Esperimento Catalunya….per tutta l’Europa.

Esperimento Catalunya….per tutta l’Europa.

Carme Forcadell

Carme Forcadell

Oggi 30 ottobre è il primo giorno dell’applicazione concreta dell’art. 155 della Costituzione spagnola.

La presidente del Parlamento catalano, Carme Forcadell, ha annullato la convocazione dell’Assemblea per domani martedì 31 ottobre perché il Parlamento ‘è stato sciolto’. Alcuni consiglieri del governo catalano, come Josep Rull i Andrei si sono invece presentati alla loro scrivania di lavoro nonostante siano stati destituiti dal governo centrale.

I Mossos d’Esquadra, seguendo le istruzioni del loro nuovo Commissario Superiore, Ferran Lopez, non hanno impedito ai funzionari di accedere ai loro uffici, ricordando però che non possono esercitare le loro funzioni in quanto destituiti. E Rull ha lasciato dopo un’ora l’ufficio, dichiarando comunque che ‘andranno avanti’…

Il Ministero dell’Interno spagnolo, Juan Ignacio Zoido, ha usato parole distensive nei confronti della polizia catalana, riconoscendo la grande professionalità nel perseguire crimini e criminali e sostenendo che sono e saranno sempre la polizia dei catalani, pronti a recuperare nella sua integrità la Costituzione della Spagna e lo Statuto catalano. Un atteggiamento ‘morbido’ e prudente soprattutto: in realtà la polizia catalana, nel giorno del referendum, avrà forse disobbedito agli ordini centrali ma ha anche garantito che non ci fosse maggiore aggressività di quella che invece la Guarda Civil spagnola ha dimostrato, andando assolutamente ‘oltre le righe’. Se i Mossos avessero dovuto eseguire gli ordini di Madrid, probabilmente sarebbe stato scavato un solco fra loro e la popolazione catalana, indipendentisti e non. Hanno fatto un servizio anche al Governo Centrale ma Madrid non vuole riconoscerlo apertamente. Il maggiore Trapero, ex capo dei Mossos, è stato destituito e per ribellione e sedizione, rischiando un buon numero di anni di carcere. Dovrebbe invece, a rigor di logica, essere ringraziato per il servizio coerente di ordine pubblico, allo scopo di non esacerbare gli animi, ma non lo sarà mai.

Amedeu Altafaj, rappresentante permanente dell’Unione Europea prima della cessazione della Generalitat, ha dovuto lasciare il suo incarico e con una lettera al Presidente del Parlamento EU, pubblicata integralmente sul quotidiano Ara si rammarica della decisione del governo di Mariano Rajoy e assicura che è per lui un “momento triste”.

Altafaj rivendica il lavoro che ha svolto nei suoi quasi tre anni di mandato, citando il RIS3CAT per strategia economica, il portale per i fondi europei FonsUECat ‘, la lotta per il corridoio mediterraneo o la difesa della Generalitat de Catalunya nel quadro dell’unità europea.

Ha dichiarato che molti catalani sono rimasti spesso delusi dall’UE, ma rivendica la circostanza che l’Europa è anche dei 7,5 milioni di catalani”, che ne fanno parte.

Altafaj ha poi chiesto ai cittadini di rivendicare l’Europa che vogliono, un’unione in cui i cittadini e le nazioni sono protagonisti e non “attori secondari”, come in realtà sono stati fino ad oggi chiedendo che l’Europa debba sempre contribuire alla ricerca di soluzioni e incoraggiare il dialogo, l’asse su cui devono essere affrontate le questioni politiche. Eh sì, perché questo è un problema politico e non giuridico, come invece il governo di Madrid ha deciso di considerarlo….insieme all’Europa.

Roberto Bermudez de Castro è arrivato a Barcellona, quale primo rappresentante del governo di Madrid in Catalunya. Vari altri ‘sottosegretari ‘ di Stato presto saranno presto operativi in Barcellona, per coordinare le elezioni politiche che si terranno il 21 dicembre prossimo e che dovrebbero restaurare la legalità: la volontà della maggioranza del popolo è la legalità.

Domenica scorsa un milione di catalani-spagnoli sono scesi in piazza per riaffermare la loro hispanidad e il loro desiderio di rimanere uniti alla Spagna di Madrid.

Nelle prime ore del pomeriggio è giunta la notizia che Carles Puigdemont e altri cinque membri del Governo destituito sono a Bruxelles per ‘riunioni’ con esponenti del loro partito.

Dire che questo è un momento storico interessante è tenere un basso profilo. Invece quel che accade in questi giorni è molto più di un momento interessante. E’ un esperimento tutto contemporaneo di secessione in un quadro di politica internazionale globale e soprattutto europea.

Dunque Puigdemont e parte del suo Governo sono fuori dal territorio della Catalunya. Sembra opportuno pensare che non vi rimetteranno piede…almeno fino alle elezioni del 21 dicembre. Quello sarà il vero spartiacque di questa tragicommedia. Il momento in cui la questione tornerà alla sua legalità politica dando voce ai cittadini in un clima diverso. Madrid, poichè probabilmente vinceranno, anche se per pochi voti, coloro che vogliono restare uniti alla Spagna, sosterrà che finalmente le votazioni si sono svolte in un clima tranquillo e regolare.

Certamente non ci saranno gli scontri visti al referendum. La ferita però che esiste nella società catalana continuerà a essere sempre più profonda e sanguinante e a mala pena il Governo centrale cercherà di risolvere quei problemi che non ha compreso rispetto alla voglia di indipendenza della Catalunya, idea repubblicana compresa.

Portare in tribunale Puigdemont e i suoi collaboratori di Governo non gioverà a nessuno, se non all’orgoglio spagnolo e se il senso d’indipendenza è veramente forte, tornerà a farsi sentire prepotente. Meglio sarebbe far scendere nell’oblio questa brutta storia di indipendentismo non compreso, mal gestito e mal represso. Represso con considerazioni giuridiche e non politiche. Le accuse al Governo catalano sono molto puntuali sotto l’etichetta di ‘ribellione, sedizione e malversazione’. Sarà infausto il seguito di questi avvenimenti.

E l’Europa? Assente, sembra, se non per qualche dichiarazione ufficiale. E’ troppo sperare che almeno segretamente qualche Alto Commissario UE si sia mosso nella vicenda, cercando di agire da intermediario nella vicenda per arrivare a un dialogo?

Quasi sicuramente il 21 dicembre le elezioni porranno fine alla questione…a meno che anche i catalani-spagnoli non si risentano del trattamento riservato ad alcuni dei loro compatrioti.

La questione finanziaria, però, si porrà in modo molto pesante sulle scelte catalane e intanto la Fiscalia (la Procura Generale dello Stato), continuerà nelle sue accuse precise contro molti esponenti del Governo e del Parlamento catalano.

Avremo altri eroi contemporanei dell’indipendenza…non a cavallo ma con le schede di un referendum in mano? Avremo un governo di Catalunya in esilio? Storie già viste nella passata recente epoca di guerre e regimi totalitari…

Intanto non dimentichiamo che Jordì Sanches e Jordì Cuixart sono in carcere e il ‘Tribunale Nazionale’ sta valutando la possibilità di non concedere una sorta di arresti domiciliari per pericolo di reiterazione del reato, distruzione di prove e possibilità di fuga con una accusa di ‘reato di sedizione’.

Non è una bella pagina nella storia della Spagna e dell’Europa. L’unica circostanza positiva è che le armi non hanno fatto la loro comparsa. Ma è molto!

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Carles Puigdemont

Carles Puigdemont

 

 

 

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