IL FONDAMENTALISMO E’ SOLO DI MATRICE ISLAMICA?

IL FONDAMENTALISMO E’ SOLO DI MATRICE ISLAMICA?

tocqueville-1OA riprende le sue pubblicazioni con un interessante articolo di riflessione sui …fondamentalismi

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Nell’immaginario collettivo si è consolidata, soprattutto negli ultimi tempi, l’associazione tra la parola fondamentalismo e l’attributo “islamico”..

In realtà, il termine fondamentalismo, inteso come espressione massima del vivere una militanza che pretende di creare un regime delle verità e che mira a ritornare ad una purezza delle origini, ha sì una matrice religiosa ma non musulmana, bensì protestante.

Tutto nasce da un manuale pubblicato negli anni tra le due guerre mondiali dalla Chiesa battista americana: un invito rivolto ai credenti a riscoprire i fondamenti del protestantesimo; quindi sono gli Stati Uniti la terra d’origine di un fondamentalismo che vuole tornare ad una dottrina tradizionale.

Alexis de Tocqueville, l’eminente studioso francese vissuto nella prima parte del XIX secolo, aveva già capito che la religione in America è il principio della democrazia e della tolleranza morale e civile.

Da qui nasce la differenziazione tra il fondamentalismo occidentale e quello islamico, dalla separazione tra Stato e Chiesa da una parte, e un unicum inclusivo dall’altra.

Tocqueville, pur essendo laico e ateo, riconosce alla religione un ruolo importante di stimolo alla moralità delle persone, di garanzia delle libertà fondamentali dei cittadini, di formazione per una visione pluralista delle dinamiche sociali, di preparazione alle lotte politiche e culturali.

Per Tocqueville l’Islam è un pericolo per l’Umanità, convinto che “…vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l’uomo come quella di Maometto…”. Tali giudizi, certamente forti, a onor del vero compaiono solo in scambi epistolari privati e non nelle sue pubblicazioni ufficiali.

Religione di Maometto in cui il Corano, fonte del diritto islamico, è l’espressione dell’Onnipotente.

All’interno di questo variegato universo da subito si sviluppano due tendenze contrapposte, una favorevole a un’interpretazione letterale del Corano fatta propria dai sunniti, l’altra, capeggiata dagli sciiti e dagli ismailiti, meglio predisposta per una visione articolata del messaggio di Allah.

Una contrapposizione mantenuta sino ai nostri giorni con l’identificazione di due fondamentalismi, uno di tradizione sunnita che fa capo al Califfato e ai Fratelli Musulmani, l’altro d’espressione sciita con base in Iran.

Fondamentalismi latenti per secoli e prepotentemente risvegliatisi dall’epoca coloniale con il desiderio di liberarsi dall’oppressore inglese, francese, tedesco, belga, olandese, americano e finanche italiano.

Al netto delle differenze, esiste però un elemento che accomuna i due fondamentalismi: entrambi lottano, combattano e aspirano a uno Stato islamico, certamente più moderno, basato però sulla religione e le leggi islamiche.

Entrambi ambiscono alla realizzazione della Umma, al completamento del progetto di redenzione che si perfezionerà, come stabilito nel Corano, solo alla fine dei tempi.

In questa visione esistono l’alfa e l’omega e una terra di mezzo; l’alfa è rappresentata dalla soluzione radicale di Ataturk che nel 1924 da vita a uno Stato turco che non trova il suo fondamento nell’Islam.

L’omega è l’Arabia Saudita o il Pakistan, dove l’Islam non è solo la religione di Stato, è molto di più.

La terra di mezzo è formata da tutti quei Paesi alla ricerca di un’effettiva laicità statale che possa convivere con la religione, basti pensare, seppur con gradazioni diverse, alla Giordania, alla Tunisia, al Marocco, all’Algeria, allo stesso Egitto.

Il fondamentalismo però non è una “esclusiva” islamica giacché, a ben guardare, tocca la confinante cultura ebraica.

Cultura ebraica che, nel corso della sua millenaria storia, ha anch’essa subito il trauma delle divisioni tra i conservatori, i riformisti e gli ortodossi.

Questi ultimi, per esempio, muovendosi su un livello strettamente politico, hanno sviluppato il sionismo, un movimento il cui l’unico obiettivo è di riportare gli ebrei alla Terra promessa.

Sionisti che però non si considerano dei fondamentalisti nel loro approccio religioso, anche perché il termine fondamentalismo non esiste in nessun dizionario di lingua ebraica.

Fondamentalismo presente anche nella comunità Sikh, nel Punjab, che da sempre si caratterizza per una forte mobilitazione politica intrisa di religione e in lotta contro un nemico.

E il nostro Paese, cuore della cristianità e del cattolicesimo è immune dal fondamentalismo? No, non lo è, anche se, per la verità, negli ultimi secoli non si è mai palesato in forme virulente.

Oggi assistiamo a un fondamentalismo più culturale che religioso, a tal punto che pochi associano Comunione e Liberazione a un movimento fondamentalista, cosa che invece sostengono i sociologi.

Questo breve e superficiale excursus sul concetto di fondamentalismo è utile per intravvedere la sua essenza nelle varie forme e gradazioni.

Fondamentalismo in cui la religione si riduce a “mero” strumento di mobilitazione delle masse e che sfrutta la sindrome dell’accerchiamento per combattere un supposto nemico a difesa del proprio credo.

Questa capacità di mobilitare le masse è certamente l’aspetto più pericoloso del fondamentalismo, da temere e contrastare a qualsiasi latitudine si manifesti, indipendentemente dagli aspetti religiosi, politici e sociali dietro cui, spesso, si nasconde e prospera.

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Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della repubblica laica di Turchia.

Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della repubblica laica di Turchia.

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