendo il proprio pensiero e opinioni. Pertanto non si può sostenere che la posizione di Hamas su Stato civile e democrazia sia basato sugli scritti fondativi della Fratellanza Musulmana dalla quale proviene. Hamas, infatti, ha abbracciato nuove convinzioni e accettato la democrazia e il concetto di Stato civile.

Inoltre, anche i Fratelli Musulmani, in gran parte, hanno accettato l’ “interpretazione evolutiva”, che tiene conto dei mutamenti avvenuti sin da prima della presenza dei Fratelli Musulmani.

Negli anni ’50 la Fratellanza Musulmana raggiunge maggiore chiarezza con i numerosi pensatori islamici, come Yusuf al-Qaradawi, il leader tunisino di Ennahda, Rachid Ghannouchi, e il filosofo algerino Malek Bennabi, i quali hanno affermato che Islam e democrazie non sono in contraddizione.

Invece, Daesh ripudia la democrazia e le elezioni, considerate forme di governi di apostati come considera apostati persone e movimenti che vi prendono parte.

Partecipando alle elezioni, Hamas mostra fatti concreti, dà la prova di voler agire in uno Stato moderno e in un sistema democratico. E chiede sia quando vince le elezioni (gennaio 2006) sia dopo la pacificazione con Fatah (aprile 2014) un governo di coalizione includendo partiti laici, di sinistra, cristiani.

Daesh è l’opposto, aggredendo tutte le istituzioni moderne cadute nel suo controllo, rifiutando di riconoscerne i confini e le identità nazionali, gestendo il potere con decisioni individuali e caotiche e contraddice la maggioranza dei testi indiscutibili che figurano nella legislazione islamica.

Non risponde alle condizioni stabilite dal Corano e dalla Sunna (insegnamenti del Profeta) riguardanti le dichiarazioni di guerra, la protezione dei civili e il trattamento dei prigionieri. Impone la “giza” (tassa imposta ai non musulmani) che non dovrebbe essere applicata agli abitanti originari di un luogo anche se non sono di confessione islamica. Attacca luoghi di culto e assalta i fedeli nelle loro case, violando i princìpi coranici e della Sunna.

Quarto: le differenze più profonde fra Hamas e Daesh riguardano le loro posizioni rispetto alle altre religioni.

All’inizio della sua formazione, nel 1988, Hamas pubblica una dichiarazione che descrive il conflitto con un vocabolario religioso, ma a seguito di critiche, mette da parte il documento e non lo considera più un testo di riferimento, come molti leader hanno confermato specificando che Hamas va giudicata in base ai discorsi dei propri leader.

In questo periodo Hamas adotta il seguente verso coranico: “Allah non vi impedisce di non combattere coloro che voi non volete combattere a causa della vostra religione, così come non vi espelle dalle vostre case se sarete giusti con loro e agirete nella giustizia. Infatti, Allah ama coloro che agiscono giustamente”. Verso che suggerisce gentilezza e giustizia.

Diversamente da Daesh, Hamas mette in atto tale pratica, nomina ministri cristiani nel proprio Gabinetto, celebra il Natale insieme ai cristiani palestinesi, invia delegazioni ufficiali in visita durante le festività. Mentre Daesh minaccia chi celebra il Natale in tutto il mondo.

Le violazioni commesse da Hamas a Gaza non possono essere comparate a quanto fa Daesh perché si tratta di errori nella gestione affrettata del suo governo. Infatti, la leadership di Hamas prende posizione contro tali pratiche e condanna persino il ministro dell’interno, Fatai Hammad.

Inoltre, quando alcuni cittadini furono attaccati da gruppi estremisti a Gaza, Hamas e il governo ne tutelarono la sicurezza e punirono gli aggressori, come nel caso del giornalista britannico Ala Johnston, liberato grazie ad Hamas dai suoi rapitori integralisti o come nel caso dell’uccisione dell’italiano Vittorio Arrigoni.

La posizione del movimento nei confronti degli sciiti è simile a quella adottata per i cristiani e non li denunzia come apostati. E quando i rapporti con l’Iran divennero problematici all’inizio della crisi siriana, il disaccordo era di natura politica e non dottrinale.

Al contrario, Daesh ritiene apostati sciiti e anche i sunniti che sposano un’ideologia differente.

Anche il trattamento delle due organizzazioni con i nemici è diverso.

Per Hamas il nemico è l’occupazione israeliana, mentre Daesh considera chiunque un nemico e si vanta dei numerosi crimini contro l’umanità nel trattamento riservato ai prigionieri e ai civili sotto il proprio governo.

Da un lato c’è la brutalità di Daesh e dall’altro il trattamento che Hamas riserva al soldato Gilad Shalit durante la sua lunga prigionia, come ha osservato pure un giornale che non può considerarsi filo-palestinese, il “Jerusalem Post”.

Eppure, Hamas e Daesh figurano sulla lista delle organizzazioni terroristiche in molti Paesi membri dell’Unione Europea, e degli Stati Uniti.

Resta una profonda differenza.

L’inserimento di Hamas nell’elenco è motivato da ragioni politiche: a differenza di Daesh, Hamas non ha mai preso di mira – né invitato a farlo – altre entità se non lo Stato israeliano.

Hamas figura in quella lista dopo l’11 settembre, anche se nulla aveva a che fare con gli attentati.

La natura prettamente politica della demonizzazione di Hamas è sottolineata dal fatto che la Corte Generale dell’U.E. il 17 dicembre 2015 ha deciso di esercitare pressioni per espungere il movimento da quell’elenco, motivando la richiesta che l’iniziativa del 2003 era basata su report mediatici più che su prove concrete. Comunque, molti politici europei e americani hanno incontrato leader di Hamas in più di un’occasione. Tra di loro vi sono europarlamentari e l’ex presidente Jimmi Carter che ha incontrato Ismail Haniyeh a Gaza nel 2009 e Khaled Meshaal al Cairo nel 2012.

Le differenze non sono sottili…affatto!

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Salah Bardawi, il portavoce di Hamas

Salah Bardawi, il portavoce di Hamas

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