L’Abcasia nel mondo: intervista al Vice-Ministro degli Esteri Taniya

L’Abcasia nel mondo: intervista al Vice-Ministro degli Esteri Taniya

 

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Pubblichiamo un’altra bella intervista realizzata dal nostro collaboratore Paolo Zucconi a un uomo politico che riveste un posto importante nel suo Paese, l’Abcasia, in Italia non molto conosciuta, per la verità. Notazioni geopolitiche interessanti. In più…il Ministro Taniya conosce molto bene la nostra lingua. Lo ringraziamo per le Sue parole e la Sua attenzione verso di noi. Il nostro foglio on-line sarà sempre aperto per notizie sull’Abcasia.

Il Ministro Kan Taniya ha studiato Scienze Politiche in Italia a Firenze. Nel 2012 è rientrato in Patria e dal 4 novembre 2014 è Vice Ministro degli Esteri. Per ulteriori dettagli sulla sua preparazione di studioso e diplomatico v. mfaapsny.org/it/ministry/khintba.php

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

 1. Innanzitutto, signor Vice-Ministro, La ringraziamo per averci concesso questa intervista anche nella nostra lingua che insegna e parla molto bene. Sono passati otto anni dalla fine della guerra russo-georgiana dell’Agosto 2008. La comunità internazionale continua a non riconoscere Abcasia e Ossezia del Sud come due stati indipendenti. Tuttavia ci sono dei colloqui in corso a Ginevra per risolvere la crisi. Come procedono e quali progressi vi sono stati dal 2008?

Prima di tutto grazie a voi per aver mostrato interesse verso l’Abcasia e la mia persona. Dal punto di vista abcaso, la “Guerra dei Cinque Giorni” scoppiò per colpa della Georgia, che iniziò a bombardare duramente, di notte, i civili di Tskhinval e Ossezia del Sud. Successivamente, come ben sappiamo, l’accordo Medvedev-Sarkozy portò tutte le parti coinvolte nella guerra del 08.08.08 al tavolo delle discussioni internazionali di Ginevra sulla sicurezza e stabilità nel Caucaso del Sud. L’obiettivo principale era la firma di un accordo di “non uso della forza” tra Abcasia e Georgia e tra Ossezia del Sud e Georgia.

Per l’Abcasia il tavolo di Ginevra è molto importante, essendo l’unico scenario internazionale ufficiale dove il paese ha possibilità di parlare direttamente agli attori geopolitici mondiali come ONU, UE, OSCE e di far conoscere loro il punto di vista abcaso. Il lavoro si svolge in due gruppi: il primo si occupa delle questioni politiche, mentre il secondo di quelle umanitarie. Si possono constatare risultati concreti come, per esempio, il progetto “Missing Persons” con il contributo della Croce Rossa; un altro aiuta a combattere il “Box Tree Moth” – un parassita che si nutre delle foglie di bosso e così via. Oltre a questo, nei margini del GID è stato creato un meccanismo di prevenzione e reazione agli incidenti (IPRM) che tiene sotto controllo la stabilità e la sicurezza nelle zone intorno alla frontiera abcaso-georgiana.

2. Quali sono oggi le posizioni georgiane in merito alla vicenda? Pensa che verrà mai trovata una soluzione definitiva e di lungo termine che accontenti entrambe le parti?

Il Governo georgiano di Saakashvili ha trasformato il conflitto tra Abcasia e Georgia in un conflitto tra Georgia e Russia. E’ difficile parlare di prospettive pacifiche che accontentino entrambe le parti, visto il rifiuto del governo georgiano a firmare un accordo di “non uso di forza” (Non use of force agreement) con l’Abcasia, non considerandola parte del conflitto.

A parer mio, si deve almeno partire da una dichiarazione di “non uso di forza”, che l’Abcasia è pronta a fare oggi stesso. Soltanto dopo, si può parlare di questioni più tecniche e dettagliate, che servono alla risoluzione della crisi. Nonostante la posizione georgiana, noi, come diplomatici, saremo sempre per una risoluzione pacifica attraverso il dialogo.

3. Per quale motivo, secondo Lei, è stata concessa l’indipendenza al Kosovo e non a Abcasia e Ossezia del Sud?

 Partiamo dal fatto che in politica internazionale esistono i doppi standard. Ebbene, l’Abcasia è vittima di questi doppi standard. Il Kosovo, con tutto il rispetto a miei amici del Kosovo, non ha mai avuto il proprio Stato, ma è stato velocemente riconosciuto e l’Abcasia, che prima era un Principato, poi un Regno e oggi una Repubblica, è una delle poche democrazie nello spazio post-sovietico. L’Abcasia è uno Stato che da più di 20 anni ha dimostrato di essere funzionante con proprie elezioni democratiche e altro, ma stenta a essere riconosciuto. È veramente difficile trovare degli argomenti che impediscono il riconoscimento della Repubblica di Abcasia come uno stato sovrano e indipendente. Si può dire con certezza che in questo caso regnano gli interessi geopolitici e non le norme del diritto internazionale, secondo il quale la Repubblica di Abcasia è un vero e proprio stato.

4. Qual è il ruolo della Russia? E come sono i rapporti russo-abcasi?

Oltre a rafforzare la capacità di difesa e di sicurezza, l’Abcasia riceve un consistente aiuto economico dalla Russia. E’ importante sottolineare che questo aiuto è anche mirato a creare un’economia reale che permette all’Abcasia di stare in piedi economicamente. Abbiamo legami economici e umani con varie regioni della Federazione Russa, in particolare con le regioni limitrofe: il distretto di Krasnodar e le Repubbliche del Caucaso del Nord. Naturalmente, intendiamo non solo rafforzare, ma anche approfondire la nostra cooperazione in molti altri aspetti, tra cui legami economici, culturali, educativi e turistici. In generale, guardiamo al futuro delle relazioni russo-abcase con ottimismo giustificato.

5. Molti media occidentali sostengono una certa sudditanza dell’Abcasia a Mosca. Come commenta questa opinione?

La popolazione della Repubblica di Abcasia conta 242 mila persone e nel 1999 abbiamo fatto un Referendum col quale il popolo abcaso ha deciso di accettare la Costituzione della Repubblica di Abcasia (Apsny – in lingua abcasa), stabilendo che è uno stato sovrano, democratico, di diritto, storicamente affermato dal diritto dei popoli all’autodeterminazione. Il popolo abcaso ha acquistato la propria libertà e indipendenza nella guerra con la Georgia negli anni ‘92-’93 e desidera vivere in pace e amicizia con tutti i suoi vicini, ma come stato sovrano e indipendenteDetto questo, dobbiamo anche dire che oggi non esistono nazioni totalmente indipendenti. Dipendiamo tutti l’uno dall’altro in un mondo che si globalizza sempre di più. La Russia è per noi il partner strategico e l’alleato principale. Coordiniamo la politica estera secondo i nostri accordi. Quindi, è normale quando due stati sovrani si consultano per il bene reciproco, così come fanno tutti gli altri paesi facenti parte della NATO, per esempio. Con questa logica di quei media occidentali che sostengono una certa sudditanza dell’Abcasia a Mosca possiamo dire che tutti i membri della NATO o dell’ONU hanno una certa sudditanza agli Stati Uniti. Secondo me questa sarebbe un’affermazione giusta nel caso in cui i media occidentali avessero ragione per quanto riguarda l’Abcasia.

6. L’Abcasia ha inoltre rapporti commerciali con la Turchia e esiste un’importante comunità abcasa in quello Stato. Tuttavia il governo abcaso ha appoggiato Mosca nell’emanazione di sanzioni contro Ankara. Quali conseguenze potrebbe avere questa situazione per il suo Paese e la stabilità nel Caucaso?

La diaspora abcasa in Turchia conta circa 500 mila persone. In effetti, la Turchia è il secondo partner economico dell’Abcasia, grazie ai nostri concittadini che da 150 anni vivono in Turchia a seguito di guerre del passato. Oggi però la realtà è che, siglando accordi con la Russia, ci siamo presi una responsabilità per quanto riguarda la politica estera abcasa. Dunque, ci siamo associati alle sanzioni russe introducendo un decreto per misure restrittive temporanee nei confronti della Turchia, che principalmente limitavano l’import-export. Da ciò che si è notato, non abbiamo avuto significative conseguenze negative per l’Abcasia. Inoltre oggi la situazione tra Russia e Turchia è migliorata.

7. La crisi nei rapporti russo-americani, dopo la crisi in Ucraina, influenza i colloqui di pace e la cooperazione per la sicurezza nel Caucaso?

Il Caucaso del Sud è uno dei tanti teatri dove gli interessi russo-americani s’incrociano. Certamente, quando c’è crisi tra queste due potenze mondiali, questa influenza un po’ tutti e il Caucaso non fa eccezione.

8. Per concludere, pensa che la diffusa propaganda jihadista dello Stato islamico nel mondo potrà rappresentare una minaccia per la sicurezza nel Caucaso e nel suo paese in futuro?

Il Caucaso, di per sé, è sempre stato un corridoio tra le due civiltà e può essere certamente considerato come tale. Ritengo che la propaganda dello Stato islamico rappresenti una minaccia per la civiltà intera. Dobbiamo capire, che non esistono più nazioni che possono permettersi di essere neutrali senza cercare di impedire le guerre. Dobbiamo capire che se scoppiasse una guerra in un paese lontano dal proprio, ciò non significa che non dobbiamo darle attenzione o fare il possibile per impedirla, altrimenti arriva anche a casa tua. E’ un’eco che prima o poi tutti sentiremo, se non ci diamo da fare e se non crediamo nella diplomazia. “Tutto il mondo è paese”, come si dice in Italia, e nel mondo di oggi è proprio così. Non ci sentiamo più sicuri da nessuna parte del mondo. Io direi che stare in Abcasia oggi è molto più sicuro che stare in Europa visti gli ultimi attentati terroristici. Il terrorismo, di per sé, è una minaccia che dobbiamo condannare tutti insieme, altrimenti non riconosceremo più il modo di vivere a cui ci siamo tutti abituati.

Comunque sia, per concludere, penso che il Caucaso sia ben protetto sia culturalmente che militarmente e in grado di difendere le proprie frontiere dalla propaganda dello Stato islamico.

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Il Vice Ministro degli Esteri dell'Abcasia, Taniya

Il Vice Ministro degli Esteri dell’Abcasia, Taniya.

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