Le strategiche visite di Putin negli Emirati Arabi Uniti e nell’Arabia Saudita.

Le strategiche visite di Putin negli Emirati Arabi Uniti e nell’Arabia Saudita.

È ormai riconosciuto da tutti che Hamas ha voluto scatenare questo conflitto per impedire che fossero portati a termine i cosiddetti ‘accordi di Abramo’ e cioè le relazioni diplomatiche tra Tel Aviv e Riad e parte di quel mondo arabo sunnita, che ha sempre di più un ruolo internazionale mondiale.

Putin ha sicuramente un senso molto forte della politica internazionale osservando i suoi ultimi movimenti. È ben noto che il presidente russo abbia già una grande influenza in tutto il Medioriente ma evidentemente la sua visita in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, ad Abu Dhabi mentre era in corso la conferenza COP28, ha una notevole importanza, soprattutto se messa in relazione al fatto che abbia ricevuto, al suo rientro, il giorno dopo, il presidente iraniano Raisi a Mosca. Difficile credere a una coincidenza temporale.

È indubbio che la Russia in questo momento subisca un forte isolamento da parte del mondo occidentale e quindi risulta evidente che rafforzare le relazioni di Mosca con i potenti del Golfo sia una mossa strategica notevole di notevole impatto.

Come confermato dal portavoce ufficiale del Cremlino, era ovvio che l’incontro avrebbe avuto come obiettivo il comprendere meglio i risvolti politici internazionali anche in riferimento alla guerra tra Hamas-Israele e possibilmente trovare insieme una soluzione rapida che possa accontentare i protagonisti del conflitto. 

Arrivato nella capitale degli Emirati, scortato da quattro jet militari, è stato accolto con 21 colpi di cannone e da una esibizione di jet militari emiratini che tracciavano in aria i colori della bandiera russa. Secondo quanto dichiarato, il Presidente della Russia e Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan avrebbero condotto la discussione sull’importanza di rafforzare il dialogo e la cooperazione fra i due Paesi, anche sul piano del mercato petrolifero, perché effettivamente gli Emirati sono un partner commerciale importante per Mosca.

Vladimir Putin è volato poi in Arabia Saudita, per incontrarsi con il Principe Ereditario Mohammed bin Salman Al Saud. Non si incontravano dall’ottobre 2019.

Il principale obiettivo di Putin in questa visita a Riad era per rivedere una geopolitica delle risorse petrolifere, essendo l’Arabia Saudita è più grande esportatore a livello mondiale. Rra chiaro dunque che avrebbero sicuramente discusso della caduta del prezzo del greggio e delle conseguenze finanziarie di mercato rispetto a questo problema. 

Non vi sono riferimenti puntuali ma sicuramente i due devono avere  a lungo parlato e discusso della guerra in corso in Medioriente. Putin riterrebbe che quanto accade sia soprattutto un errore se non è una sconfitta degli Stati Uniti e probabilmente si è proposto come mediatore nel conflitto, avendo peraltro un rapporto relativamente amichevole con Israele e con la Palestina.

Da molti analisti geopolitici si ritiene che Putin, con questa rapida visita nel mondo arabo, abbia anche cercato di far comprendere come le sanzioni che Europa e Stati Uniti hanno sottoscritto contro Mosca non abbiano avuto il risultato previsto, economico e politico.

Risulta evidente che Mosca ritenga sia il momento opportuno per riprendere un ruolo internazionale molto forte che si era offuscato con il suo attacco all’Ucraina. La possibilità poi di divenire un mediatore nell’attuale conflitto potrebbe dargli un ulteriore slancio, anche se non ne ha bisogno, per la sua quinta candidatura a presidente della Russia, elezioni previste nel prossimo marzo. I suoi rapporti con la Cina sono ottimi e il fatto di aver rafforzato quelli con il mondo arabo sunnita che sta avendo un ruolo internazionale sempre più forte, indicano la via che Putin sta scegliendo per tentare di cancellare il suo attacco all’Ucraina mentre la guerra in Medioriente, non volendo, gli sta dando una grande opportunità.

Non molto si è saputo sull’incontro tra Putin e il presidente dell’Iran, in questo particolare momento in cui è chiaro che Teheran sta aiutando Hezbollah nei suoi attacchi contro Israele e sebbene le autorità iraniane dichiarino di non aver mai dato strumenti o finanziamenti ad Hamas, il loro supporto, almeno morale se non altro, è presente. I rapporti tra Mosca e Teheran sono buoni da lungo tempo e in questo momento Putin cerca di utilizzare anche l’Iran (che, ovvio, condanna aspramente quella che chiama l’aggressione di Israele a Gaza) nella sua opera di mediatore in Medio Oriente; mediazione che, se di successo, gli darebbe un credito internazionale talmente forte da far dimenticare, forse, il suo attacco all’Ucraina.  

Va ricordato che parlando al Doha Forum, in questi giorni, il ministro degli affari esteri russo, Sergey Lavrov, ha condannato Israele sostenendo che non può utilizzare l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso per punire tutti i palestinesi di Gaza.

Quasi nella stessa occasione si è espresso sulla debolezza e fine dell’Occidente.  Discorso da analizzare prossimamente.

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