Russia-Turchia, due paesi a confronto e le possibili conseguenze

La portaerei 'Charles De Gaulle'(R-91) (Foto: U.S. Navy photo by Photographer's Mate 3rd Class Randall Damm)

La portaerei ‘Charles De Gaulle'(R-91) (U.S. Navy photo by Photographer’s Mate 3rd Class Randall Damm)

Il nuovo ‘grande gioco’ del Sultano Ottomano (Turchia), dell’Impero dello Zar (Vladimir) e del Califfato contemporaneo (Al Baghdadi) con nuovi potenti attori, il Re del Petrolio (Arabia Saudita) che lotta per la supremazia con il Principe degli Sciiti (Iran)…ma non è una favoletta!

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                

Uno degli aspetti più preoccupanti dell’attuale situazione in Medio Oriente è la recente crisi russo-turca e le relative conseguenze che potrebbe avere sul fronte mediorientale nonché per la sicurezza internazionale.

Russia e Turchia sono legate da una serie di interessi economici da anni. Questi paesi sono alleati strategici da tempo e negli anni hanno stipulato una serie di accordi, da decine di miliardi di dollari, in molti settori come quello energetico. L’Akkuyu Nuclear Power Plan di Buyukeceli ne è un esempio. Questo progetto, da 20 miliardi di dollari, prevede la costruzione della prima centrale nucleare della Turchia nella provincia meridionale di Mersin da parte di una società controllata dalla Rosatom (la corporation statale del nucleare russo). Il progetto dovrebbe partire il prossimo anno per essere operativo tra il 2020-2022. Inoltre la Russia fornisce più della metà del gas consumato in Turchia e in ballo c’è anche l’accordo per la costruzione del gasdotto Turkish Stream, annunciato da Putin durante una visita ufficiale ad Ankara a Dicembre 2014. Questo gasdotto dovrebbe servire per rifornire di gas russo la Turchia passando sotto il Mar Nero e la quantità non consumata in Turchia potrebbe essere venduta in Europa, garantendo un doppio affare per Gazprom.

Inoltre la cooperazione turco-russa, per impedire la creazione di uno “stato” siro-curdo, è vitale per Ankara senza considerare che la Russia usa la Turchia per aggirare le sanzioni emanate dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti dopo l’annessione della Crimea. Quindi sembra che gli interessi reali prevalgano sull’attuale immagine mediatica di scontro reciproco, poiché entrambi i paesi avrebbero molto da perdere da un aggravamento della crisi.

Il jet russo SU-24 (Fonte: Wikipedia)

Il jet russo SU-24 (Fonte: Wikipedia)

Allora perché Erdogan ha ordinato l’abbattimento di un caccia russo? E perché Putin minaccia “conseguenze tragiche”?

Alcuni osservatori affermano che l’abbattimento del jet russo SU-24 sia dovuto a un senso di frustrazione turco. La Turchia pensava di poter giocare un ruolo chiave nella crisi siriana (ruolo che cerca di fare da anni), specialmente dopo il G-20 di Antalya, ma l’unico aspetto di rilievo del vertice è stato l’incontro Putin-Obama. Gli attentati di Parigi hanno poi segnato un ulteriore passo in avanti verso una potenziale “joint venture” tra forze occidentali e russe in chiave anti-IS (la portaerei francese “Charles de Gaulle” si sta già coordinando con l’incrociatore russo “Moskva” per le operazioni in Siria). Alzare la tensione sarebbe dunque la pericolosa strategia di Erdogan per evitare che le forze NATO si uniscano a quelle russe nella soluzione della crisi siriana: un futuro di qualche genere per il regime e una sorta di divisione territoriale, che darebbe spazio anche ai curdi siriani del Rojava. Ovvero tutto ciò che Ankara non vuole.

Mentre ora il presidente turco prova a “limitare i danni” per evitare ritorsioni (come un possibile aumento del prezzo del gas), la strategia di Putin sembrerebbe essere una forte campagna mediatica, il cui obiettivo è abbattere politicamente Erdogan. Invece di una rappresaglia militare (che andrebbe solo a vantaggio dello Stato islamico) o sanzioni, che cancellino accordi da miliardi di dollari, Putin ha intelligentemente optato per una singolare, ma molto efficace, ritorsione che non metta eccessivamente a rischio gli investimenti russi in Turchia. Divulgare al mondo i loschi affari, in cui la famiglia Erdogan è coinvolta con lo Stato Islamico e altri jihadisti, serve per screditare il leader turco agli occhi dell’opinione pubblica mondiale e a mostrare l’ambiguità (difficilmente giustificabile) con cui egli gestisce la politica estera turca e la lotta al terrorismo. Putin mira a compromettere la figura di Erdogan come leader in patria e a screditarlo come principale interlocutore di NATO e UE sulle questioni mediorientali. Tutto ciò potrebbe essere la prima fase di una strategia più ampia, il cui obiettivo è emarginare la Turchia da quei vertici internazionali e dialoghi strategici con Stati Uniti e altri paesi chiave della NATO, in cui si cerca una strategia globale anti-IS.

Uno dei motivi, per cui Putin vorrebbe emarginare Ankara, sarebbe legato al patto siglato a Marzo tra lo stesso Erdogan e il governo saudita per mettere fine al regime di Assad appoggiando pesantemente le forze di opposizione siriane (con poca attenzione a distinguere tra “laici” e jihadisti). Un patto che lede ovviamente gli interessi di Mosca. La Russia avrebbe molto da guadagnare a mettere in crisi l’appoggio di UE e NATO ad Ankara.

Inoltre è da diverso tempo che l’Occidente è sempre meno interessato a sostenere Ankara sia per il sempre più palese supporto turco all’IS sia per l’impopolare deriva autoritaria che Erdogan sta portando avanti. Quindi Putin non avrebbe troppo difficoltà a inserirsi come ‘partner chiave’ di Stati Uniti e NATO circa le questioni mediorientali. Infatti, da vari giorni, Stati Uniti e Russia stanno dialogando per arrivare a una risoluzione ONU, che permetta di colpire i finanziamenti allo Stato Islamico e Mosca vuole che la risoluzione includa un provvedimento che richieda all’Ufficio del Segretario Generale di denunciare chi viola i divieti. Se tale risoluzione dovesse essere approvata, vari paesi (tra cui la Turchia) rischierebbero delle sanzioni e la cooperazione russo-americana sul Medio Oriente ne uscirebbe rafforzata.

Nonostante Erdogan abbia chiesto un maggiore coinvolgimento della NATO in sua difesa, l’ultima cosa che l’Alleanza vuole è una crisi con la Russia in zone complicate come quelle del Medio Oriente e durante una guerra difficile dagli esiti imprevedibili come quella contro l’IS. La Turchia è da tempo considerata un alleato fastidioso all’interno della NATO e il supporto che essa offre al Califfato sta spingendo vari paesi europei, come la Francia, a riconsiderare la Russia come partner in una strategia globale in grado di sconfiggere l’IS, lasciando la Turchia ai margini di tale iniziativa.

Per approfondire

http://www.independent.co.uk/voices/turkey-has-spent-years-allowing-jihadist-groups-to-flourish-so-beware-its-real-reasons-for-shooting-a6747161.html

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L'incrociatore russo “Moskva”

L’incrociatore russo “Moskva” (Fonte: Wikipedia)

 

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