ISLAM E JIHAD

ISLAM E JIHAD

Mappa dell'isola di Cuba dove si trova la base di Guantanamo

Mappa dell’isola di Cuba dove si trova la base di Guantanamo

Il secondo articolo di approfondimento su Islam e Jihad di Aldo Madia, che aggiunge altre sintetiche notizie per meglio comprendere questo diffcile rapporto fra Islam e Jihad e fra Occidente e Islam…

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                 

In questa fase attraversata da guerre e terrorismi di matrici diverse è in corso un grande dibattito su radici e natura degli eventi, spesso presentati e non solo da occidentali come “guerre di religione”, “scontro di civiltà”, impossibilità per l’Islam di adeguarsi ai “valori occidentali di democrazia e rispetto dei diritti umani”.

Quale democrazia?

Quella delle guerre imposte narrando false minacce di cui, dopo decenni di massacri e distruzioni, fanno ammenda per le menzogne riferite al Consiglio di Sicurezza dell’ONU come per Iraq e Libia?

Quale rispetto dei diritti umani?

Quella delle prigioni delle torture come nella base cubana degli USA a Guantanamo, a Bragram in Afghanistan, Abu Ghraib in Iraq e in quelle sparse in Egitto, Giordania e nella democratica Europa per i sospetti terroristi sequestrati in vari Paesi e portati in carceri compiacenti ?

Tematiche complesse cui si tenta di fornire qui una sintesi almeno su un concetto.

L’abusato (male) termine “jihad”.

La maggioranza degli occidentali ritiene che il jihad giustifichi guerre e violenza dentro e fuori i confini del mondo musulmano.

Nel Corano, il termine jihad significa “sforzo sulla via di Allah”, spesso senza alcuna relazione con la guerra.

Infatti, nel Corano il termine “guerra” è indicato come “qital” o “harb”.

Nei secoli successivi, la giurisprudenza islamica sviluppa il concetto di jihad come lotta contro i non credenti come dovere del musulmano.

Molti analisti occidentali interpretano il jihad come “guerra santa”, senza sapere che in arabo il termine “santo” è “muqadas” e non è mai relativa alla guerra (harb) in nessun testo islamico.

Oltre 100 versi coranici invitano i credenti alla lotta contro i non credenti, lotta che può essere “difensiva”, contro aggressione oppure oppressione, e “offensiva” per stabilizzare una regione.

E i combattenti nelle prime guerre attivate dalla democratica Europa, dalla rigida URSS e dai rispettosi di diritti umani statunitensi (invasione dell’Afghanistan – 1979 – 1989, Yugoslavia – 1991 – 1995) erano chiamati “mujaheddin” (combattenti) non jihadisti.

In merito, nel mondo islamico è stato Sayyid Qutb a rifiutare l’idea secondo la quale il Jihad abbia solo natura difensiva sostenendo che il suo scopo ultimo sia quello di eliminare ogni fede diversa da quella di Allah.

Nel contempo, molti esperti islamici affermano che non esiste alcun verso del Corano che indichi la conversione come scopo della lotta ai non credenti, e al contrario la conversione forzata è proibita dal Corano che dice:” Non c’è costrizione in materia di fede e se i non credenti vi inviano garanzie di pace sappiate che Allah non ha dato licenza per combatterli”.

Un’altra dimensione del jihad che può essere usata dagli estremisti per prendere le armi è la volontà sottrarsi a un’ingiustizia.

In realtà, l’istituzione del “qist” (giustizia) è considerata la missione di tutti i profeti, secondo il Corano, che rispetta cristiani ed ebrei come “uomini del libro” e considera Gesù un profeta.

Nel Corano comunque non si menziona la giustizia come scopo di guerra.

Nonostante ciò, molti autori moderni ritengono che l’idea di jihad come guerra possa apparire nei testi islamici classici.

Al contrario, molti studiosi sostengono che questa interpretazione possa legittimare rivolte ma non giustifichi gli attacchi terroristi.

Molti versi del Corano dichiarano che l’uccisione di un innocente non combattente è proibita “Chiunque uccida una persona è come se avesse ucciso l’umanità intera”.

Basandosi su questi versi molti studiosi non ritengono i kamikaze “martiri” ma peccatori.

Inoltre, i musulmani vengono istruiti a non infliggere ferite ad animali, sradicare alberi, danneggiare infrastrutture civili dei combattenti.

A ogni modo, anche se il concetto jihad è limitato alle guerre difensive, alcuni leader estremisti potrebbero usarlo per spingere i seguaci alla violenza facendo leva sull’interferenza dei Paesi occidentali negli affari dei Paesi musulmani, le politiche aggressive di Israele, lo stile di vita e le azioni dei leader corrotti nel Paesi musulmani.

Si riferiscono al concetto di “Umma”, la comunità islamica transnazionale, sostenendo che questa ultima è sotto attacco e quindi il jihad è giustificato.Tuttavia, il loro successo si basa molto sulle divisioni politiche ed economiche.

Molti studiosi dimostrano come condizioni materiali percepite ingiuste abbiano svolto un ruolo prominente in seno ai movimenti islamici militanti.

Molti gruppi e individui si sono infatti uniti a questi movimenti motivati dalle loro condizioni economiche più che dagli insegnamenti religiosi.

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La Base di Bagram in Afghanistan

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