Via il turbante….!

Via il turbante….!

In Iran, come noto, la protesta non si placa, e dopo cinque settimane di cortei, si aggiunge una nuova dimostrazione del dissenso e questa consiste di far cadere, con uno ‘scappellotto’, il turbante ai rappresentanti del potere sciita: sarebbe un ‘gioco’ quasi divertente se non fosse segno di una terribile mancanza di rispetto verso i religiosi che considerano il loro turbante un segno distintivo e quasi…sacro, che rappresenta un momento spirituale della fede…imagesE quindi un atto di forte protesta.

È un modo nuovo e forte di esprimere il dissenso dal regime, così come ogni 40 giorni della morte di una persona, la si ricorda con cerimonie e infatti, in questi giorni,  nutriti i cortei vanno verso il cimitero dove è sepolta la persona da ricordare: i primi sono stati per Mahsa Amini.

Nel 1978 la rivoluzione si fece più intensa proprio quando venivano ricordati i 40 giorni dalla morte di qualcuno che era caduto nei disordini. È questo un momento particolarmente sentito nel mondo persiano e anche questa volta la circostanza raduna migliaia di persone che si recano al cimitero per ricordare chi è stato ucciso dalla polizia. Tutto questo non si fermerà e assisteremo di sicuro ad altre forti dimostrazioni da aspettarsi in date quasi certe.

Il presidente Khamenei sostiene pubblicamente che non si tratta solamente di insurrezione di piazza ma si è al punto di una specie di ‘guerra ibrida’.

Il che potrebbe essere effettivamente vero, nel senso che sia gli Stati Uniti sia Israele stiano dando una significativa ma occulta mano a queste forti dimostrazioni, utilizzando propri sistemi di intelligence e soprattutto facendo tesoro delle loro passate esperienze in Iran negli anni 50 e alla fine degli anni 70.

Come già notato, quel che è estremamente interessante è che questa volta, nelle strade, gli uomini sono accanto alle loro donne e spesso sfilano non separati ma insieme, a contatto, il che viene considerato dai dogmi della Sharia un atto assolutamente deprecabile per la vicinanza tra i due sessi in pubblico, e quindi proibito.

Le dimostrazioni non si fermeranno anche perché la situazione economica della popolazione iraniana è molto difficile. La corruzione regna sovrana ed è forse anche più forte di quella che si concretava durante il tempo dello Shah. Come poi sempre avviene, la classe al potere non problemi: è ben noto che molte famiglie degli appartenenti al clero sciita, spesso vivono all’estero e con grandi possibilità economiche. il prezzo del pane, del riso e del pollo, alimenti base della popolazione iraniana di basso e medio basso ceto, è aumentato molto  e vi è una povertà diffusa, esattamente come accadde negli anni 70, quando molti contadini si inurbarono nelle grandi città, sperando di migliorare la loro condizione di vita: il che non avvenne perché questa peggiorò proprio per i prezzi che furono soggetti a  una forte inflazione e alimentò la forza delle insurrezioni di quel periodo.

Non bisogna meravigliarsi se di tanto in tanto compaiono brevi video relativi a dimostrazioni a favore del governo in atto. Vi è molto da ragionare sulla spontaneità di questo tipo di dimostrazioni: visto il regime illiberale che governa l’Iran, con ragionevolezza si può pensare che le persone presenti in queste dimostrazioni filogovernative siano state costrette o abbiano motivi personali per partecipare, non ultima ad esempio la speranza di una eventuale distribuzione di riso e farina, al rientro nelle case.

Vi è poi decisamente una decisa mancanza di competenze in coloro, anche laici, ma devoti al regime, che operano nella burocrazia, resa ancor più complessa dalle norme islamiche che concernono tutta la vita del cittadino. L’applicazione della burocrazia era già complessa e in parte ‘personalizzata’ a seconda delle persone alle quali si applicava, ai tempi della monarchia; ora lo è ancora di più.

Nel tentativo di abbassare il rimo e la forza delle proteste, il comando centrale della polizia iraniana ha fatto sapere di procedere a inchieste interne affinché quei poliziotti che si siano macchiati di ‘crimini’ durante la repressione delle dimostrazioni, siano perseguiti a norma di legge per avere infranto le regole d’ingaggio. Qualcuno sarà sanzionato, ma il modus operandi della polizia, che riceve ordini ben precisi, non cambierà… almeno fino a quando la bassa forza non sia lei con la popolazione dimostrante. Per ora però non sembra esserci questa possibilità.

Ci si continua a domandare se queste proteste sempre più forti riusciranno a portare un cambiamento in Iran in tempi rapidi. Personalmente ritengo che senza un aiuto esterno non sarà facile debellare il potere dei religiosi, potere islamico molto forte in ambito civile e religioso. Almeno dall’estero non si comprende se vi sia una classe laica che possa salire al potere e governare uno Stato in gravi difficoltà, anche dal punto di vista della politica internazionale. Non dimentichiamo il problema del nucleare, portato avanti con forza dal governo di Teheran, nonostante sanzioni e accordi di vario tipo, spesso disattesi.

Quel che colpisce è l’enorme presenza delle giovani generazioni, uomini e donne, che con grande coraggio sono nelle piazze e nelle strade per cercare di cambiare il regime e non sanno quello che i loro genitori e i loro nonni hanno fatto per abbattere la dinastia dei palati.quella volta però ci furono sostanziosi aiuti esterni.

L’Arabia Saudita sta sostenendo che l’Iran la potrebbe attaccare E gli Stati Uniti dichiarano che non esiteranno a difendere i sauditi in quanto trattasi di loro partner e loro alleati nella regione e quindi intervenendo difenderebbero i propri interessi.

Il regime di Teheran nega questa eventualità in quanto considera al contrario che si debba migliorare la stabilità e la sicurezza nella regione attraverso impegni costruttivi con i propri vicini. Sostiene però che anche l’Arabia Saudita è parte attiva nelle proteste antigovernative, soprattutto attraverso un canale satellitare di notizie in lingua persiana che include un canale di televisione satellitare, pagato dai sauditi, con sede a Londra. Accadde anche nel 1978/79 che il canale in persiano della BBC fosse molto ascoltato e quindi elemento di pesante influenza sul comportamento della popolazione. Nulla di nuovo dunque.

Cosa chiedono i giovani? Vita e libertà  زندگی و آزادی….e sia.

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