INTERVENTO RUSSO IN SIRIA E COALIZIONE USA

INTERVENTO RUSSO IN SIRIA E COALIZIONE USA

Il Re saudita e il Presidente Obama...

Il Re saudita e il Presidente Obama…

Accade in questi giorni (3-6 ottobre 2015).

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il 3 ottobre l’inattaccabile Raqqa, capitale del Califfato dell’Islamic State, subisce l’attacco aereo russo che distrugge depositi di munizioni, logistica militare e carburante.

In tre giorni, Mosca lancia oltre 60 raid che erodono sensibilmente il livello militare di IS costringendo alla fuga centinaia di militanti.

Contemporaneamente, la Russia realizza un Centro di Informazione Congiunta anti-IS insieme a Iraq, Iran e Siria, mentre migliaia di combattenti della Guardia Rivoluzionaria iraniana sono pronti a raggiungere la Siria per sostenerne da terra le operazioni.

Nell’area di gestione russa rientrano anche i curdi del Partito democratico Unito (Pyd), minacciati nel Nord della Siria dalla buffer zone autorizzata alla Turchia dagli USA, e i curdi iracheni – pesantemente attaccati da terra e dal cielo da Ankara – riforniti di armamento da Mosca.

E da ultimo anche l’Egitto offre alla Russia la disponibilità di partecipare alla sua coalizione di guerra anti-IS.

Scatta l’orchestrata campagna mediatica di delegittimazione con il comunicato congiunto di USA, Gran Bretagna, Francia, Germania, Arabia Saudita e Qatar che accusano i russi di avere attaccato opposizioni moderate, civili ma non IS.

Fanno eco l’Osservatorio per i Diritti Umani, con sede a Londra, che annota 39 civili uccisi dai bombardamenti russi ad Aleppo, Idlib, Hama e Raqqa, e l’emittente qatariota al Jazeera che racconta di raid contro un ospedale al confine con la Turchia.

Non manca la richiesta di immediato cessate-il-fuoco alla Russia da parte di esponenti di quella Coalizione che da un anno combatte con scarsi o nulli risultati IS.

Gli stessi – che partecipano sin dall’inizio delle prime, disarmate dimostrazioni in Siria, al gruppo degli Amici della Siria innescando la rivolta armata – pretendono anche che Mosca interrompa gli attacchi contro l’opposizione moderata.

La Coalizione inoltre è contraria alla presenza di combattenti sciiti di Hezb’Hallah libanese e irachena e dei corpi speciali iraniani, che con i curdi filo PKK, sono stati finora i soli a sconfiggere IS in ogni battaglia.

I fatti narrano un’altra storia.

In primo luogo, mentre i russi bombardano Raqqa e ricevono le proteste della Colazione, le forze USA in Afghanistan trovano il tempo di eseguire tre raid contro l’ospedale dell’Organizzazione non Governativa Medici senza Frontiere, di cui conoscevano le coordinate GPS.

In merito, l’ospedale – che al momento del bombardamento aveva 105 pazienti e 80 membri dello staff – parla di “violazione del diritto umanitario internazionale”, in sintonia con l’ Human Rights Watch, l’Alto Commissario ONU per i diritti umani.

Gli USA prima accreditano la presenza di terroristi nella struttura, poi parlano di “tragico incidente”, ascrivendo anche questa strage ai “danni collaterali” ben noti e non solo in Afghanistan.

Per quanto riguarda l’emittente qatarina poi, secondo Iraqi News e Press Iraq i russi avrebbero colpito un convoglio di autocisterne che viaggiava dalla Siria alla Turchia.

Le informazioni, se verificate, confermerebbero che IS continua a contrabbandare petrolio in Turchia acquisendone notevole supporto.

Contro le forze armate siriane la Coalizione sostiene in termini di logistica, armamento, finanziamento quella che chiama “opposizione moderata” composta essenzialmente da due formazioni.

La prima è il Libero Esercito Siriano con 50 mila uomini il cui addestramento è stato fornito dagli Usa in Giordania e si è rivelato inadeguato collezionando solo sconfitte, diserzioni e cessione delle armi poi usate da IS.

Il programma portato avanti dagli USA per anni si è rivelato – per ammissione degli stessi statunitensi – fallimentare.

Ancora peggiore e molto più pericolosa è la seconda organizzazione di 30 mila uomini formata da oltre 30 gruppi tra i quali emergono 4 gruppi:

  • Jaish al-Fatah, di matrice qaedista e in stretto contatto con il Fronte al Nusra, rappresentante di Al Qaeda in Siria, e ha come portavoce Abu Muhammad Holandi;
  • Ahrar al Sham, salafiti e vicini ai Taleban;
  • Jund al-Aqsa, qaedista;
  • Harakat al-Hazm, creata dagli USA ma subito allo sbando e da pochi mesi interno al Jaish al Fatah.

Singolare è la posizione della Turchia, interna alla Coalizione, ma di fatto inattiva contro IS fino al luglio 2015, quando autorizza l’uso della base di Incirlik ricevendo in cambio l’autorizzazione a formare una zona cuscinetto in territorio siriano, lungo 140 km e largo 30.

Da allora, esegue un solo raid contro IS per meno di mezz’ora, dichiara la fine del processo di pacificazione in corso da 2 anni con il PKK e avvia attacchi da cielo e terra in Siria e Iraq contro le basi per movimento.

Ankara bombarda anche i curdi ritenuti sostenitori del PKK, compresi i peshmerga del Pyd che sono stati in grado di sconfiggere IS liberando tutta l’area di Kobane, e ne assedia le città di Cizre, Silopi, Sirnak e, da ultimo, Silvan e Nusaybin, con un bilancio di oltre mille arresti e centinaia di morti.

Il tutto in vista delle elezioni anticipate che si svolgeranno il I° novembre, nelle quali il Presidente Erdogan conta di avere un maggioranza dei 2/3 che gli consentirà la riforma costituzionale per potenziare il suo ruolo.

Infine, parla il presidente Bashar al-Assad con l’emittente iraniana Khabar e attacca i leader occidentali per il fallito complotto contro di lui e fa sapere che se la soluzioneper la transazione del potere è il suo ritiro è pronto a farlo.

Per Assad l’Occidente ha dato vita al terrorismo permettendogli di espandersi i Siria e Iraq destrutturane i due Paesi.

Al contrario, continua Assad, la Coalizione di Siria, Russia, Iran e Iraq combatte il terrorismo e lo sta vincendo.

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L'altro protagonista principale...Vladimir Putin.

L’altro protagonista principale…Vladimir Putin.

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