Scacchi: intelligence, intelligenza…un segreto ben custodito…il Codice ‘Coronini’….

Scacchi: intelligence, intelligenza…un segreto ben custodito…il Codice ‘Coronini’….

Il volume dell'arch. Rocco

Può sembrare strano che in un Osservatorio Analitico che si occupa di geopolitica e intelligence irrompano ‘gli scacchi’, gioco peraltro molto interessante…vince chi sa prevedere una tattica e una strategia che preveda le mosse dell’avversario mettendolo all’angolo, cioè infliggendogli lo scacco matto…vincendo la partita.

Che cosa sta accadendo in Medio Oriente? Un ‘Gioco’ in una scacchiera difficile con vari concorrenti al potere geopolitico e economico, cioè chi darà ‘scacco’ all’avversario…con ‘mosse’ degne di abili giocatori…solo che sono ‘mosse’ realizzate con bombe e attentati sulla pelle anche della popolazione civile.

E l’intelligence? Nel caso specifico, un piccolo ‘giallo’ dove solamente l’intelligenza matematica unita a una istintiva comprensione di elementi vari, degna dei migliori analisti e crittografi fornisce la chiave di un ‘segreto’ di qualche secolo addietro. Analisi applicata.

Protagonisti dell’affair: Leonardo da Vinci e Fra’ Luca Pacioli di Borgo del Santo Sepolcro.

Luca Pacioli, 1445-1517, matematico, unico nel suo tempo capace di leggere e decifrare l’opera di Leonardo Pisano matematico di Federico II, giunge a Milano nel 1497, invitato alla Corte di Ludovico il Moro, con ogni probabilità su suggerimento di Leonardo.

Insieme nel 1498, Leonardo e Pacioli elaborano un famoso trattato sui poliedri regolari intitolato De Divina Proportione. Pubblicato nel 1498, il testo è subito famoso più per i disegni di Leonardo che per i faticosi enunciati di Pacioli che, per altro, onestamente lo riconosce, scrivendo che deve alla “divina sinistra mano” di Leonardo se la sua opera sarà comprensibile ai potenti ai quali è dedicata.

Pacioli nel 1508 conclude e pubblica il De Viribus Quantitatis in cui, parlando di sé e dei libri che ha scritto, cita un De Ludo Scachorum trattato sul gioco degli scacchi che ha intenzione di dedicare a Isabella d’Este, Marchesa di Mantova.

Qui inizia il ‘mistero’ che si sviluppa in due tempi:

il primo dura 500 anni, tanti quanti sono gli anni durante i quali il De Ludo Scachorum è stato attivamente e invano ricercato dagli studiosi della storia degli scacchi che, ben conoscendo l’enorme diffusione del gioco in tutte le corti d’Europa, sono fiduciosi di trovare un altro frutto della collaborazione tra Leonardo e Pacioli. Un’opera che certifichi che Leonardo giocava a scacchi, come suggerisce la presenza di un rebus scacchistico di suo pugno disegnato sul grande foglio 12692 di Windsor.

La ricerca sembra giungere a una felice conclusione nel dicembre del 2006 quando un esperto bibliofilo, Duilio Contin, cercando tra i fondi della Biblioteca della Fondazione Coronini Cronberg in Gorizia riconosce in un piccolo manoscritto sul gioco degli scacchi, cm11x14, anepigrafo e classificato come di autore ignoto, la calligrafia di Luca Pacioli.

La prima pagina del manoscritto Coronini a Gorizia

La prima pagina del manoscritto Coronini a Gorizia

È il De Ludo Scachorum? Leonardo vi ha messo la sua ‘divina sinistra mano’?

Il mistero invece di risolversi rimane e inizia un lungo secondo tempo che dal dicembre del 2006 giunge sino alla soluzione che è dei nostri giorni.

Il manoscritto, databile con una certezza tra il 1497 e il 1508, secondo gli esperti che lo hanno esaminato, è un brogliaccio per uso personale, una raccolta di ben 114 problemi rappresentati su 96 pagine, 18 problemi in più rispetto al numero delle pagine perché su ciascuna pagina è disegnata una scacchiera, e mentre su 78 scacchiere è rappresentato un solo problema su 18 scacchiere sono rappresentati due problemi sulla medesima scacchiera.

I testi descrittivi di tutti i 114 problemi sono della mano di Pacioli.

Così che nel giugno del 2007, nella prestigiosissima sede degli Uffizi, la società Aboca per cui lavora Duilio Contin, società che principalmente si occupa di erboristeria –sic- presenta il manoscritto come opera del solo Pacioli escludendo che altri –segnatamente Leonardo- possa aver contribuito alla sua stesura.

C’è però qualcosa di bizzarro, diciamo così, nel testo ritrovato e qualcosa che deve essere anch’esso studiato: infatti, mentre negli antichi trattati i vari pezzi sulla scacchiera sono quasi sempre indicati solamente con il nome e in due soli casi con figure ben note di scacchi in uso nel periodo (scacchi islamici o grossolanamente torniti), in questo antico documento i pezzi sono rappresentati con eleganti, esili forme tornite, caratterizzate da esatte proporzioni, forme mai viste prima come nate dal nulla, e, questo sembra ancora più peculiare, ancora oggi sconosciute cioè a dire sostanzialmente inedite.

Così la Fondazione Coronini incarica Franco Rocco, un architetto milanese, profondo conoscitore della storia degli scacchi, matematico, scultore, autore di numerosi pezzi di design (anche di scacchiere contemporanee dalle linee essenziali), di studiare sotto questo aspetto il manoscritto.

Franco Rocco non ha esitazioni: solo Leonardo può essere l’ideatore di quei pezzi così diversi da tutti quelli conosciuti e sicuramente Leonardo ha messo direttamente mano alla stesura del documento. Che la sua attribuzione susciti la reazione risentita di più di uno studioso esperto dell’opera di Leonardo non lo preoccupa: sostiene Rocco che sono tutti dimentichi che il manoscritto ritrovato non è opera conclusa e definita come il De Divina Proportione; essendo lavoro in fieri non ha l’eleganza formale di quella, e non possono esserci i bei disegni del De Divina Proportione, ma, al contrario, proprio per la sua natura di raccolta di fogli per uso riservato, conserva tracce interessantissime sulla personalità dei suoi autori.

Nel suo volume Rocco le elenca

  1. Il disegno dei pezzi è tracciato con due distinte e dissimili grafie.
  2. La Regina è rappresentata in due forme diverse.
  3. I problemi sono da giocare con due tipi di regole.
  4. Le scacchiere sono disegnate in due modi: a mano libera e con l’aiuto di una riga.
  5. La rilegatura posteriore alla carta raccoglie 5 fascicoli divisibili in due gruppi ciascuno composto da 24 fogli.

Il suo racconto si svolge come un itinerario appassionante, spiegato esaurientemente nelle 150 dense pagine del libro Leonardo e Luca Pacioli l’Evidenza (Edizione Due Torri, Bologna, 2016). Pagine di analisi degne di un esperto in crittografia e intelligence. Un itinerario da agente ‘segreto’ che voglia ‘smascherare’ una strana commistione di collaborazione fra soggetti connessi con ‘poteri forti’ per convincerci che Leonardo non ha messo la sua mano sul manoscritto pacioliano.

La conclusione di Rocco è opposta, inequivoca, precisa e analitica: il Codice Coronini riunisce due gruppi di 24 fogli ciascuno. Nel primo gruppo sul fronte e sul retro di ciascun foglio Leonardo ha disegnato 48 scacchiere e su queste ha rappresentato disegnandone il contorno e poi colorandole le figure dei pezzi di 57 problemi di cui 31 da giocarsi con le regole antiche e 26 da giocare con le moderne.

Nel secondo gruppo di 24 fogli preparati con i disegni di 48 scacchiere Pacioli ha dipinto con un piccolo pennello senza disegnarne il contorno le figure dei pezzi di 56 problemi tutti da giocare con le regole antiche. Su uno di questi fogli, al foglio 25r. Leonardo ha inserito un problema là dove tra gli schemi disegnati da Pacioli aveva intravisto sulla scacchiera uno spazio adatto. Un “Partito” che l’Autore ritenne talmente chiaro da reputare inutile definire i pezzi con il colore, portando così a 58 il numero di problemi disegnati di suo pugno!

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Per chi voglia approfondire questa complessa materia. oltre al libro, è in atto a Milano, fino al 30 settembre, una mostra, interessante soprattutto per i non addetti ai lavori, commentata lo scorso 8 settembre, da par suo, con lucida appassionante critica artistica e scientifica, da Vittorio Sgarbi (che firma anche la presentazione del volume), presso lo Spazio Espositivo PwC in Via Monterosa 91. La didattica dei pannelli è molto fruibile e sono mostrati gli scacchi di cui al manoscritto, realizzati al tornio, sulla base di quei disegni. Sono presentate anche altre opere di Rocco che illustrano la sua poliedricità artistica e matematica. Ebbene, una mostra piccola ma di alto valore scientifico.

Ci auguriamo che la Fondazione Coronini di Gorizia possa permettere agli studiosi e ai visitatori una visione, certamente molto protetta, dell’originale del Codice.

Per chi volesse approfondire con un contatto diretto questa affascinante storia d’intelligence su tempi passati:  francorocco@francorocco.com

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Iacopo de' Barbari, Ritratto di Fra Luca Pacioli, Museo di Capodimonte

Iacopo de’ Barbari, Ritratto di Fra Luca Pacioli, Museo di Capodimonte.

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