IL RAPPORTO TRA MEDIA E INTELLIGENCE. QUALCHE SEMPLICE RIFLESSIONE.

 

Linea di Comando dei Servizi d'informazione per la sicurezza in Italia.

Linea di Comando dei Servizi d’informazione per la sicurezza in Italia.

Si tratta di uno strano ’matrimonio’  quello tra media e intelligence, un connubio difficile, perché i media cercano informazioni in un modo ‘disperato’ (la concorrenza è spietata), e hanno il diritto di farlo per informare mentre chi opera nell’intelligence (singoli e istituzioni) ha bisogno di silenzio e discrezione nel suo funzionamento, anche se spesso utilizza i media per ottenere informazioni (le cosiddette ‘fonti aperte’ sono sempre molto interessanti), o per diffondere notizie e magari disseminare “menzogne” di proposito, al fine di avere un qualche tipo di reazioni o sollecitare ‘interessanti’ comportamenti da parte del presunto nemico.

Un ‘matrimonio’ iniziato più o meno quando l’umanità in conflitto passò da messaggi orali alla scrittura, alla stampa e all’editoria… questo va però troppo lontano dal nostro tempo.

Una parte del lavoro dell’intelligence è costituita dall’ acquisizione di una serie di informazioni relative a determinate problematiche inerenti alla sicurezza e difesa dello Stato (sotto vari aspetti), venendo in seguito le fasi di coordinamento, interpretazione, valutazione e, infine, analisi e diffusione agli addetti ai lavori delle elaborazioni degli analisti.

Le agenzie d’intelligence o, come sono comunemente conosciute ‘servizi segreti,’ (che ai nostri giorni non sono segreti, ma organi istituzionali di uno Stato), sono interessate a fonti aperte e a fonti riservate; l’intelligence vera e propria poi è il risultato di un’analisi interpretativa che vede l’integrazione delle informazioni provenienti da fonti diverse, inclusi supporti tecnici (SIGINT), umani (HUMINT), etc…. Non c’è intelligence senza informazioni ma le informazioni da sole non possono diventare tout court intelligence fruibile … e per informazioni s’intende anche quelle fornite dai media in modo aperto.

La storia dell’intelligence è fatta non solo di operazioni particolarmente brillanti sotto copertura, stimolando l’interesse e la curiosità del vasto pubblico ma è un quotidiano ad horas lavoro di routine, per la raccolta, il coordinamento e l’analisi; un lavoro continuo che deve essere sempre puntuale, in qualche modo veloce, e che usa ogni possibile fonte, aperta o coperta, anche molto semplicemente una notizia letta sui media: questa può offrire il pezzo mancante di una bene nota situazione per la quale potevano mancare alcuni dettagli preziosi. L’importanza dei mezzi di comunicazione nel campo dell’intelligence non deve essere sottovalutato, anche per produrre o diffondere “menzogne”, non solo per ottenere informazioni, ma per disseminare disinformazione…E ‘stata sicuramente una forma di strategia militare indiretta nel passato e forse lo è anche ora….

Il primo obiettivo dei media, sia esso carta stampata o televisione o web, è quello di ottenere informazioni da diffondere in tutto il mondo, cercando di essere i primi a avere lo ‘scoop’ e la spinta è qualcosa di così forte che niente può fermare i media …. i servizi segreti, al contrario, hanno una caratteristica: mantenere ‘riservata’ la maggior parte del loro lavoro, non perché è illegale ma perché è una parte necessaria per la difesa e la sicurezza di uno stato. A questo proposito, la situazione si sta lentamente modificando e anche le agenzie d’intelligence curano la comunicazione con il pubblico e la conoscenza della necessità della loro esistenza.

In passato era molto più facile controllare la stampa: per esempio, quando l’Italia decise nel 1911 di occupare le isole del Dodecaneso per costringere l’Impero Ottomano a rinunciare ai loro diritti sulla Libia, fu necessario tenere segreta la partenza della spedizione per prendere i turchi di sorpresa. Parte di essa era in partenza da uno dei porti libici (l’altra stava lasciando la costa italiana da Bari e Napoli); ai giornalisti in quel momento in Libia o integrati ufficialmente nelle truppe (l’embedded attuale), fu vietato di inviare i rapporti in Italia per giorni, proibendo l’uso del telegrafo: alcuni di loro furono addirittura tenuti a terra lontani dal porto di partenza, dicendo che era in via di organizzazione una manovra di addestramento navale, dichiarandola annullata subito dopo che la Regia Marina aveva lasciato il porto segreto per la destinazione originale. Gli stessi ufficiali imbarcati, ad eccezione del comandante della spedizione e pochi ufficiali superiori, seppero della reale destinazione solo dopo circa 6 ore di navigazione. Oggi sarebbe impossibile nascondere tali mosse, ormai, con i nuovi strumenti tecnologici (droni e varie simili…) e soprattutto con il diritto all’informazione, profondamente sentito.

Durante la Seconda Guerra mondiale, fu possibile vincere il consenso della popolazione italiana verso gli anglo-americani, ad esempio utilizzando Radio Londra (i programmi speciali della BBC in lingua italiana), come strumento potente di ‘Psyops’ (Operazioni psicologiche): salvaguardarono sempre Casa Savoia addossando al regime fascista e a Mussolini l’intera colpa del disastro. Operazione molto abile di politica e d’intelligence, utilizzando i media allora disponibili.

In tempi attuali la situazione è molto più complessa che in passato, perché televisione o minuscoli apparecchi televisivi registrano e diffondono in tempo reale ciò che accade. Nessuno dimentica che l’inizio di guerra nel Golfo del 1991 è stato mostrato in televisione in diretta; o che la televisione era lì quando i marines stavano sbarcando in Somalia nella spedizione UNOSOM nel 1992.

Media (televisione e stampa) sono ancora molto importanti nella raccolta delle informazioni, perché sono fonti aperte: possono essere un mosaico, pezzi di un puzzle che, messi insieme, possono fornire informazioni sensibili, se legati all’intelligence ricevuta, o per iniziare un nuovo dossier o per aprire un nuovo file. Un’intelligence accurata può essere d’immenso valore, sia nella diplomazia e la guerra ma se non adeguatamente valutata e applicata, è inutile. Al contrario, se fraintese, le informazioni raccolte possono anche contribuire a produrre un disastro.

Il rapporto tra i media e i servizi d’intelligence può essere a ‘dual use’: quante volte, al fine di fare propaganda o qualcosa d’altro, i media sono stati manipolati? Non sappiamo esattamente quante volte è accaduto o accade; è difficile controllarne le conseguenze. Scrisse Arthur Ponsonby nel 1928, nell’introduzione di uno dei suoi saggi (Falsehood in War-time, London, 1928): una menzogna in guerra è un’arma veramente utile e come arma è riconosciuta e ogni stato la usa per ingannare i nemico…

Quello che è stato scritto nel 1928 è ancora d’attualità. Ai media di un tempo, relativamente ‘semplici’ (radio e carta stampata), si aggiunge il web, la rete e i terroristi la usano con rara perizia, occorre riconoscere. Hanno imparato la lezione molto bene e utilizzano abilmente i mezzi di comunicazione per diffondere verità e bugie insieme, lasciando agli analisti il difficile compito di capire dove sono le bugie e dove è la verità. E poi è così facile rivendicare qualsiasi azione tramite web!

Le nuove tecnologie di trasmissione molto avanzate costringono gli operatori del settore a avere grande professionalità nel trattare con i media e nell’analisi e comprensione di messaggi provenienti attraverso il web da movimenti islamici, integralisti e fondamentalisti..

Questi ultimi hanno compreso la potenza del web e lo utilizzano con la certezza che in questo modo i loro messaggi saranno diffusi in tutto il mondo in un minuto, anche meno con una cassa di risonanza di eccezionale qualità.

Questa è la vera novità: la velocità con cui la notizia diventa globale e non è facile reprimerne la diffusione. Occorre affrontare la velocità con cui il nemico dissemina il messaggio. Abbiamo visto le conseguenze di tutti i sequestri realizzati in Iraq e altrove: lo scopo è di rastrellare denaro e diffondere un terrore generale, con una partecipazione popolare mondiale all’avvenimento, soprattutto nei paesi di origine del rapito, affinché non sia possibile altro che accedere alle richieste e liberare gli ostaggi. Le esecuzioni dell’ISIS sul web: dimostrare la forza e spargere terrore più forse all’interno del mondo islamico prima ancora che in quello degli ‘infedeli’. Un dato è certo: il web e i media aiutano, consapevolmente o meno, ad esempio i rapitori, rendendo il lavoro degli operatori di intelligence e dei governi molto complicato, perché questi ultimi hanno a che fare anche con i sentimenti popolari e nascondere ciò che viene fatto per liberare gli ostaggi è difficile…

Quello che dobbiamo ammettere è che nei tempi attuali siamo molto dipendenti dai media che possono influenzare le relazioni internazionali o essere gli strumenti forse inconsapevoli, di un terribile conflitto tra ideologie diverse.

Non demonizziamo i media sapendo per certo che sono uno strumento utile per l’intelligence ma…anche pericoloso se non saputo maneggiare con grandissima cura. Bisogna sperare molto nella professionalità, nell’onestà deontologica dell’operatore dei media!

Intelligence e media: un matrimonio interessante non scevro di pericoli.

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Emblema del potente KGB di cui Vladimir Putin fu alto esponente.

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