IRAQ. LA GUERRA DELLE BOMBE E DELL’ACQUA. Idropolitica…?

IRAQ. LA GUERRA DELLE BOMBE E DELL’ACQUA. Idropolitica…?

 Il bilancio dell’Occidente relativamente all’Iraq non sembra positivo. Anche gli USA si sono resi conto che l’intervento delle potenze occidentale non ha avuto il risultato auspicato. E ancora una volta l’acqua assume una valenza strategica. Non è elemento geopolitico nuovo….

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il 10 aprile è stato l’anniversario della caduta di Baghdad nella guerra anglo-americana contro il dittatore Saddam Hussein.

Saddam Hussein

Saddam Hussein

Caduta che venne salutata anche da una parte della popolazione che si affrettò ad abbattere la statua del leader nella convinzione che l’occupazione non sarebbe durata a lungo visto che la capitale era stata espugnata in soli 20 giorni dall’inizio della guerra il 20 marzo 2003. Baghdad per un giorno fu in festa.

Quest’anno tredici autobombe hanno squassato la città devastandola con una raffica di attentati soprattutto nelle zone sciite con un bilancio di oltre quaranta morti e più di settanta feriti.

Al Anbar è dal dicembre 2013 nelle mani dei jihadisti dell’Islamic State of Iraq and Sham che si definiscono qaedisti anche dopo che il leader di Al Qaeda, il medico egiziano Ayman Al Zawahiri, li ha espulsi accusandoli di perseguire una linea incompatibile con la strategia dell’Organizzazione.

Oggi Al Anbar conta 400 mila persone fuggite dalle case e un elevato numero di vittime che dall’inizio dell’anno 2014 sono oltre 2.400. Ad Al Anbar sarà impossibile votare il 30 aprile per le elezioni politiche e presidenziali, come si è affrettata a decretare la Commissione elettorale dopo che l’8 aprile l’Esercito governativo ha ucciso venticinque combattenti di ISIS.

La guerra a guida USA lascia un Paese con problemi enormi: mancano luce ed acqua nella gran parte del territorio; il numero dei disoccupati è altissimo con punte che superano il 50% dei cittadini; una corruzione pervasiva occupa tutti i settori delle strutture pubbliche e private.
Problemi a fronte dei quali il Premier Nouri Al Maliki

Nour al Maliki

Nour al Maliki

che corre per il terzo mandato non ha mai percorso la via del dialogo con i sunniti e, al contrario, continua con la politica dello scontro e non solo armato.

Il Primo Ministro ha eliminato con leggi ad hoc i candidati sunniti del Partito Baath sospettati di aver avuto rapporti con il regime di Saddam Hussein e anche i suoi oppositori come l’ex Ministro delle Finanze Rafa al Issawi. Quasi perseguendo il progetto che determina la divisione e la frammentazione su base settaria, etnica e nazionale ideato nella metà del 1900 dallo storico arabista e orientalista britannico Bernard Lewis.

La guerra civile in Iraq non ha mai sosta ed elabora strategie punitive per gli incolpevoli civili. Il giorno dopo l’anniversario della conquista di Baghdad il vice Premier Saleh al-Mutlaq sfugge a un attentato mentre viaggia con un convoglio di auto a Ovest della capitale.

Mentre il corteo di veicoli si dirige verso la prigione di Abu Ghraib, militanti travisati da soldati si avvicinano e aprono il fuoco dando avvio a uno scontro nel corso del quale un parlamentare e tre guardie del corpo rimangono ferite. Gli assalitori riescono a fuggire.

Saleh al Muqtal, rimasto illeso, era in viaggio per ispezionare la zona dove un nucleo di militanti di ISIS ha manomesso la diga dalla quale dipende l’approvvigionamento idrico ed elettrico dell’area.

I jihadisti di ISIS hanno preso il controllo della diga a Ovest di Al Anbar che permette la distribuzione delle acque del fiume Eufrate nella stessa provincia a soli 5 km da Falluja, occupata da ISIS dal dicembre 2013.

Da una settimana i ribelli hanno chiuso otto dei dieci scarichi della diga abbassandone il livello dell’acqua destinata alle province del Sud dove il fiume termina la sua corsa. Per evitare che l’eccessivo accumulo dell’acqua provochi l’allagamento della capitale, i militanti hanno, per il momento, aperto cinque scarichi, pronti a richiuderli in caso di attacco da parte dell’Esercito governativo.

L’obiettivo dell’ISIS è quello di costringere l’Esercito ad abbandonare l’assedio a Falluja e ad Al Anbar. Intanto molte famiglie sono costrette a lasciare le abitazioni per la mancanza di acqua ed elettricità. La chiusura anche parziale della diga ha già provocato all’impianto elettrico Mussayab che rifornisce le città a Sud di Baghdad il crollo della potenza scesa da 170 a soli 90 megawatt.

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