Who is the spy? Breve commento al mondo dello spionaggio tra storia, miti e leggende.2.

La seconda puntata di Who is the spy? La prima è stata pubblicata il 3 aprile (v. il link alla fine dell’articolo). L’addestramento di una spia in Russia …come appare dalle ricerche e studi fatti.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

James Craig

James Craig

Sembrerebbe che il lavoro della spia sia prevalentemente fatto o in biblioteca o comunque in giro a passeggio cercando di reperire informazioni per apparente casualità. In parte questo è vero, l’intelligence è affascinante perché approccia tutti gli ambiti del sapere umano e non si deve essere per forza dei seduttori o degli Ethan Hunt che si lanciano da grattacieli in incredibili acrobazie all’ultimo respiro. La spia non fa queste cose. E’ di certo una persona con una preparazione culturale superiore alla media comune, soprattutto per ciò che riguarda l’ambito operativo, con un addestramento che a volte può durare anche anni, ma è prevalentemente una persona che tiene un basso profilo. La missione primaria della spia è di raccogliere informazioni e investigare in anonimato perché, se scoperta, viene messa nell’impossibilità di operare e quindi fallisce il suo compito principale. Dimentichiamoci quindi fughe all’ultimo respiro con esplosioni e quant’altro ci abbia abituato il cinema d’azione, anche se a volte non tutto va come dovrebbe ed anche il miglior piano ha bisogno della sua dose d’improvvisazione. Questo non toglie che ci siano degli aspetti particolari e interessanti che fanno di questo mestiere uno dei più affascinanti. Esistono, infatti, nelle varie agenzie delle categorie di operativi molto particolari, che sono più assimilabili per le loro caratteristiche alle forze speciali che alla figura della spia in seè. Della sinergia tra forze speciali e intelligence se ne potrebbe parlare a lungo ma non è questo il luogo. Un aspetto sul quale si può fare chiarezza, grazie ad un’ingente quantità di fonti rese pubbliche dopo il crollo dell’URSS, è il ruolo e il tipo di formazione degli operativi appartenenti all’unità Alfa dell’ex KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, Comitato per la sicurezza dello Stato). Questo gruppo operativo è  confluito nell’attuale direttorato per le operazioni speciali dell’FSB (Federal’naja služba bezopasnosti Rossijskoj Federacii) ed è il referente per compiti riguardanti l’antiterrorismo e le covert operation.

L’unità Alfa del KGB trae le sue origini diversamente dalla maggior parte delle forze speciali del resto del mondo direttamente dai servizi segreti.  Esattamente affonda le sue radici  nella creazione della famosa Ceka (чрезвычайная комиссия, črezvyčajnaja komissija, Commissione straordinaria di tutte le Russie per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio) il 20 dicembre 1917. Lo stesso Stalin utilizzo delle unità speciali per compiere omicidi all’estero, come dimostrato dall’assassinio Trotsky in Messico. Queste forze servirono anche all’eliminazione degli avversari interni. Nel 1936, la Ceka creò un direttorato per le attività speciali per gli assassini e i rapimenti al di fuori del territorio Sovietico. Tuttavia, una sezione simile era stata concepita già a metà del 1919. La Ceka, infatti, aveva già creato delle prime unità speciali, i Chons (chasti osobogo naznacheniya), più tardi conosciuti come GPU, formata dall’élite della Divisione Dzerzhinsky. Con il disfacimento del NKVD (Narodnyj komissariat vnutrennich), questa sezione venne sistemata presso il ministero dell’interno MVD (Ministerstvo Vnutrennich Del). Nel giugno del 1941, con l’invasione dell’Unione Sovietica da parte dei Nazisti, un grande numero di guardie di frontiera dell’NKVD combatterono contro i tedeschi. Queste truppe costituirono le prime unità partigiane operanti dietro le linee nemiche. Conscio di tale situazione, il Servizio Segreto Russo avviò un programma formazione di queste unità speciali partigiane a Tiflis: il codice identificativo del programma era costituito dal “00”. Le guardie di frontiera NKVD formarono, pertanto, il primo vero nucleo speciale dell’NKVD. Queste unità operative speciali furono chiamate Istrebitel’nye Batal’ony (Battaglioni di Distruzione) e operarono in missioni di sabotaggio dietro le linee tedesche. Presto le forze speciali dell’NKVD arrivarono a circa 15 divisioni, le quali erano impegnate a combattere anche presso la linea del fronte. La storia di questi battaglioni è però legata anche ad atti criminosi. Suddette unità furono impiegate, infatti, per punire le popolazioni che avevano collaborato con i Tedeschi.

un 'simpatico' occhiale da vista....

un ‘simpatico’ occhiale da vista….

Con la fine della seconda guerra mondiale, l’NKVD possedeva 53 Divisioni 28 delle quali specializzate  in azioni di sabotaggio oltre le linee nemiche. Queste unità specializzate in antiguerriglia vennero ulteriormente utilizzate in Ucraina e nel Baltico per effettuare operazioni di “pulizia etnica”, deportazioni e assassini  di intere comunità la cui fedeltà al Partito Comunista  non sembrava essere incondizionata.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’agenzia Sovietica aveva creato anche una brigata per operazioni speciali dal nome in codice OMSBON (Otdelnyei motostrelkovye brigady osobnnogo naznacheniya, brigata motorizzata indipendente per operazioni speciali). I membri di questa unità non erano chiamati Spetsnaz (traslitterazione dal cirillico di спецназ) ma Osnaz (abbreviazione per le Osobogo nazrwcheniya). Il termine Osnaz era utilizzato per designare un’unità speciale con una forte connotazione politica (similarmente a quelle operanti per il KGB, MVD). Successivamente anche il termine Spetsnaz sarebbe stato utilizzato per designare un gruppo tattico o strategico di personale politicamente affidabile. Durante l’epoca dell’NKVD gli Osnaz erano pertanto  politicamente superiori al ruolo degli Spetsnaz. Le missioni degli OMSBON si concentravano quasi totalmente dietro le linee tedesche. Durante la guerra, infatti, l’Unione Sovietica effettuò lanci per almeno 212 unità, per un totale di oltre 7.000 uomini. Gli Osnaz costituivano una forza speciale a dir poco particolare, essi operavano con il chiaro intento di fare pulizia non solo nei confronti dei tedeschi, ma anche degli atri gruppi di resistenza che non avevano una connotazione comunista. Le unità dell’OMSBON vantavano da sole il triste primato di più di 140.000 uccisioni confermate. L’NKVD sembrava agire in maniera totalmente distaccata rispetto alle altre forze armate sovietiche. Durante la guerra disseminò una miriade di squadre di Osnaz in Norvegia settentrionale molte delle quali si trovarono in aperta opposizione con i gruppi degli Spetsnaz gestiti dalla Marina sovietica. Tutte le forze armate russe, infatti, avevano al contempo creato delle proprie squadre di Spetsnaz e Razvedchi (scout esploratori) per la raccolta d’informazioni, penetrando dietro le linee nemiche, operando intercettazioni delle comunicazioni, interrogatori di prigionieri e assassinii di alti ufficiali.

Nel mondo sovietico l’esigenza dello stato contava più del singolo. Pertanto ogni cittadino del Paese, fosse maschio o femmina, assumeva il valore di una risorsa impiegabile al fine della vittoria contro i nemici capitalisti.  Il percorso della recluta sovietica media cominciava fin da giovanissimo. Il bambino inserito era inserito in divisioni speciale all’interno del GRU, MVD o KGB grazie alla sua formazione premilitare, che iniziava all’età di 10 anni ed era inserita nei programmi della scuola dell’obbligo. Questo avveniva grazie ad un programma promosso dal Ministero della Difesa chiamato GTO (Gotov k Trudei Oborone, Programma per la preparazione al lavoro e alla difesa dell’Unione Sovietica). Il programma mirava alla creazione e al mantenimento di un elevato standard d’idoneità fisica per i maschi e le femmine. Questo avveniva sotto la supervisione e il controllo del Ministero Difesa Sovietico. Un preliminare addestramento militare, era stabilito non solo nelle scuole, ma anche nelle fabbriche, fattorie collettive e comprendeva il richiamo al servizio fino all’età di 60 anni, logicamente con compiti molto differenziati a seconda dell’età. Il programma GTO si suddivideva in tre sottoprogrammi che furono introdotti nel 1967 quando il servizio di leva  è stato ridotto da tre a due anni. Questo nella speranza che una parte del tempo perso dal soggetto per il servizio militare si sarebbe recuperato durante la preparazione scolastica.  L’obiettivo finale era quello di preparare i ragazzi per il servizio di leva con le forze di difesa interna, o elementi da inserire nel KGB.

Il programma era modulato per fasce di età, andando di volta in volta a implementare le funzionalità più utili al reclutamento militare ed all’inserimento nei sistemi informativi. Dai 10 ai 13 anni venivano svolte attività atte a mettere in evidenza il coraggio e l’abilità. La seconda fase che andava dai 14 ai 15 anni era costituita principalmente dallo sviluppo delle capacità fisiche tramite la pratica di sport utili all’affinamento di capacità ginniche come la resistenza, equilibrio. Nell’ultima fase del programma che si protraeva dai 16 ai 18 anni veniva stimolato nuovamente il coraggio unito allo sviluppo della forza ed aggressività (soprattutto la forza di volontà utile ad affrontare situazione con forti stress emotivi). A questo programma erano aggiunte dagli istruttori GTO ulteriori 80 ore di un intenso corso di formazione sull’utilizzo di apparecchiature utili alla difesa da contaminazione nucleare, biologica, chimica e radiologica. Il tutto coadiuvato da marce forzate, arti marziali, gare di sci di fondo e di orienteering (disciplina che consiste nell’effettuare un percorso predefinito caratterizzato da punti di controllo chiamati “lanterne” con l’aiuto esclusivo di una bussola e di una cartina topografica che contiene particolari del luogo da percorrere). Oltre al programma GTO obbligatorio per tutti, esisteva anche un programma militare volontario gestito dal DOSAAF (Добровольное Общество Содействия Армии, Авиации и Флоту,Dobrovol’ noe Obshchestro Sodeistriya Armii, Aviatsii i Flotu, Associazione volontaria per la cooperazione con l’esercito, aereonautica e la marina) sotto il diretto controllo del Ministero della Difesa. Dall’età 14 anni, i ragazzini più capaci potevano iniziare questo tipo di addestramento più specifico alle attività tecnico militari che intendeva fornire  al candidato competenze di leadership atte allo lo sviluppo di capacità militari più specialistiche. Durante questo periodo di formazione il ragazzo era addestrato ai lanci con il paracadute e al pilotaggio. La formazione di base comprendeva un minimo di 140 ore da svolgersi in più campi di addestramento per un periodo di due anni. I giovani potevano infine conseguire la qualifica di piloti o paracadutisti. Al ragazzo venivano forniti i materiali per lo studio di tutti i principali sistemi d’arma sovietici dal fucile AK-74 al BMD–1 il tutto pubblicato dal DOSAAF. Inoltre era fornito agli adolescenti il Kniga Yunnogo Armeetsa, un manuale del giovane soldato pubblicato nel 1989 dal DOSAAF e destinato ai ragazzi della fascia dai 14-17. Nel manualetto erano inserite le descrizioni per un approntamento veloce di un telefono da campo, le nozioni per la sopravvivenza di base, comprendenti navigazione: con la bussola, sole, stelle e cielo coperto oltre ad altre competenze utili allo sviluppo di capacità militari.

una penna con telecamera incorporata

una penna con telecamera incorporata

Lo sviluppo delle sole competenze fisiche e militari però non è era considerato sufficiente se si doveva preparare un soggetto a lavorare e ricoprire ruoli speciali, dove l’utilizzo di queste capacità deve essere messo al servizio di un’ideologia. Per questo motivo il PCUS (Partito Comunista Sovietico) durante tutta la fase dell’addestramento paramilitare utilizzava forme di indottrinamento ai valori del comunismo cercando di screditare agli occhi del soggetto gli elementi di forza della società capitalista. Innanzi tutto il partito. L’affiliazione era d’obbligo se si voleva entrare a far parte di determinate strutture. L’adesione all’ideologia comunista era costruita fin dalla giovane età. I ragazzi, a partire dall’età di 15 anni, potevano iscriversi al VLKSM (Vsesoyuzny Leninsky Kommunistichesky Soyuz Molodyozhi) un’organizzazione di partito dedicata ai giovani molto simile a quella degli scout. Questa era strutturata similarmente all’esercito e con il passare degli anni e l’acquisizione di competenze ci si elevava di grado. Durante gli orari di frequenza si compievano attività: di protezione civile, primo soccorso e di disciplina militare. Venivano effettuati veri e propri war games annuali durante i quali si arrivava a gestire armi e conoscere veicoli militari il tutto con un forte indottrinamento politico. Giunti al ventinovesimo anno di età, ormai uomini, i soggetti erano pronti per poter entrare a tutti gli effetti nel PCUS.

Ogni anno, da gennaio a marzo, tutti i giovani che avevano compiuto 17 anni erano tenuti a registrarsi nelle liste per la coscrizione al loro commissariato militare locale. Questo motivo agevolava il lavoro dell’MVD, del KGB e del DOSAAF, che in questo modo grazie ai contatti con le loro scuole aveva la possibilità di raccogliere in dossier specifici informazioni sui giovani. I file contenevano informazioni sulla loro istruzione ed i progressi su: leadership, competenze, ambienti familiari, origini etniche, idee politiche, abilità speciali e aspirazioni di carriera. E’ attraverso questa documentazione che i comitati speciali (Spetskomy) del GRU, dell’MVD e del KGB provvedevano a un primo vaglio per un ipotetico reclutamento presso le agenzie informative.

Gli standard di selezioni si indirizzavano preferibilmente su individui capaci, ma con una mentalità semplice ed equilibrata, per lo più provenienti da aziende agricole o piccole città della Russia piuttosto che dalle minoranze etniche. Vi era una predilezione particolare per chi aveva compiuto la formazione DOSAAF  cioè  i volontari con la formazione all’uso del paracadute e generalmente con circa 10 anni di istruzione secondaria (Gli intellettuali di norma non erano ammessi, ma venivano compiute eccezioni se questi erano in possesso di una buona salute e di particolari doti fisiche quali resistenza e velocità). Il peso doveva essere tra 58 e  gli 81 kg, con un’altezza minima di 158 cm. All’atto della registrazione il giovane era assolutamente ignaro del fatto che le agenzie di informazioni stavano valutando la sua idoneità per entrare a far parte di unità particolari.

Una volta selezionato la giovane recluta raggiungeva il reparto di destinazione, ma non conosceva la sua vera mansione. Era l’ufficiale politico o zampolit a informarlo in merito ai suoi nuovi compiti e indipendentemente dal fatto che il candidato fosse destinato a unità speciali o convenzionali veniva comunque sottoposto ad ulteriori prove di idoneità fisica.

Gli Alfa e le odierne forze speciali dei servizi Russi devono essere in grado di coprire fino al 30km

al giorno con carichi operativi pesanti, indipendentemente dal tipo di terreno e nuotare almeno 160 metri con 27 kg di attrezzature. Proprio in virtù di queste esigenze operative era richiesta ed è tutt’oggi necessario possedere una forma fisica eccellente. Queste peculiari unità inoltre dovevano acquistare abilità particolari nell’uso delle seguenti armi: pistola semiautomatica pM 9mm, pSM 5.45mm, pM69 9mm(silenziata), ApS 9mm(silenziata), carabina semiautomatica e automatica AKS 74U 5.45mm, fucile d’assalto semiautomatico ed automatico AKS 74 5.5mm, fucile con ottica di precisione SVD 7.62mm, lanciarazzi Rpg (7D 40mm, 16D 58.3mm ,22 72mm, 26 72mm), lancia granate (integrato all’AKS 74) BG 15 40mm e lancia granate a nastro AGS 17 30mm. E’ anche necessario che le unità imparino ad usare tutti i tipi di ricetrasmittenti ad uso militare. Durante la guerra fredda la percentuale di coloro che riuscivano a superare l’addestramento di base era del 25 per cento. Il percorso formativo, oggi come all’epoca, si snoda lungo due aspetti principali: combattimento a mani nude e abilità con le armi. Questi due elementi erano, e tutt’ora sono garantiti, dall’addestramento a quello che viene chiamato CQB (Close Quarters Battle, ovvero combattimento ravvicinato in un contesto di guerra urbana) che ha nel suo componente principale il rukopashnyi boi (chiamato anche Systema, è un’arte marziale russa sviluppata tra i Bogatyr  e i Cosacchi intorno X secolo d.C.) Oltre al combattimento a mani nude a questi uomini vengono insegnate anche le così dette tecniche con le “armi fredde” ovvero con i coltelli tipo NRS 1 (coltello da ricognizione speciale tipo 1) ed il NRS 2 (coltello speciale da scout al cui interno è presente un meccanismo di sparo per proiettili da 7.62x42mm con una gittata di circa 25 metri). Durante tutto il processo di addestramento sono sempre presenti osservatori legati alle varie agenzie informative russe che individuano gli elementi più funzionali da poter inserire nei propri ranghi concernenti le unità con forti propensioni a compiti speciali.

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v. la prima puntata:

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