Intelligence tedesca: Fraulein Doktor, una donna avanti nei tempi.

Intelligence tedesca: Fraulein Doktor, una donna avanti nei tempi.

Fraulein Doktor: Elsbeth Schragmueller

Fraulein Doktor: Elsbeth Schragmueller

Nasce il 7 agosto 1887 nella zona della Westphalia tedesca da famiglia protestante e di nobile lignaggio, anche se di recente nobiltà, concessa alla fine del XVII secolo.

Molto studiosa, sconfigge il senso ‘morale’ ottocentesco che non vede di buon occhio gli studi (che non siano musica e ricamo), di giovani fanciulle e riesce a entrare nel primo liceo tedesco che apre le porte al genere femminile, a Karlsruhe, dove prende la ‘maturità’ (Abitur)nel1908.  Con questo titolo di studio può iscriversi all’università a Friburg-en-Brisgau, facoltà di Scienze Politiche. Nel 1913 finisce gli studi summa cum laude, una delle poche donne laureate dell’epoca.

Farsi accettare in un ambiente completamente maschile non è semplice e bisogna affermarsi con la propria professionalità, senza manifestare alcuna debolezza, sentimentale (ritenuta esclusività femminile), o di lavoro. Occorreva (e occorre ancora oggi), essere un po’ ‘fuori norma’ per emergere in un ambiente totalmente maschile e Fraulein Doktor( ‘La signorina dottoressa’), come allora venivano  chiamate le rare laureate, aveva grinta da vendere e uguale ambizione.

Gli sbocchi di lavoro in quella vigilia del conflitto mondiale non erano poi molti, soprattutto per una laureata. Elsbeth, sempre interessata alle problematiche femminili, trova a Berlino un impiego per insegnare alle donne della classe media alcune attività professionali e istruzione civica generale.

Questo lavoro non dura molto perché poco dopo scoppia il conflitto. Come le altre sue simili, cerca di rendersi utile alla massa di soldati che affollano le stazioni ferroviarie, distribuendo derrate alimentari, pane, acqua ma questo tipo d’impegno ovviamente non può soddisfarla. Non è un medico ma fa domanda di andare al fronte per servire meglio la Patria. Non riesce a ottenere un ingaggio ma la sua determinazione le fa ottenere un lasciapassare, per arrivare in zona d’operazioni e finalmente raggiunge Bruxelles.

Elsbeth ha studiato anche il francese che parla piuttosto bene e l’inglese: quasi una poliglotta per l’epoca. Nella capitale belga riesce a incrociare il feldmaresciallo Colmar von del Goltz Pacha (così conosciuto perché era stato molto tempo al servizio del Sultano Ottomano) e chiede di esser impiegata in qualche ufficio. Von del Goltz apprezza le sue conoscenze linguistiche e la immette nel Centro informativo tedesco di Bruxelles (il Kriegsnachritchtenstelle), costola del Centro informativo di Anversa.

Il suo primo lavoro nel Centro fu la censura della posta nemica: leggeva le lettere dei soldati belgi al fronte indirizzate alle famiglie e agli amici per vedere se vi era qualche informazione interessante dal punto di vista militare e strategico. Elsbeth redigeva una relazione sulle informazioni che riteneva utili e le passava al Comando della zona operativa, tramite il suo superiore gerarchico, direttore del Centro.  Accadde che il generale Besseler notò l’accuratezza delle informazioni, soprattutto dal punto di vista strategico, e chiedesse notizie del ‘sottotenente Schragmueller’… saputo che era una donna, dopo un primo sconcerto, pragmaticamente chiese che le venisse dato un lavoro più consono alla sua intelligenza e perspicacia.

Così Elsbeth entra in un servizio dell’Alto Comando tedesco, dove ancora una volta si fa notare e i colleghi di lavoro, superato il primo impatto, la trattano da pari, come un commilitone, rispettandone le competenze e il diploma universitario. Era gioco forza che fosse notata dal Capo del Servizio Informazioni in Belgio. Agli inizi del 1915, accompagna, infatti, il suo Capo a Lille, dove le viene data una formazione intensiva nell’ambito dei servizi segreti. In seguito a questo addestramento, Elsbeth lascia Bruxelles per Anversa, dove assume la responsabilità della Sezione censura postale ‘Francia’.

Dunque, Fraulein Doktor è riuscita a inserirsi e, grazie anche agli studi di scienza politica e alla sua intelligenza, continua nelle analisi del momento bellico e nella sua attività di scovare notizie ‘sensibili’ in quel che legge. Lo scrive anche nelle sue memorie: mai ebbe un incarico ‘coperto’ da ‘spia’, nonostante il mito che ha aleggiato attorno a lei, soprattutto in una filmografia non scientifica, di scarso valore storico.

Nel corso del suo impegno, Elsbeth scrive spesso della difficoltà di trovare agenti e informatori affidabili, cercandoli anche in una società colta e di un certo valore, non solo tra gente del basso popolo che poteva vendersi per pochi soldi. Prima della guerra, questa era la sua percezione degli ‘spioni’: gente venale, di dubbia moralità. A mano a mano che lavora nel servizio informativo tedesco comprende bene il senso di una intelligencestrutturata istituzionalmente; sa come ottenere informazioni interessanti  presso i migliori agenti al loro rientro da giri ricognitivi, così come da informatori di non alto livello. Passa notti insonni per analizzare e coordinare la raccolta informativa su questioni militari, sociali, politiche e economiche. I suoi studi di scienza politica e le sue esperienze le avevano dato una preparazione eccezionale: era divenuta quello che con termine moderno indichiamo come ‘analista’.

Aveva una formazione di studi anche psicologici molto approfondita e aveva una sua teoria sugli individui che potevano essere incaricati di missioni segrete. Lo scrive anche nelle sue Memorie (Aus dem deutschen Nachtrichtendienstdel 1929). Negli Archivi militari tedeschi di Friburg-en- Brisgau si trova un documento che illustra le sue teorie sull’organizzazione degli agenti disertori che a suo dire era imprescindibile reclutare per ottenere informazioni indispensabili, visto il prolungarsi della guerra.

Nel Centro di Anversa le viene affidato l’incarico  di formare soldati disertori o altri informatori possibili, facendone delle spie (molte donne), rinviandoli/e ben indottrinati/e ai reparti di provenienza o nella società dalla quale provengono. Tra l’altro le fu confidato anche l’incarico di addestrare Margaretha Zelle cioè Mata Hari. Comprese subito la vera natura della ballerina: poco convinta del lavoro accettato, desiderosa di danaro, non molto intelligente e senza una ferrea volontà di condurre a buon fine l’incarico. La addestrò per una settimana ma la giudicava pericolosa per la sua scarsa professionalità. Sembra che quando seppe che la Zelle era morta giustiziata per spionaggio a Vincennes, avesse commentato che la poveretta era morta per niente…

Sembra che i servizi informativi francesi, inglesi americani non abbiano mai conosciuto la vera identità di Fraulein Doktor: sapevano che era donna, non sposata ma questa aurea di segreto fece crescere strane voci su di lei, sulla sua crudeltà, sulla sua omosessualità ricordata anche nel cinema. Poche sono le descrizioni che di lei si hanno o fotografie. Non doveva essere bella ma apparentemente aveva degli occhi magnetici e profondi, una parvenza ‘glaciale’ che di tanto in tanto si stemperava in un sorriso quando voleva essere amabile con qualcuno.

Alla fine della guerra Elsbeth rimane a Friburg-en-Brisgau con la famiglia d’origine e inizia la carriera universitaria, come assistente del suo professore di tesi, ancora una volta in un impegno che vedeva allora poche donne nell’insegnamento universitario.

A mano a mano cade nella dimenticanza generale. Alcuni storici sostengono che alla vigilia della seconda guerra mondiale fosse stata ingaggiata dalla Sicherheitsdienst(Servizio segreto delle SS) ma non ci sono prove documentali relative.

Muore a Monaco di Baviera nel 1940. Ha scritto le sue Memorie, interessanti ma certamente senza tutta la verità necessaria. E’ stata di sicuro l’unica donna ‘ufficiale’ del Servizio informativo militare tedesco ma senza un grado poiché allora le donne non potevano far parte delle Forze Armate e quindi nemmeno ottenere (come si favoleggia) la ‘Croce di Ferro’, importante onorificenza militare tedesca, perché militare non era.

In sintesi, il suo mito piuttosto negativo ha scontato i pregiudizi dell’Ottocento: era intelligente, avanti per i suoi tempi; utilizzata ma non pienamente compresa, secondo gli archetipi femminili di allora. Dinamica, intelligente: una donna che ha precorso di almeno cento anni i suoi tempi.

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