ARABIA SAUDITA. GEOSTRATEGIA….fin dall’inizio del regno…

ARABIA SAUDITA. GEOSTRATEGIA….fin dall’inizio del regno…

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Una sintesi storica della politica saudita per meglio comprenderne le istanze odierne. Gli elementi di storia sono utili per avere alcune chiavi di lettura di situazioni attuali.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini     

Le rivolte nella regione mediorientale iniziate con le proteste rivolta del popolo Saharawi nell’Ovest del Marocco nell’ottobre del 2010 e propagatasi nell’intero arco mediterraneo evidenziano un elevato interventismo militare dell’Arabia Saudita.

Riyadh contrasta le manifestazioni pacifiche nei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo con energia e arriva a dispiegare le sue truppe nel Bahrein, a maggioranza sciita, con il supporto degli Emirati e nel silenzio della Comunità Internazionale.

Fautore della guerra in Libia, l’Arabia Saudita è fra i primi a supportare in Siria l’opposizione al Presidente Bashar al-Assad, alawita, e il nuovo re Salam inizia nel marzo 2015 la guerra nello Yemen contro il colpo di Stato degli Houthi, sciiti, contro il legittimo Presidente Hadi avviando un conflitto con oltre 5 mila morti, 120 mila rifugiati e un Paese devastato.

Il re consolida il potere decisionale con la nomina a principe ereditario del nipote Mohammad bin Nayef e vice erede al trono il figlio Mohammad bin Salman, della famiglia Sudairi (discendenti da Hassa Sudairi, la favorita delle 22 mogli di Abdul Aziz al Saud), ministro degli esteri Adel Jubair, tutti contrari all’accordo USA – Iran.

Abdul Aziz ibn Saud, fondatore della moderna Arabia Saudita

Abdul Aziz ibn Saud,
fondatore della moderna Arabia Saudita (Fonte: The Saudis)

Ripercorrere brevemente le radici del regno può aiutare a comprenderne meglio la strategia attuale.

L’origine dell’Arabia Saudita risale al 18° secolo quando il capo tribù Muhammad Al- Saud unisce le sue forze a quelle del leader religioso Muhammad bin Abd al-Wahhab al Tamini al Najdi.

Il Wahhabismo, costola della scuola hanabita, la più rigida delle 4 scuole sunnite, rifiuta gli altri musulmani ed è considerata per questo apostata dai governatori ottomani dell’epoca. Ma il panorama muta.

Anche se la fondazione del regno avviene ufficialmente nel 1932 ad opera di Abd Al-Aziz bin Saud, gli inizi sono del 1902 quando il capo saudita conquista Riyadh, sede della sua famiglia, i Saud.

E dieci anni dopo nasce un esercito wahhabita, l’Ikhwan (Brethren, i commilitoni, i confratelli), che per comportamenti e ostilità verso i non wahhabiti rappresenta l’aspetto militante di un movimento religioso già di per sé rigido.

Dopo aver vinto grazie all’Ikhwan numerose battaglie, nel 1915, Abd Al-Aziz pianifica la conquista dell’intero Hijaz, area a Ovest dell’Arabia Saudita comprendente Mecca e Medina, Golfo Persico a Est di Najd, e il territorio che oggi costituisce Siria e Giordania nel Nord.

Ma nel 1924, conquistata la Mecca, sottratta ad Abd Allah ibn al-Husayn ibn Alì, di stirpe Hascemita (dal clan Banu Hashim), e sancito il domino saudita nella regione, Abd Al-Aziz ridimensione il programma e l’Ikhawan.

Il movimento religioso-combattente prosegue gli attacchi contro i protettorati britannici di Iraq, Transgiordania e Kuwait sotto la bandiera di una religione che non pone limiti al jihad offensivo.

Lo scontro si accende per avere gli Ikhwan attaccato Abd Al-Aziz colpevole di aver introdotto costumi non consoni alla religione, come l’uso di telefoni, auto, musica e fumo, e prosegue fino al 1930 quando Abd Al-Aziz pone fine militarmente alla rivolta.

Dopo la sconfitta degli Ikhwan, il wahhabismo abbandona il jihad militante e rimane un movimento religioso conservatore, simile a quello originario con modeste aperture alle posizioni “evoluzioniste” dell’Islam più moderno praticato da alcuni settori dei Fratelli Musulmani.

Permane comunque sempre la tensione fra lo spirito dell’Ikhwan e il loro inestinto ideale di espansione territoriale, tanto che negli anni ‘70 tornano a essere decisivi per la politica estera Occidentale nel Medioriente in occasione dell’opposizione saudita a nasserismo, influenza sovietica e rivoluzione iraniana, che porta al potere la teocrazia sciita.

USA e non solo sostengono tacitamente il ruolo saudita contro il radicalismo sciita, composto da Iran, Iraq, Hzb’Allah libanese, Siria e Yemen, già definiti nel 2004 dal re giordano “mezzaluna sciita”, mediante la diffusione a pioggia del Wahhabismo nel mondo musulmano ma anche guerra, come dimostrano gli interventi –direttamente militari e no – in Libia, Bahrein, Siria e Yemen.

La Saudi Muslim World League apre uffici in ogni Paese con presenze musulmane e distribuisce alle comunità in Medioriente, Africa, Indonesia, USA ed Europa traduzioni wahhabite di Corano, testi dottrinali e libri di teologi moderni coerenti con le loro posizioni conservatrici. Inoltre vi finanziano la costruzione di Moschee dirette da predicatori wahhabiti e scuole gratuite d’ispirazione wahhabita.

Ritornati nei loro Paesi d’origine, queste persone esportano il modello religioso imparato e tendono a vivere secondo il modulo wahhabita nei quartieri con moschee wahhabite e centri commerciali dove è prevista la separazione dei sessi.

Mentre in passato, l’interpretazione di colti ulema – respinta dai wahhabiti – tenne le interpretazioni estremistiche della Scrittura sotto controllo, ora chiunque, anche privo di adeguata conoscenza dell’Islam può interpretare il Corano e gli Hadith nel modo appreso, quello radicale ma non puntuale dei wahabiti.

Per prevenire la diffusione del radicalismo, i sauditi cercano di deviare l’attenzione dei giovani dai problemi interni del regno.

Da recenti sondaggi emerge che mentre gli islamici dei Paesi in cui si sono verificate rivolte combatterono contro tirannia e corruzione nel loro Paese, gli islamici sauditi si focalizzano sull’umiliazione e l’oppressione dei musulmani nel mondo.

E, infatti, Riyadh incoraggiò i giovani a partecipare al flusso di reclute che dal mondo arabo si unirono al jihad afghano contro l’Unione Sovietica e in seguito combatterono in Bosnia e Cecenia o vennero addestrati da Al Qaeda.

Come l’Ikhwan, l’”Islamic State” è la ribellione contro il wahhabismo ufficiale della moderna Arabia Saudita. Si ritiene improbabile, però, che i militanti dell’IS siano jihadisti come quelli dell’Ikhwan.

Molti di loro – per le deposizione rese dai numerosi defezionisti e arrestati – sono laici, altri ex baathisti già facenti parte dell’esercito di Saddam Hussein, molti non conoscono i testi islamici.

La strategia saudita nelle fasi che attraversano gli anni ‘80 e quello dal 2019 sembra evidenziare un ritorno dell’Ikhwan…

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IL principe ereditario Saud tra ilprincipe Khalid bin Abdul Aziz e Saud bin Jiluwi: foto dei primi anni 50 (Fonte: The Saudis)

IL principe ereditario Saud tra ilprincipe Khalid bin Abdul Aziz e Saud bin Jiluwi: foto dei primi anni 50 (Fonte: The Saudis)

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