USA. ANCORA SANZIONI ALL’IRAN….E A CUBA.

USA. ANCORA SANZIONI ALL’IRAN….E A CUBA.

The Donald

The Donald

(con la collaborazione di Aldo Madia)

Come è noto, il presidente americano Donald Trump l’8 maggio scorso ha deciso di uscire dall’accordo sul nucleare con l’Iran, sottoscritta anche dagli USA nel luglio 2015, ristabilendo sanzioni, e l’Unione Europea ha espresso il proprio disappunto per la decisione statunitense.

Si stima che con questa decisione l’Italia rischi di perdere contratti e investimenti per circa 30 miliardi di euro.

L’Italia è il principale partner commerciale europeo con l’Iran, davanti a Francia e Germania. Nel 2017 l’interscambio ha raggiunto i 5,1 miliardi di dollari, due anni dopo che le sanzioni internazionali avevano fatto crollare gli scambi ad appena 1,3 miliardi.

Le relazioni tra Roma e Teheran sono storiche, con visite istituzionali e contratti commerciali. Da ricordare la visita del presidente Rouhani a Roma nell’aprile 2016, con commesse per 20 miliardi di euro, ma le difficoltà nella concessione di finanziamenti registrati dalle aziende italiane e il timore delle banche di incorrere nelle sanzioni del Tesoro USA, hanno fatto sì che alcune intese rimanessero solo sulla carta.

Ma c’è anche il caso Cuba, con la quale Trump torna alla guerra nonostante all’ONU 189 Paesi dicano no all’embargo americano. Tra i contrari i soliti Stati Uniti e Israele.

A gennaio, il presidente Trump cancella l’accordo stretto tra il suo predecessore Barak Obama e l’Avana, il quale poneva fine alle sanzioni economiche imposte nel 1960 e riallacciava le relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Dopo l’esito della votazione Nikki Haley, l’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite ha detto: “L’ONU ha perso,  ha detto no all’opportunità di parlare a nome dei diritti umani.”

Gli Stati Uniti “non hanno l’autorità morale per giudicare Cuba o chiunque altro sul tema dei diritti umani”, è stato il commento del ministro degli Affari Esteri cubani, Bruno Rodriguez. “L’embargo è una flagrante, massiccia e sistematica violazione dei diritti degli uomini e delle donne cubane, dei Principi delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”.

Risoluzioni come quelle votate in politica internazionale all’ONU  non implicano conseguenze sul piano legale, tuttavia sono considerate uno strumento per valutare le posizione della comunità internazionale su un determinato tema. Per Cuba come per Israele – Palestina, vi sono state decine di risoluzioni  rimaste sulla carta, sempre con gli stessi voti contrari e soprattutto le relative inadempienze molto ben protette e garantite.

La politica del presidente Trump è indubbiamente molto aggressiva: con il suo ‘Americans first’, certamente patriottico che suona molto gradevole alle orecchie dei suoi compatrioti, sconvolge la politica mondiale o forse no.

Certamente ha un modo, direi così ‘commerciale’, di condurre la politica estera. Sembra usi la stessa tecnica del mercante o tycoon quale è in origine: si disprezza…poi si compra o ci si mette d’accordo con l’altro che rilancia…il gioco delle parti.

L’Iran però è diverso: anche loro sono abituati al bazar e ai rilanci di prezzo ma non applicano questo in politica estera. Con il sostegno poi della Guida Suprema e del loro sistema di governo ‘teocratico’ non giocano anche se piegati dalle sanzioni.

L’Italia è stata graziata per sei mesi.The Donald ci concede, insieme a altri sei stati, di continuare a importare petrolio per mezzo anno ancora. E poi? Trump è affatto stupido come a volte potrebbe far credere: il suo appoggio all’Italia è strumentale affinché Roma non sollevi le sanzioni europee al suo nemico (per ora) Putin. E il nostro Primo Ministro fa una rimessa di sponda. Un bel ‘Gioco’ degno del ‘Grande Gioco’ di più di cento anni fa…proprio ora che ricordiamo la fine della prima guerra mondiale!

Un grande ‘Risiko’ che però presenta non pochi pericoli. Attendere…bisogna attendere nella speranza che alla fine il deterrente maggiore sia proprio quello nucleare: e cioè che la paura del nucleare sia tale che si ‘giochi’ a costruire la superbomba nucleare  o a minacciarne la costruzione per intimorire il nemico, possibile amico, nel giro di qualche anno.

La politica è cinica, quanto e più della storia.

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