Kazakhstan: un elemento importante nella geopolitica dell’Asia centrale. Riflessioni in margine a una guida per gli operatori italiani.

Kazakhstan: un elemento importante nella geopolitica dell’Asia centrale. Riflessioni in margine a una guida per gli operatori italiani.

 

Il Presidente del Kazakhstan

Il Presidente del Kazakhstan

E’ un territorio poco conosciuto dalla maggioranza dei cittadini italiani, non certo da quegli imprenditori italiani che da tempo operano con soddisfazione e profitti con il Kazakhstan…o Terra dei Kazakhi. Stato di vasta estensione, il più esteso dell’Asia, ha una economia in piena espansione, trainata da una imponente presenza di idrocarburi e di uranio, essendone il primo produttore mondiale. Non si può inoltre dimenticare che è abitato da una popolazione relativamente bassa rispetto all’estensione totale del Paese: 17 milioni di abitanti con ben130 nazionalità diverse e 16 confessioni religiose, tutte riconosciute ufficialmente.

Una visione aerea di Astana

Una visione aerea di Astana

E’ una di quelle repubbliche appartenenti all’URSS che è arrivata alla ribalta della politica mondiale quando l’Unione Sovietica si è sciolta per implosione: in teoria era una repubblica indipendente nell’ambito dell’Unione ma senza possibilità reale di avere la sua politica estera e un suo sviluppo indipendente.

Attualmente sta avendo una crescita impensabile per gli stati europei: il suo PIL negli anni prima della crisi mondiale arrivò fino all’11% annuo, per scendere a ‘solo’ un7% successivamente. Sembra però, che stando a quanto assicurato dall’ambasciatore Yelemessov in un recente convegno a Roma, la crisi non abbia molto influito sull’andamento generale dell’economia kazaka.

Dopo il 1991, il Kazakhstan, che con la sua vasta estensione si presenta come un vero ponte geografico e culturale tra Europa e Asia, è riuscito in un tempo relativamente breve a imporsi all’attenzione e all’economia mondiale, tanto da risultare scelto come sede per l’Esposizione Mondiale del 2017, quindi subito dopo quella di Milano del 2015.

Infatti, tutti gli analisti geopolitici hanno rilevato come la politica estera di Astana (la nuova capitale dello Stato sviluppata in pochissimi anni al posto della tradizionale affascinante Almaty), realizzata accanto a quella energetica, abbia contribuito moltissimo alla strategia dello sviluppo interno, al consolidamento della propria sovranità (che durante il periodo dell’Unione era solo formale e non reale) e all’emergere nel quadro mondiale oltre che regionale, come una potenza con la quale si devono fare i conti nelle strategie internazionali.

Scrive lo studioso Alessandro Lundini [i] che la politica estera kazaka assume contorni molto chiari: non segue linee ideologiche ma si caratterizza con il suo pragmatismo , in base al principio per cui prima viene l’economia, poi la politica…

Sembra chiaro che il governo di Astana persegua tre interessi nazionali prioritari: difesa e asserzione della propria riconquistata sovranità, difesa della propria integrità territoriale e sviluppo economico che continui a garantire allo Stato i primi due obbiettivo.

Indubbiamente la Federazione Russa è un partner privilegiato (ne condivide un confine lungo 7.591 km) e non potrebbe essere altrimenti: la firma nel 2014 del Trattato di Istituzione dell’Unione Economica Euroasiatica dimostra questa tendenza ma anche l’interesse che i governi europei e quello di Astana hanno in una reciproca cooperazione, forse soprattutto gli europei.

Da non dimenticare le altre caratteristiche geografiche del Kazakhstan: il confine con la Cina è di ‘soli’ 1.782 km e questo particolare comporta che le relazioni con il variegato mondi cinese siano di importanza sempre più cogente soprattutto considerando che la Cina è uno dei giganti economici mondiali.

Da non sottovalutare lo sviluppo costiero kazako sul Mar Caspio. Nel momento in cui le repubbliche transcaucasiche divennero indipendenti (1991), il petrolio del Caspio era solamente il 3% della produzione mondiale. In quel periodo, mentre l’Azerbaidjan era il principale attore per quanto riguardava lo sfruttamento del petrolio, il Turkmenistan invece lo era per la produzione del gas che rappresentava nel 1990 il 10.7% della produzione totale dell’URSS.

Quando le repubbliche ex-sovietiche divennero soggetti indipendenti di rilevanza internazionale, le compagnie occidentali, sempre in cerca di nuove regioni da monopolizzare per avere comunque risorse alternative a quelle del Medio Oriente, hanno rinnovato il loro interesse per quella zona, e, tra le prime, l’Italia: è indubbio che il controllo sugli oleodotti e gasdotti costituirà il fattore di influenza geopolitica più importante nell’Asia centrale e nella regione transcaucasica.

Fino al 1989 lo sfruttamento del Mar Caspio è monopolizzato da Mosca e da Teheran che avevano stretto forti accordi bilaterali, nonostante le divergenze politiche e ideologiche, in quanto consideravano quel Mare loro proprietà esclusiva. In effetti, lo statuto giuridico del Caspio era regolato dai seguenti trattati principali: uno di cooperazione e amicizia del 1921; uno, commerciale e di stabilimento del 1935 che era stato sostituito in parte nel marzo del 1940 con uno che regolava commercio e navigazione. Gli accordi citati contemplavano soprattutto le modalità di sfruttamento delle risorse, senza peraltro delimitare le frontiere marittime, in quanto non necessario.

Con lo sfaldamento dell’URSS e con l’emergere nella politica internazionale delle repubbliche ex-sovietiche, gli stati rivieraschi titolari di diritti di sovranità sulle acquee sui fondali da due passarono a cinque: si è imposta allora la definizione di un nuovo statuto giuridico internazionale per regolamentare l’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse. Ma l’accordo stenta tuttora ad essere raggiunto perché si tratta di una delle divisioni più difficili delle risorse da sfruttare, considerata la valenza ormai strategica del Caspio nel settore degli idrocarburi.

Il Caspio e i Paesi rivieraschi

Il Caspio e i Paesi rivieraschi

Il problema maggiore che riguarda quel Mare è il non sapere ancora esattamente l’ordine di grandezza delle riserve ma è importante comprendere quali potenze e quali compagnie petrolifere riusciranno ad avere il monopolio dello sfruttamento e in quali stati rivieraschi e come si svilupperà la battaglia degli oleodotti e dei gasdotti. Infatti, con la fine dell’Unione Sovietica, gli stati dell’Asia Centrale in particolare il Kazakhstan e il Turkmenistan, l’Azerbaidjan e in minor misura l’Uzbechistan, hanno bisogno di far arrivare la loro produzione ai mercati internazionali e in questa esigenza la regione del Caspio assume una grande valenza geopolitica perché è su quel territorio che devono passare le nuove vie della seta. I tracciati dei gasdotti e degli oleodotti non sono solo opere d’ingegneria, ma rappresentano soprattutto il frutto di accordi e di alleanze politiche, cioè divengono anch’essi chiavi di lettura della struttura politica regionale. L’attuale situazione di difficoltà dell’Europa con la Russia di Vladimir Putin a causa della questione ucraina sta rallentando questo settore vitale, con nocumento maggiore per l’Europa, soprattutto.

Sarebbe interessante studiare i vari tracciati proposti dalle potenze interessate e dagli stati rivieraschi, per comprendere come è lunga e difficile la battaglia degli oleodotti e gasdotti, sperando che le uniche armi usate siano introspezioni geologiche, analisi computerizzate, accordi bi o multilaterali. Vi sono già sufficienti focolai di instabilità in Asia Centrale e Medio Oriente, per aggravarne di potenziali. Il Kazakhistan è territorio con una notevole stabilità politica e occorre all’Europa che mantenga questa stabilità per tutto l’equilibrio della regione centro-asiatica.

[i] Le grandi opportunità del Kazakhstan. Una guida per gli operatori italiani, Quaderno della Rivista ‘Geopolitica’, 2015, p. 26.

©www.osservatorioanalitico.com – Riproduzione riservata

Per chi volesse approfondire l’argomento, il Quaderno della Rivista ‘Geopolitica’, Le grandi opportunità del Kazakhstan. Una guida per gli operatori italiani può dare interessanti informazioni.Si tratta di uno studio con la partecipazione di vari analisti, promosso dall’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) di Roma.

IL volume 'Le grandi ' opportunità del Kazakhstan', Quaderni della rivista Geopolitica, vol.IV, 2015

Il volume ‘Le grandi ‘ opportunità del Kazakhstan’, Quaderni della rivista Geopolitica, vol.IV, 2015

Comments are closed.