LA PALESTINA DAL 1917 AL 1948

LA PALESTINA DAL 1917 AL 1948

Theodor Herzl (Fonte: Wikipedia)

Theodor Herzl (Fonte: Wikipedia)

Pillole di storia per ricordare…una serie di errori da una parte e dall’altra. Ora la situazione è molto complessa per la sua soluzione.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

1.L’inizio dell’occupazione della Palestina

Tre anni dopo la Prima Guerra mondiale (1914), il 2 novembre 2017, Arthur Balfour, Segretario agli affari esteri della Gran Bretagna batte a macchina in un solo foglio di carta meno di 70 parole e riferisce a Lord Walter Rothschild l’interesse dei Sionisti ebrei a inviarla al Gabinetto perché l’esamini e l’approvi.

Si tratta di favorire l’insediamento di ebrei in Palestina, luogo sicuro, dove nessuno potrà pregiudicarne le necessità civili e religiosi né il loro status meglio di qualunque altro Paese.

Vi è poi, nascosta, un’altra lettera di 112 parole (conservata nella British Library) la promessa ai Sionisti di una patria per il popolo ebraico, che da tempo soffre i progrom dell’Unione delle Repubbliche Socialiste e Sovietiche.

Nel frattempo, i britannici sono quasi alle porte di Gerusalemme, ancora sotto il controllo dell’Impero Ottomano.

Per vincere la guerra, Inghilterra e Francia incoraggiano la numerosa componente araba a rivoltarsi, dopo quattro secoli di oppressione agli Ottomani, con la promessa di una patria pan-araba attraendone il 90%.

Quello che Gran Bretagna e Francia non dicono è che l’anno precedente (2016) avevano firmato in segreto l’Accordo Sykes-Picot per fare a pezzi il Medio Oriente e spartirselo.

2.La situazione degli ebrei all’epoca

Gli ebrei emigravano in Palestina da decenni, spinti dai progromdell’URSS fin dagli anni ’80 del XIX secolo.

Ma è solo nel 1897, con la Fondazione Sionista, in Svizzera, per volere di Theodor Herzl, giornalista austro-ungarico, che l’emigrazione ebraica comincia a prendere forma. Negli anni seguenti, i Sionisti premono per una maggiore migrazione in Palestina, sicuri del sostegno di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Ma nonostante il favore delle Gran Bretagna, nel 1905, il Governo limita l’ingresso degli ebrei in Palestina.

Subito dopo lo scoppio della Prima Guerra mondiale nel 1914, il leader Sionista Chaim Weizmann, contatta Lord Walter Rotschild e inizia a fare lobby sui membri del governo britannico, aggiungendo la potenziale ostilità degli arabi. E’ nel gennaio 1915 che il governo discute per la prima volta l’idea di una patria ebrea in Palestina. Del resto ne trae vantaggio Londra perché la Palestina è essenziale per la protezione degli interessi britannici nella regione, come il Canale di Suez e le sue vie di comunicazione con l’India, all’epoca gioiello dell’impero britannico.

Di fatto, nel 1917, la popolazione palestinese, di 700 mila persone, è dominata dagli arabi, popolazione indicata nella Dichiarazione Balfour soltanto come “comunità non ebraica”. La maggior parte della comunità è musulmana, ma ci sono anche cristiani e un piccolo gruppo di palestinesi ebrei, che vivono in Palestina da secoli e ne condividono lingua, usi e tradizioni.

3. La situazione dei Palestinesi

I palestinesi sono vissuti per quattro secoli sotto il dominio ottomano, ma con la 1° Guerra Mondiale, il forzato sostegno ai turchi è precipitato e, ormai sicuri del promesso appoggio britannico, le aspirazioni arabe sembravano raggiungibili come non mai. La realtà scopre una situazione affatto diversa.

Le tensioni iniziano a montare in Palestina quando arrivano ondate di ebrei provenienti dall’Europa e comprano terre, costruiscono insediamenti, uno dei quali è Tel Aviv, e utilizzano solo la lingua ebraica.

E’ lo scrittore arabo Abdullah Mukhlis, che in anticipo ai tempi, nel 1910 scrive: “la creazione di uno Stato ebraico dopo migliaia di anni (2.000)…… noi arabi temiamo che la nuova colonia espellerà gli indigeni, che saranno costretti a lasciare il nostro Paese in massa”.

Di fatto, prima della Dichiarazione Balfour non c’era unità fra i sionisti fuori dal Medio Oriente tanto che nel Regno Unito soltanto 8 mila dei 300 mila ebrei sono guidati solo dalla Gran Bretagna. Poi, la Fondazione Sionista (prima della Dichiarazione Balfour) impone che il principale obiettivo del Sionismo sia “l’Aliyah”, ovvero l’immigrazione in massa in Palestina.

I Sionisti aumentano drasticamente anche negli Stati Uniti, mentre solo alcuni ebrei ortodossi si oppongono alla creazione di una patria in Palestina sulla base di convenzioni religiose.

4.La Palestina come patria ebraica

Herbert Samuel, parlamentare Sionista che aveva avviato la discussione nel governo su una patria ebraica in Palestina, viene nominato governatore della Palestina già nel 1920.

I leader arabi diventano furiosi quando la Dichiarazione Balfour emerge nelle settimane successive. Dal 1920 in avanti, i palestinesi commentano l’anniversario della Dichiarazione con proteste spesso violente.

Nel 1922, la Palestina finisce sotto il mandato britannico, che avrebbe dovuto preparare la popolazione all’eventuale auto-determinazione. Ma il documento omette la parola “arabo” e al contrario consacra per gli ebrei la Dichiarazione Balfour all’interno di un contesto internazionale.

La Dichiarazione porta nel 1947 alla realizzazione del sogno Sionista di una patria per gli ebrei quando le neonate Nazioni Unite si accordano per la spartizione della Palestina in un territorio arabo e uno ebreo e questo genera ulteriore ostilità tra i vicini arabi di Israele.

Quando Israele dichiara l’indipendenza nel 1948, la guerra scoppia. Israele ne esce vincitore ma i suoi abitanti vivranno da quel momento la costante minaccia di un conflitto.

Nel 1948 i palestinesi vivono la “Nakba” (la catastrofe): centinaia di migliaia di loro vengono violentemente scacciati dalle loro abitazioni e costretti a vivere in altri Paesi.

I Sionisti intanto celebrano Balfour. Strade delle principali città, compresa Gerusalemme, prendono il suo nome, Balfuria. Un insediamento a Sud di Nazareth era stato fondato in suo onore già nel 1922. Davanti alla scrivania di Balfour viene celebrato ogni anno il 2 novembre.

Da parte sua, Balfour non ha mai dimostrato rimorso. Già nel 1919 dice al suo successore, George Curzon, di non concordare con la sua politica britannica verso la Palestina e che “il sionismo, che sia giusto o sbagliato, è radicato in tradizioni vecchie di anni (di 2.000 anni) nei bisogni presenti e nelle speranze future ed è di più profonda importanza  dei desideri  e dei diritti dei 700 mila arabi che oggi vivono in quella antica terra.

5.La storia degli ebrei

Si conosce la storia degli ebrei grazie alla Bibbia divisa in Antico Testamento e Nuovo Testamento.

Nell’Antico Testamento, scritto fra il XIII e il XX secolo, si narra come Dio abbia creato il mondo e l’abbia popolato, a partire da Adamo ed Eva, del Paradiso Terrestre e della promessa di un Messia nato da popolo ebraico che avrebbe redento l’umanità. Il Vecchio Testamento cita molte tribù del Medio  Oriente chiamate a formare il popolo di Israele.

Il Nuovo Testamento racconta la vita di Gesù, dalla nascita alla morte, per poi proseguire con la resurrezione e con la nascita delle prime comunità cristiane.

La Bibbia è considerata un testo Sacro sia per gli ebrei che per i cristiani, ma gli ebrei riconoscono solo l’Antico Testamento perché non riconoscono in Gesù il Messia.

L’origine degli ebrei è quella di un popolo di pastori nomadi semitici provenienti dalla Mesopotania, migrati verso il 2.000 A.C. ad Haran dove si stabiliscono per alcuni secoli vivendo di pastorizia e praticando l’idolatria. Spostatisi in Egitto, si racconta nella Bibbia che Giuseppe, figlio di Giacobbe, sia stato venduto come schiavo ad alcuni mercanti egiziani e, tradotto in Egitto, guadagna la fiducia del Faraone cui predice 7 anni di abbondanza seguiti da 7 anni di carestia, consentendo a questi di risparmiare negli anni di abbondanza  per avere scorte durante la carestia.

Giuseppe, divenuto ministro del Faraone, si farà raggiungere dal padre e dai fratelli assegnando loro la terra di Gessen, nel delta del Nilo. In quel periodo l’Egitto era sotto il dominio degli Hyksos, un popolo di origine semita proveniente dalla Siria il che facilita i rapporti fra Ebrei ed Egiziani, che vissero in pace, pur conservando ognuno la propria lingua, cultura e religione.

Dopo il 1580 A.C. tornano al potere in Egitto i Re nazionali, che considerano gli ebrei come stranieri e inizia un periodo di oppressione e il popolo ebraico viene schiavizzato e costretto a lavorare i campi per gli egiziani.

E’ Mosè, intorno al 1250 A.C., narra la Bibbia, a liberare il popolo ebraico per condurlo fuori dall’Egitto attraverso il Mar Rosso. Per 40 anni gli ebrei vagano nel deserto dei Sinai prima di tornare in Palestina. E sul Monte Sinai Mosè riceve direttamente da Dio le Tavole della Legge, conosciute come i 10 Comandamenti.

Mosè muore prima di raggiungere la Palestina e il popolo è guidato da Giosuè che conquista Gerico e dopo una lunga lotta con le popolazioni locali estende la conquista alla Palestina, suddividendo il territorio fra le 12 tribù che componevano il popolo prevedendo la nomina di un giudice comune per discutere eventuali controversie o affrontare problemi comuni. Le aspre lotte con i popoli confinanti, in particolare con i Filistei, popolazione proveniente dall’Asia Minore insediatisi lungo le coste intorno al 2000 A.C., spingono gli ebrei a unirsi sotto una monarchia nel 1020 A.C..

Il primo re ebreo è Saul, la cui nomina è considerata divina perché scelto dal sommo sacerdote Samuele su consiglio divino. Poi il sommo sacerdote gli preferisce David, il guerriero che aveva sconfitto il filisteo Golia.

Il successore di Davide è Salomone, nel 961 A.C., che conquista altri territori confinanti, fa cingere la città di Gerusalemme da solide mura e fa edificare la reggia e il tempio di Gerusalemme.

Alla morte di Salomone le tribù del settentrione si ribellano all’erede al trono, Robàmo, figlio di Salomone, e si riuniscono nel regno di Israele, con capitale a Samària mentre le tribù del Sud restarono a Roboàmo e formano il regno di Giuda, la cui capitale resta Gerusalemme.

La scissione del Regno indebolisce entrambi ed è sempre più difficile difendersi dagli attacchi di Assiri, Babilonesi ed egiziani. Nel 721 A.C. gli Assiri assalgono e distruggono il regno, e molti ebrei sono tradotti in Mesopotamia.

Il regno di Giuda sopravvive fino al 586 A.C. quando il re babilonese, Nabucodonosor lo attacca e lo distrugge, e traduce gli ebrei di Giuda in schiavitù a Babilonia, dove vivono per 50 anni. Nel 538 A.C. Babilonia è conquistata dal re Persiano Ciro il Grande che permette agli ebrei di far ritorno in Palestina, dove però il popolo ebreo si trova sottoposto al dominio dei persiani  prima e di Alessandro Magno  e dei suoi successori poi, fino ad arrivare al 63.A.C.

Ha inizio il dominio dei romani, sotto il cui impero a Betlemme nasce Gesù, e la sua nascita è considerata lo spartiacque tra quello che è accaduto prima di Cristo e dopo Cristo, che per i cristiani nasce nell’anno 0 mentre il calendario ebraico conta gli anni a partire dalla presunta data della creazione, che, in base alle indicazioni della Bibbia, è stata calcolata nell’anno 3760 A.C..

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Chaim Weizmann. (Fonte: Wikipedia)

Chaim Weizmann. (Fonte: Wikipedia)

 

 

 

 

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