Qualche sintetica nota storica per memoria sugli inizi del problema ebraico-palestinese.

Qualche sintetica nota storica per memoria sugli inizi del problema ebraico-palestinese.

Chaim Weizman e Feisal: speranze di allora....

Chaim Weizman e Feisal: speranze di allora….

Spesso si dimentica la grande storia iniziale di un conflitto che non vede la fine e diventa sempre più irresolubile finché gli attori protagonisti non comprendano che sono destinati a convivere o a soccombere definitivamente, perché la sconfitta di uno non rappresenterà necessariamente la vittoria dell’altro. Ognuno dei due contendenti dovrebbe fare un passo indietro, evitare uso di armi letali e non letali, sedersi a un tavolo, stringere dei patti, rispettarli e farli rispettare. Ma questa per ora almeno, sembra una utopia. Contro ogni speranza.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Tre anni dopo la prima guerra mondiale (1914) il 2 novembre 1917, Artur James Balfour, segretario agli affari esteri della Gran Bretagna, presenta un foglio a Lord Lionel Walter (secondo) barone Rothschil, uno dei più ricchi miliardari d’Europa presente in Inghilterra, e riferisce l’interesse dei Sionisti ebrei a inviarla al Gabinetto perché l’esamini e l’approvi.

Si tratta di favorire l’insediamento di ebrei in Palestina, luogo sicuro, dove nessuno potrà pregiudicarne le necessità civili e religiose né il loro status meglio che in alcun altro Paese.

V’è poi un’altra lettera (conservata nella British Library), la promessa ai Sionisti di una patria per il popolo ebraico, che da tempo soffre i progromdell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Nel frattempo, i britannici sono quasi alle porte di Gerusalemme, ancora sotto il controllo dell’Impero Ottomano. Per vincere la guerra, Inghilterra e Francia incoraggiano la numerosa componente araba a rivoltarsi, dopo quattro secoli di oppressione degli Ottomani, con la promessa di una patria pan-araba, attraendone il 90%.

Quello che Gran Bretagna e Francia non dicono è che l’anno precedente (1916) avevano firmato in segreto l’Accordo SyKes-Picot per dividere il Medio Oriente e spartirselo, come poi, di fatto avvenne, anche se non nei termini esatti previsti da quell’Accordo.

Ma quale era la situazione degli ebrei all’epoca ?

Gli ebrei emigravano in Palestina da decenni, spinti dai progromdell’URSS e da altri in Europa e nel mondo fin dagli anni ’80 del XIX secolo. Ma è solo nel 1897, con la Fondazione Sionista, in Svizzera, per volere di Theodor Herzl, giornalista austro-ungarico, che l’emigrazione ebraica inizia a prendere forma. Negli anni seguenti, i sionisti premono per una maggiore emigrazione in Palestina, sicuri del sostegno di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Nonostante il favore della Gran Bretagna, però, nel 1905, il Governo limita l’ingresso in Palestina.

Subito dopo lo scoppio della prima guerra mondiale del 1914, il leader Sionista Chaim Weizmann, contatta Lord Rothschild e inizia a fare lobby sui membri del Governo britannico, aggiungendo la potenziale ostilità degli arabi. E’ nel gennaio 1915 che il Governo discute per la prima volta l’idea di una patria ebraica in Palestina. Del resto, ne trae vantaggio Londra perché la Palestina è essenziale per la protezione degli interessi britannici nella Regione, come il canale di Suez e le sue strategiche vie di comunicazione con l’India, all’epoca gioiello dell’impero britannico.

Di fatto, nel 1917, la popolazione palestinese, di 700 mila persone, è dominata dagli arabi, popolazione indicata nella “Dichiarazione Balfour”, come “comunità non ebraica”. La maggior parte della comunità è musulmana, ma ci sono anche cristiani e un piccolo gruppo di palestinesi ebrei, che vivono in Palestina da secoli e ne condividono lingua, usi e tradizioni.

2.La situazione dei palestinesi

I palestinesi sono vissuti per quattro secoli sotto il dominio ottomano, ma con la prima guerra mondiale, il forzato sostegno ai turchi finisce e, ormai sicuri del promesso appoggio britannico, le aspirazioni arabe sembravano raggiungibili come non mai. La realtà scopre una situazione affatto diversa. Le tensioni iniziano a montare in Palestina quando arrivano ondate di ebrei provenienti dall’Europa e comprano terre, costruiscono insediamenti, uno dei quali è Tel Aviv, e utilizzano solo la lingua ebraica.

E’ lo scrittore arabo Abdullah Muklis, che in anticipo ai tempi, nel 1910 scrive: “la creazione di uno Stato ebraico dopo migliaia di anni espellerà gli indigeni, che saranno costretti a lasciare il nostro Paese in massa”.

Di fatto, prima della “Dichiarazione” non c’era unità fra i Sionisti fuori da Medio Oriente tanto che nel Regno Unito soltanto 8mila dei 30mila  ebrei sono guidati dai  Sionisti mentre i restanti 22mila sono guidati dalla Gran Bretagna.

Poi, la Fondazione Sionista (prima della “Dichiarazione”) impone che il principale obiettivo del Sionismo sia “l’Aliya”, ovvero l’immigrazione di massa in Palestina. I Sionisti aumentano drasticamente anche negli Stati Uniti, mentre solo alcuni ebrei ortodossi s’impongono alla creazione di una patria in Palestina sulla base di convenzioni religiose.

3.La Palestina come patria ebraica

Herbet Samuel, parlamentare Sionista che aveva avviato la discussione nel Governo su una patria ebraica in Palestina, è nominato governatore della Palestina già nel 1920.

I leader arabi diventano furiosi quando la “Dichiarazione ” emerge nelle settimane successive. Dal 1920 in avanti, i palestinesi commentano quella “Dichiarazione” con proteste spesso violente.

Nel 1922, la Palestina finisce sotto il mandato britannico, che avrebbe dovuto preparare la popolazione all’eventuale auto-determinazione. Ma il documento omette la parola “arabo” e al contrario consacra per gli ebrei la “Dichiarazione” all’interno di un contesto internazionale.

Questo documento porta nel 1947 alla realizzazione del sogno Sionista di una patria per gli ebrei quando le neonate Nazioni Unite si accordano per la spartizione della Palestina in un territorio arabo e uno ebreo e questo genera ulteriore ostilità  tra i vicini arabi di Israele.

Quando Israele dichiara unilateralmente l’indipendenza nel 1948, scoppia la guerra. Ne esce vincitore ma i suoi abitanti vivranno da quel momento la costante minaccia di un conflitto.

Contestualmente, i palestinesi vivono la Nakba(la catastrofe): centinaia di miglia di loro sono violentemente cacciati dalle loro abitazioni e costretti a vivere in altri Paesi.

I Sionisti, intanto, celebrano Balfour. Strade delle principali città, compresa Gerusalemme, prendono il suo nome: Balfuria. Un insediamento a Sud di Nazareth era stato fondato in suo onore già nel 1922 e davanti alla scrivania di Balfour è celebrato ogni anno il 2 novembre.

Da parte sua, Balfour non ha mai dimostrato ripensamenti. Già nel 1919 dice al suo successore, George Curzon, di non concordare con la sua politica britannica in favore della Palestina e che …il Sionismo, che sia giusto o sbagliato, è radicato in tradizioni vecchie di anni nei bisogni presenti e nelle speranze future ed è di più profonda importanza dei desideri e dei pregiudizi di 700mila arabi che oggi vivono in quella antica terra

Si conosce la storia degli ebrei grazie alla Bibbia divisa in Antico Testamento e Nuovo Testamento.

L’origine degli ebrei è quella di un popolo di pastori nomadi semitici provenienti dalla Mesopotamia, migrata verso il 2000 A.C. ad Haran dove si stabiliscono per alcuni secoli vivendo di pastorizia e praticando l’idolatria. Spostatisi in Egitto, si racconta nella Bibbia che Giuseppe, figlio di Giacobbe, sia stato venduto come schiavo ad alcuni mercanti egiziani e, tradotto in Egitto, abbia guadagnato la fiducia del Faraone cui predice 7 anni di abbondanza seguiti da 7 anni di carestia, consentendo a questi di risparmiare negli anni di abbondanza per avere scorte durante la carestia.

Giuseppe, divenuto ministro del Faraone, si farà raggiungere dal padre e dai fratelli assegnando loro la terra di Gessen, nel Delta del Nilo.

In quel periodo l’Egitto era sotto il dominio degli Hyksos, un popolo di origine semita proveniente dalla Siria, il che facilita i rapporti fra ebrei ed egiziani, che vissero in pace, conservando ognuno la propria lingua, cultura e religione. Nel 1580 A.C., però, tornano al potere i Re nazionali, che considerano gli ebrei quali stranieri e inizia un periodo di oppressione. Il popolo ebraico viene schiavizzato e costretto a lavorare i campi per gli egiziani.

E’ Mosé, intorno al 1250 A.C., narra la Bibbia, a liberare il popolo ebraico per condurlo fuori dall’Egitto attraverso il Mar Rosso. Per 40 anni gli ebrei vagano nel deserto del Sinai prima di tornare in Palestina. E sul monte Sinai Mosè riceve direttamente da Dio le Tavole della Legge, conosciute come i 10 Comandamenti. Mosè muore prima di raggiungere la Palestina e il popolo è guidato da Giosuè che conquista Gerico e dopo una lunga lotta con le popolazioni locali estende la conquista alla Palestina, suddividendo il territorio fra le dodici tribù che componevano il popolo prevedendo la nomina di un giudice comune per discutere eventuali controversie o affrontare problemi comuni. Le aspre lotte con i popoli confinanti, in particolare con i Filistei, popolazione proveniente dall’Asia Minore insediatasi lungo le coste interno al 2000 A.C. spingono gli ebrei a unirsi sotto una monarchia nel 1020 A.C. Il primo re ebreo è Saul, la cui nomina è considerata divina in quanto scelto dal sommo sacerdote Samuele su consiglio divino. Poi il sommo sacerdote gli preferisce David, il guerriero che aveva sconfitto il filisteo Golia.

Il successore di David è  Salomone, nel 961 A.C., che conquista altri territori confinanti, fa cingere la città di Gerusalemme da solide mura e fa edificare la Reggia e il Tempio di Gerusalemme.

Alla morte di Salomone le tribù del settentrione si ribellano all’erede al trono, Roboamo, figlio di Salomone, e si riuniscono nel regno di Israele, con capitale a Samarìa mentre le tribù del Sud restano a Roboamo e formano il regno di Giuda, la cui capitale è Gerusalemme. La scissione del Regno indebolisce entrambi ed è sempre più difficile difendersi dagli attacchi di Assiri, Babilonesi e Egiziani. Nel 721 A.C. gli Assiri  assalgono e distruggono il Regno, e molti ebrei sono trasferiti in Mesopotamia.

Il Regno di Giuda sopravvive fino al 586.A.C., quando il re babilonese, Nabucodonosor lo attacca e lo distrugge, e traduce gli ebrei di Giuda in schiavitù a Babilonia, dove vivono per 50 anni.

Nel 538 A.C. Babilonia è conquistata dal re Persiano Ciro il Grande che permette agli ebrei di far ritorno in Palestina, dove però il popolo ebreo si trova sottoposto al dominio dei persiani prima e di Alessandro Magno e dei suoi successori poi, fino ad arrivare al 63.A.C.

Ha inizio il dominio dei romani. Sotto il loro impero a Betlemme nasce Gesù, e la sua nascita è considerata lo spartiacque tra quello che è accaduto prima e dopo Cristo, che per i cristiani nasce nell’anno zero mentre il calendario ebraico conta gli anni a partire dalla presunta data della creazione: in base alle indicazione della Bibbia, è stata calcolata nell’anno 3760 A.C.

Dunque: perché non convivono in  pace su quelle terre dove ambedue hanno vissuto?

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Il secondo Barone Rotschild

Il secondo Barone Rothschild

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