EGITTO. ELEZIONI PRESIDENZIALI

EGITTO. ELEZIONI PRESIDENZIALI

Al Sisi vincerà le elezioni presidenziali nel solco della tradizione storica egiziana, dopo la caduta della monarchia e il colpo di Stato di Neguib.  Una previsione: un plebiscito di consensi…

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Al-Sisi e Morsi

Al-Sisi e Morsi

26 e 27 maggio: si stanno svolgendo in Egitto le elezioni presidenziali decise dai militari dopo il colpo di Stato del 3 luglio 2013 contro il Presidente Morsi e l’intera leadership dei Fratelli Musulmani. Ne è candidato favorito Abdel Fattah Sisi, già Ministro della Difesa e Generale Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, che ha gestito la deposizione di Morsi e si è candidato nel marzo 2014 dopo aver presentato le dimissioni.

L’altro aspetto singolare di queste elezioni è che vi è un unico rivale, il nasserista Hamdin Shabbahi, che ottenne a sorpresa il terzo posto dopo Morsi e Ahmed Shafic nelle elezioni democratiche del 2012.

Il candidato Al Sisi conta sull’appoggio di numerose formazioni con differenti matrici. E’ sostenuto da movimenti autodefinitisi progressisti come i Tamarrod che hanno iniziato le dimostrazioni contro Morsi nel 2013 e pur tra le divisioni interne non reagiscono alla brutale repressione in atto nel Paese.

Al Sisi è votato anche dai salafiti di Al – Nour che hanno governato l’Egitto con Morsi per poi appoggiarne l’arresto, trarre vantaggio dalla eliminazione dei Fratelli Musulmani ed essere esclusi dalla feroce repressione dei militari. Il maggior bacino elettorale dell’ex generale è quello dei settori industriale ed economico i cui dirigenti sono per la maggioranza alti ufficiali dell’Esercito. Inoltre, la rete di sostegno è formata da esponenti di grande rilevanza politica e mediatica indicati di seguito: l’uomo d’affari Naguin Sawaris, di religione copta e capo del Free Egyptian Party, in sorprendente sintonia con il Tagamoa Party, già storico partito di sinistra e pronto a sostenere la repressione del complotto che sarebbe stato ordito da Morsi e dai Fratelli Musulmani; l’ex diplomatico e capo della Lega Araba Amr Moussa che si è dotato del neo nato gruppo Conference Party; il più antico gruppo liberale del Paese, il Wafd Party.

Un paradosso è fornito dal Nasserist Party che, con una imbarazzante svolta, non si schiera con il suo ex leader Sabbahi ma a favore dell’ex Ministro della Difesa. Vero è che Sabbahi lasciò il partito per formare un suo gruppo, Kamara Party, ma in linea coerente con il nasserismo. Dopo il rifiuto dell’ex candidato presidente del 2012, Mohamed al Baradei, Premio Nobel per la Pace e Segretario Generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, Shabbani ha a favore pochi partiti tra i quali molti indecisi fra voto e boicottaggio.

Oltre al Karama Party e al suo altro gruppo Egyptian Popular Current, si schiera al fianco di Al Sisi il Costitutional Party di El Baradei, anche se non compatto con previsione di un 40% di voti assorbito dall’astensionismo (30%).

Mohammed Al Baradei

Mohammed Al Baradei

In forse è l’appoggio dell’Alleanza Socialista Popolare e dei Socialisti Rivoluzionari per la posizione assunta in merito alla repressione giudicata troppo arrendevole. Infine, lo sostiene lo scienziato Amr Hamzawy con il suo Egypt Freedom Party.

Il blocco del boicottaggio indicato è piuttosto sostenuto. Si è espresso chiaramente per l’astensione lo Strong Party di Moneim Abl Fothoh, candidato alle presidenziali del 2012 dopo essere uscito l’anno prima dai Fratelli Musulmani e avvicinarsi ai giovani islamisti della Tyar Marsi.

Altrettanto chiara è l’astensione dell’Alleanza Nazionale per la Legittimità formata dalla residuale area dei Fratelli Musulmani che ritengono le elezioni una farsa dopo il colpo di Stato che non intendono riconoscere.

Non voteranno il Movimento 6 Aprile, da tempo censurato da Al Sisi, e l’ala distaccata del Fronte Democratico 6 Aprile.

Fra gli astensionisti rientrerebbero anche l’ Egyptian Social Democratic Party e il The Way of Revolution Front, accreditati di pochi voti.

E’ molto probabile che il candidato Abdel Fattah Sisi vinca le elezioni senza dover ricorrere al ballottaggio.

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