Iran: rafforzamento dei legami con la Cina e strategia di potenziamento economico regionale.

Iran: rafforzamento dei legami con la Cina e strategia di potenziamento economico regionale.

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L’Iran sta attraversando un momento molto difficile in politica interna e ne stiamo analizzando i problemi su questo Osservatorio; per quanto riguarda la sua espansione internazionale ha applicato una strategia interessante soprattutto per affermare la sua presenza economica regionale. Il saggio che segue di Paolo Brusadin mette in luce questa politica realizzata da Teheran nell’ultimo quinquennio. Riuscirà Teheran a conseguire gli obiettivi prefissati? Allo stato dell’arte qualche dubbio prevale…

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Dopo aver esaminato lo stallo dei negoziati sul nucleare e le crescenti tensioni con Israele, spostiamo l’attenzione sui rapporti con la Cina.

L’Iran ha visto con favore l’ascesa della Cina sulla scena mondiale e, con lo stesso sentimento, il cambiamento sistemico della geo-economia a livello globale a seguito dello spostamento della centralità dell’asse euro-atlantico, offuscato proprio da quello asiatico.

Lo sguardo verso est dell’Iran non è conseguente al recente sfilacciamento della presenza degli Stati Uniti d’America nei principali teatri strategici mondiali, bensì è il frutto di una precisa vision che risale ai primi anni duemila, coincidente con la presidenza di Mahmoud Ahmadinejad.

Da quegli anni l’Iran ha sempre più privilegiato lo sviluppo dei partenariati bilaterali e multilaterali con le potenze non occidentali, a scapito del vecchio continente. Uno scarto in avanti è stato registrato a seguito del ritiro degli Stati Uniti d’America dal Piano d’Azione Globale Congiunto (PACG) e il blocco dell’accordo sul nucleare iraniano.

Nel marzo 2021 è stato siglato l’accordo di cooperazione strategica tra Iran e la Cina, valido per il prossimo quarto di secolo che rappresenta una sfida aperta alla leadership americana, basti pensare al reiterato acquisto da parte cinese del petrolio iraniano, in sfregio delle sanzioni imposte dagli americani, nonché alla crescente cooperazione in materia di difesa.

Gli americani hanno cercato di ostacolare in qualche modo l’eccessivo avvicinamento tra i due Paesi, imponendo dei nuovi pacchetti di sanzioni per bloccare ciò che hanno etichettato quale rete di contrabbando di petrolio e riciclaggio di danaro gestita dall’Islamic Revolutionary Guard Corps – IRGC.

La risposta iraniana è stata la designazione della Società energetica cinese China Hokum Energy Limited, con sede ad Hong Kong, quale terminale per l’acquisto di petrolio iraniano dall’IRGC.

Mosse e contromosse di un attore geopolitico che non si possono non definire chiave nell’Asia occidentale e che ha implementato la propria influenza in Iraq, in Siria ed in altre zone nella regione.

I rapporti tra l’Iran e l’Iraq sono di vecchia data, implementati con il progetto della linea ferroviaria di 40 km per collegare la città iraniana di Shalamcheh, che si trova nella parte sud – ovest dell’Iran, con Bassora. Si ricorda che lo scorso anno 2021 è stato firmato un Memorandum of Understanding per realizzare tale progetto, che ancora non è stato completato.

Pechino è interessata al petrolio iracheno, palesatosi con la firma dell’accordo bilaterale denominato “petrolio per la ricostruzione”, con i proventi del petrolio catalizzati in un fondo d’investimento congiunto e destinati alla realizzazione di progetti infrastrutturali affidati ad aziende cinesi.

Le società cinesi sono operative in una dozzina e più di giacimenti petroliferi iracheni, concentrati nella parte meridionale del paese.

In Siria, non avendo sufficienti capacità finanziarie per la ricostruzione post-bellica, l’Iran sta sfruttando, come i ciclisti, la scia del vento di chi è in testa, la Cina per l’appunto che, a gennaio di questo 2022, ha ufficialmente inserito la Siria nella Belt and Road Initiative – BRI.

Numerosi i progetti messi in campo, in particolare nei trasporti, tra cui il collegamento ferroviario tra il porto di Tartus e il confine iracheno, nonché la costruzione di un’arteria stradale di collegamento tra il nord ed il sud del Paese. Pechino ha, inoltre, un forte interesse a realizzare una Free Zone nel porto di Latakia, che si trova a un centinaio di chilometri da Tartus, dove persiste una forte presenza russa.

I persiani stanno cercando di rilanciare il progetto del c.d. “gasdotto dell’amicizia, tra Iran, Iraq e Siria, per il trasporto del gas naturale dall’Iran sino al porto siriano di Baniyas nel Mar Mediterraneo.

L’Iran spera anche che il progetto principale della BRI, il China Pakistan Economic Corridor (che si estende dal Golfo in tutto il Pakistan sino ad arrivare nello Xinjiang occidentale), la cui realizzazione è lungi dall’essere completata e soggetta a forti ritardi e critiche, possa portare in dote significativi benefici.

In particolare, le autorità iraniane sperano di poter rivitalizzare la sua costa di Makaran, oggi depressa e sottosviluppata. Un altro obiettivo è di rafforzare l’importanza del porto di Chabahar, l’unico porto iraniano ad acque profonde nel golfo dell’Oman.

La strategia iraniana sembra essere chiara, nella sua semplicità e linearità: approfittare di questa influenza cinese per rinsaldare la posizione del Paese nei collegamenti infrastrutturali ed energetici in tutta la regione.

L’evidente obiettivo dell’Iran è di diventare, sempre più, un hub riconosciuto e strategico dell’energia e dei trasporti, cercando di sfruttare tutte le opportunità di collaborazione, non solo con la Cina.

Oltre alla spinta propulsiva della collaborazione con la Cina, l’Iran potrebbe ritagliarsi degli spazi geoeconomici dal Golfo Persico al Mediterraneo, dall’India e finanche verso l’occidente che potrebbe riavvicinarsi, se non altro in chiave anti – cinese, per arginare l’espansione cinese in questo quadrante strategico.

Quali potrebbero essere le carte da giocare per l’occidente? Potenzialmente sono due e ben note: la ripresa dell’accordo nucleare e la revoca delle sanzioni internazionali. Nient’altro all’orizzonte, al momento.

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