I TENTATIVI ISRAELIANI DI UCCIDERE ARAFAT. 3

I TENTATIVI ISRAELIANI DI UCCIDERE ARAFAT. 3

Shayk Ahmad Yassin

Sheikh Ahmed Yassin

L’ultima puntata della lunga storia dei tentativi di uccidere Arafat deceduto alla fine del 2004 a Parigi, in circostanze ancora non chiare…

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

  1. Sharon continua la sua attività.

Ariel Sharon il 28 settembre del 2000, accompagnato da un migliaio di soldati fa il suo ingresso sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme, terzo luogo santo per i musulmani, dando avvio all’Intifada denominata “Al Quds” per sottolineare il carattere sacrale della rivolta, iniziata il venerdì di preghiera.

Sharon, dopo l’inizio della nuova Intifada palestinese, arriva ad accettare che non c’era modo di impedire la formazione di uno Stato palestinese indipendente, ma ciò non fa diminuire il suo odio per il loro leader. Così in Israele avvia una nuova ondata di discussioni su come trattare Arafat, avanzando molte ipotesi: esiliarlo su un’isola deserta; pubblicare in rete video imbarazzanti su di lui. Non potendo portare a termine quei progetti, rese pubblici i documenti sequestrati nel suo studio in cui ordinava il trasferimento dei fondi ai terroristi. Alcuni capi dell’intelligence e dell’esercito, e anche ministri del governo, pensavano ancora che dovesse essere ucciso.

Il 22 marzo 2004 un elicottero d’attacco israeliano uccide lo sceicco Ahmed Yassin nelle strade di Gaza City. Chi è Yassin?

Nato nel villaggio di al-Jora, vicino all’attuale Ashkelon (porto diventato israeliano), all’età di 12 anni diventa tetraplegico e si può muovere solo in carrozzella. Durante la guerra arabo-israeliana del 1948 è costretto a trasferirsi a Gaza. Nonostante il suo handicap, studia all’Università al-Azar del Cairo e viene chiamato dai seguaci Shaykhsebbene non avesse potuto frequentare una vera a propria Madrasa, la scuola coranica che avrebbe potuto conferirgli di diritto il titolo (tuttavia, nel sentire comune il termine è attribuito a qualsiasi personalità degna di rispetto).

A Gaza apre diverse moschee per i poveri di qualsiasi religione e non è mai ostacolato dagli israeliani che lo vedevano come un possibile rivale di Arafat. Solo nel 1987, fonda Hamas, acronimo del nome arabo Harakat alMuqawama Al Islamyya, risalente al Confraternita Musulmana fondata in Egitto da Hassan al Banna nel 1928. Ma la stagione del terrorismo non nasce con Hamas.

Prima del 1994 e dal 2005 l’agenda di Hamas è stata tutt’altro. Innanzitutto il movimento islamico doveva recuperare credibilità e rispetto alle formazioni laiche che avevano abbracciato la lotta armata contro l’occupazione mentre il loro programma islamico si concentrava sul ricostruire i valori tradizionali attraverso istruzione, assistenza sanitaria, asili, una banca per il sangue.

Dopo l’invasione israeliana in Libano, Arafat si trasferisce in forzato esilio a Tunisi nel giugno 1982. La notte del 1° ottobre del 1985, caccia di Israele bombardano Hammam plage, a 19 chilometri da Tunisi e bombardano tutto il sito uccidendo circa 100 persone ritenendo che vi fosse Arafat il quale era solito correre lungo la spiaggia.

Sheykh Yassin autorizza la raccolta di armi e la selezione di quadri per un corpo di sicurezza con il compito primario di individuare ed eliminare gli informatori reclutati dagli israeliani.

Arrestato nel 1984 dall’IDF” (Israeli Defence Forces) che avevano trovato armi nella sua abitazione, è scarcerato un anno dopo nello scambio di prigionieri fra Tel Aviv e il “FPLP- C.G.” (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina,Comando Generale di Ahmed Jibril)

Hamas è fondata formalmente nel 1987 e il primo documento, diffuso a Gaza e in Cisgiordania, passa inosservato dai media anche se, per la prima volta, un esponente di spicco dei “F.M.” (Fratelli Musulmani) ammetteva la formazione di un’unità armata.

Solo il giorno dopo che un camion israeliano aveva investito e ucciso otto lavoratori palestinesi rientrati dal lavoro nel campo profughi di Jabaliya, Sheikh Yassin autorizza l’ala militare di Hamas a affiancare la resistenza portata avanti da Fatah e dalle altre formazioni combattenti nell’Intifada che si stava espandendo in tutti i Territori Occupati. Durante la prima Intifada (8 dicembre 1987 – 1993, data degli “accordi di Oslo”) le attività di Hamas si svolgono esclusivamente contro obiettivi militari.

Il 25 febbraio 1994, il colono Baruk Goldstein entra nella Moschea Ibrahim di Hebron uccide 29 fedeli in preghiera e ne ferisce oltre 50 prima di venire ucciso (come su scritto). Da allora, Yassin decide di inserire un elemento di discontinuità nella lotta armata contro l’occupante cui addebitava la profanazione del luogo del culto e l’oltraggio estremo del massacro dei fedeli in preghiera nella Moschea eseguito durante il sacro mese di Ramadan.

La strage sarebbe diventata da allora la strategia primaria contro Israele e i possibili ‘martiri’ (Shahid) avrebbero avuto il compito di privilegiare obiettivi militari ma, se impossibilitati, di portare comunque a termine la “missione”.

Esattamente dopo i 40 giorni di lutto islamico, il primo shahidsi fa esplodere a bordo di un’autobomba nel centro di Afula uccidendo 5 persone.

  1. La morte di Arafat, l’uccisione di Yassin e la mutazione di Hamas.

Arafat muore a 75 anni l’11 novembre del 2004 a Parigi, al reparto di ematologia dell’Hopital d’instruction des armées Percy. La causa della sua morte non è stata finora acclarata anche se taluni ritengono sia stato avvelenato.

Yassin non fa mai nulla per nascondersi o per cautelarsi nonostante avesse schivato alcuni tentativi degli israeliani. La sua residenza a Gaza è stata visitata da diversi giornalisti e lui stesso non ha rinunciato fino all’ultimo a recarsi quotidianamente in Moschea a pregare.

È assassinato il 22 marzo 2004 a Sabra mentre usciva dalla Moschea. Due elicotteri dell’esercito israeliano – coperti dal rumore di alcuni F-16 a volo radente – decollano da un nascondiglio e con alcuni missili centrano Yassin e il gruppo di persone che erano con lui.

Il 25 marzo del 2004 una mozione di condanna di Israele del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stata bloccata dai soli americani governati da George W. Bush.

La leadership di Hamas decide una tregua unilaterale interrompendo gli attentati suicidi dentro Israele e inizia l’ingresso in politica, nonostante l’uccisione da parte dell’IDF del loro capo spirituale, Sheykh Yassin e del suo delfino Abdel Aziz Rantisi.

Hamas, dopo la vittoria alle elezioni municipali del 2005 e a quelle politiche del gennaio 2006 impone alla Comunità internazionale una scelta: sdoganare Hamas per moderarlo oppure isolarlo e ridare ancora una volta fiducia a Fatah.

Israele, USA ed Europa scelgono la seconda opzione, contribuendo a far precipitare la situazione nei Territori dove, per lo scontro fra i due maggiori Partiti, Hamas e Fatah, si formano due Governi: uno nella Striscia di Gaza e uno in Cisgiordania a guida ANP.

Nel giugno 2007, dopo una lotta che causa centinaia di morti fra le due formazioni, Hamas scaccia Fatah da Gaza.

Da allora, Hamas, guidato da Ismail Haniyeh a Gaza e Khaled Meshaal a capo della Direzione Esterna a Damasco, entrambi pupilli di Sheikh Ahmad Yassin,più volte tra il 2006 e il 2008  offre a Israele una tregua di 10 – 20 anni in cambio del riconoscimento di uno Stato palestinese nei confini del 1967. Un fondamentale passo politico che riconosce, di fatto, l’esistenza e il diritto di Israele nei confini internazionale della Linea Verde.

Già nel 2002 per ben tre volte le formazioni armate palestinesi e lo stesso Sheykh Yassin avevano offerto a Israele tregue unilaterali interrompendo le operazioni terroristiche per favorire occasioni di un cessate il fuoco mediato dall’ANP, nel sostanziale disinteresse di Tel Aviv e della comunità internazionale.

La situazione di oggi per i palestinesi, soprattutto con la nomina in USA del presidente Donald Trump, è quella già oggetto di numerosi articoli scritti in questo ”Osservatorio Analitico” che continuerà monitorare la situazione.

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