Memorandum EU-Tunisia. Molte speranze. Molti dubbi.

Memorandum EU-Tunisia. Molte speranze. Molti dubbi.

È molto interessante la lettura completa del Memorandum d’Intesa (memorandum of understanding – MOU), su un partenariato strategico ‘globale’ tra l’Unione Europea e la Tunisia, firmato a Tunisi il 16 luglio scorso, il testo del quale è molto difficile da trovare sui giornali italiani ma, andando sul sito ufficiale della Commissione Europea, lo si può scaricare integralmente e la lettura ne chiarisce molti aspetti facendo appunto sorgere molti dubbi, oltre alle speranze.

A parte le affermazioni generali (e generiche) sui legami storici fra la Tunisia e l’Unione Europea e sul carattere visto come ‘strategico’ del partenariato e la considerazione, vagamente banale, di come sia utile rafforzare la cooperazione per lottare e diminuire i flussi migratori irregolari e salvare delle vite umane, le parti contraenti si pongono degli obiettivi sulla stabilità macroeconomica, sull’economia e il commercio che riguarda l’agricoltura, l’economia circolare, la transizione digitale, il trasporto aereo, gli investimenti, la transizione energetica e verde. Un pacchetto completo.

Dopo questi interessanti punti se ne toccano due che forse suscitano il maggiore interesse, in Italia e in Europa, per il momento in cui stiamo vivendo: il riavvicinamento tra i popoli, considerato necessario, e la migrazione e la sua mobilità.

Per quanto riguarda il primo punto, le due parti indicano che hanno l’intenzione di cooperare, per rafforzare la società civile, promuovere il dialogo fra i popoli e rafforzare gli scambi culturali scientifici e tecnici, soprattutto per quanto riguarda la gioventù nella ricerca dell’educazione, della cultura compreso lo sviluppo delle competenze della mobilità degli studenti. L’accordo promette di dare un sostegno supplementare soprattutto per quanto riguarda la formazione tecnica e professionale nel quadro dei programmi di mobilità e per cercare di aumentare le competenze della manodopera tunisina, per sostenerne e rafforzarne l’economia, a livello regionale e locale. L’Europa cercherà di raggiungere anche un sistema che armonizzi la concessione dei visti dei Paesi membri, soprattutto per quanto riguarda quei permessi di ingresso e soggiorno di breve durata e che riguardano gli studenti, per inserirli anche nel progetto Erasmus plus. Questo mi sembra un ottimo progetto nella speranza che venga attuato rapidamente e concretamente.

È indubbio che la parte più critica e più difficile sia quella che riguarda la migrazione e la mobilità dei migranti quando si parla di un approccio ‘olistico’ alla migrazione: cioè vedere il problema nel suo insieme e non nelle singole parti che lo contraddistinguono. Ottimo obiettivo un po’ difficile da raggiungere.

Qual è il vero significato di questo accordo? 

Le due parti firmatarie convergono sul concetto che la migrazione debba essere vista come un elemento di valorizzazione dello sviluppo economico e sociale, nella vicinanza tra i popoli e soprattutto con un accordo per rimediare alle evidenti criticità della migrazione irregolare, dando la priorità alla lotta a quella irregolare, per evitare soprattutto perdite di vite umane. Questo anche nell’ottica, ragionevole, di migliorare burocraticamente le strutture legali della migrazione.

In questo Memorandum il presidente Kais Saied ha voluto reiterare il concetto che la Tunisia non è e non può essere un territorio sul quale possano risiedere dei migranti irregolari e a questo punto vi è una dichiarazione molto chiara: “la Tunisia riafferma egualmente la sua posizione di controllare non altro che le proprie frontiere” Sic nel testo.

Non è certo facile l’interpretazione di questa affermazione anche se afferma che questa sua posizione sarà basata sul rispetto dei diritti umani e sulla lotta approfondita contro coloro che sono trafficanti di esseri umani, criminali da sconfiggere. Il tutto da realizzare nel quadro del partenariato operativo con l’Europa, firmato il precedente aprile e sul quale si stava discutendo per una gestione delle frontiere e lo sviluppo di un sistema di identificazione e di respingimento dei migranti irregolari, già presenti in Tunisia verso i loro paesi di origine. Tutto questo è chiaramente indicato ma lasciano alcuni dubbi le righe successive di questa parte del Memorandum, quando si conferma che le due parti contraenti continueranno a cooperare proprio per neutralizzare quell’aumento, già in atto, della migrazione irregolare nel territorio tunisino e in Europa; allo stesso tempo le Parti contraenti sono d’accordo che occorra migliorare il coordinamento per il salvataggio in mare e anche nelle misure utili contro i trafficanti.

A questo punto l’Europa dichiara che si sforzerà di fornire un adeguato appoggio finanziario proprio per migliorare, anche dal punto di vista tecnico, la difesa delle frontiere tunisine, ma non esplicita quantità finanziaria o soprattutto sistemi per arrivare a conseguire l’obiettivo, decisamente complesso….

Sia la Tunisia sia l’Europa sono d’accordo nel sostenere il rientro di quei cittadini tunisini che si trovano in posizione irregolare nel continente europeo,  ancora una volta dichiarando che tutto questo deve essere fatto nel rispetto del diritto internazionale, della dignità degli esseri umani, dei diritti acquisiti; le due Parti sono d’accordo che occorra integrare questi cittadini, una volta rientrati, nella rete socio- economica tunisina; una rete che abbia il suo impatto sullo sviluppo locale e conseguente creazione di impieghi.

Nel Memorandum non si tratta solamente il rientro dei cittadini tunisini nella loro terra d’origine ma anche il rientro dei migranti irregolari già in Tunisia verso i paesi di origine, sempre nel rispetto del diritto internazionale e della loro dignità di esseri umani.

Nelle linee finali del testo si dichiara anche che l’Europa cercherà di promuovere delle misure adeguate allo scopo di facilitare una mobilità legale tra l’Europa e la Tunisia, anche nel settore della concessione dei visti, relativi costi e procedure amministrative necessarie a questo tipo di legalità.

Europa e Tunisia cercheranno anche di organizzare un ‘partenariato dei talenti’, per promuovere una mobilità legale, che sia nell’interesse delle due parti, soprattutto per quanto riguarda le necessità socio-economiche sia della Tunisia sia degli Stati membri dell’EU e soprattutto per settori di attività e mestieri che saranno individuati con riunioni congiunte.

Quanto sopra scritto non è altro che la sintesi del MOU fra l’Europa e la Tunisia, soprattutto per quanto riguarda la parte finale.

È proprio su questa parte che i dubbi nascono e sono molti. Sicuramente la Tunisia cercherà di rispettare il diritto internazionale e i diritti umani ma una domanda si pone: come fare per tutelare coloro che sono già ai confini a sud della Tunisia e hanno passato il Sahara, provenienti dal Niger, dal Chad, dal Mali, dalla Mauritania, dal Sudan, dal Congo, solo per citare alcuni degli Stati dai quali arrivano questi migranti, i quali sono stati fermati già alla frontiera tunisina, anche provenienti in seconda battuta da Algeria e Libia. È ben noto che, almeno allo stato attuale, questi esseri umani non godono di alcuna protezione né dal sole né dalla sabbia…dunque che tipo di strutture organizzare lì in loco per identificarli e rinviarli nei luoghi di origine, ammesso che quei Paesi li accettino, sempre nel rispetto del diritto internazionale e della dignità degli esseri umani.? Il tutto sembra di assai difficile applicazione. 

O solo far ripassare loro una frontiera non facilmente individuabile?

E con quali mezzi fermare i barchini da Sfax… L’arma sarebbe fermare seriamente i protagonisti di questo commercio assai redditizio, molto per gli scafisti ma soprattutto per la ‘cupola’ organizzativa dell’economia legata al traffico di esseri umani.

Mi sia permesso di avere molti dubbi anche su una conforme e uguale linea di interpretazione del diritto internazionale, del diritto internazionale umanitario da parte dei due Contraenti. 

Comunque manteniamo le speranze anche se i dubbi sono molti e radicati.

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