IL DOMANI DELL’IRAN

IL DOMANI DELL’IRAN

Il Ministro degli Esteri dell'Iran, Zarif

Il Ministro degli Esteri dell’Iran, Zarif

Una panoramica sull’attuale situazione iraniana che andrà sicuramente incontro a cambiamenti notevoli dopo il recente accordo sul nucleare e il sollevamento delle sanzioni economiche. L’Iran ha un grande potenziale…di tutto…

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

A settembre, la vittoria del presidente americano sul Congresso che non ha i voti necessari per impedire nella prossima riunione l’esecutività dell’accordo sul nucleare iraniano è vissuta a Teheran con lo stesso entusiasmo del leader statunitense.

Emarginato dalla Comunità Internazionale dal rientro dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini nel gennaio 1979, l’Iran affronta la prima guerra del Golfo (1980 – 1988) scatenata dall’Iraq armato e appoggiato dall’Occidente proprio mentre la teocrazia khomeinista plasmava la popolazione imponendo la supremazia della Guida Suprema (velayat-e- Faqih) sullo Stato.

Le sanzioni adottate da USA ed EU sin dal 1998 trovano l’inizio della fine solo con la conferma dell’accordo di luglio.

Il Paese di 75 milioni di abitanti, secondo detentore di riserve di gas naturale e quarto di petrolio nel mondo, sconta una notevole caduta socio-economica della popolazione specie, fra i giovani che sono oltre 17 milioni.

In questo scenario, la cancellazione delle sanzioni dovrebbe consentire un considerevole arrivo di investitori esteri, l’espansione del settore petrolifero e il recupero dei beni congelati con stime che si aggirano dai 400 ai 500 miliardi di euro entro il 2020.

Sussistono però altre sfide per il riequilibrio di Teheran e dell’intera area.

Oltre al generale deterioramento della situazione economica, il contesto d’area presenta tre conflitti che impegnano Iraq, Siria, Yemen e numerosi attori, arabi e no, con le rispettive Coalizioni.

Sul fronte interno, le dichiarazioni della Guida Suprema Alì Khamenei non sempre coincidono con il programma del governo Rouhani, impegnatosi a dare priorità all’accordo sul nucleare ma anche a riforme sulla società civile.

Su questo punto, invece, il rapporto di Amnesty International elenca 694 persone condannate a morte dall’inizio del 2015 al 15 luglio.

Inoltre, proprio prima dell’accordo viene abbattuta una moschea sunnita nei pressi della capitale, penalizzando il 10% della popolazione che è sunnita e quindi ritenuta dai radicali vicina all’ Arabia Saudita impegnata a combattere gli sciiti anche sostenendo movimenti armati operanti nell’intera regione.

In realtà il 76enne Khamenei ha vissuto il periodo del regno di Reza Pahlevi, il rientro di Khomeini, l’attacco iracheno, le sanzioni della Comunità internazionale e gli anni dell’area moderata i cui contatti hanno portato all’accordo.

La Guida Suprema riesce con abile pragmatismo a porsi come arbitro fra il campo riformista, al quale ha consentito la continuità dei lunghi colloqui con il G 5 + 1 (i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU più la Germania), e i radicali non ostacolandone iniziative comunque non letali per il proseguimento degli incontri sul nucleare.

Le vere sfide fra i due campi si aprono il 25 febbraio 2016, quando la popolazione sceglierà i parlamentari del Majles (Assemblea consultiva islamica – ovvero il loro Parlamento) e i religiosi dell’Assemblea degli esperti.

Gli esperti eleggono ogni 8 anni la Guida Suprema e ne giudicano la congruenza dell’attività con l’interpretazione della legge islamica secondo la scuola di Qom, sede del santuario della sorella dell’ottavo Imam e di almeno 50 scuole religiose frequentate da oltre 50 mila studenti seminaristi e laici, iraniani e no.

L’elezione dei membri dell’Assemblea sarà decisiva per la scelta della Guida Suprema, i cui candidati finora designati sono Khamenei, però penalizzato dall’età, Hashemi Rafsanjani, già presidente della Repubblica tra il 1989 e il 1997, che si è candidato, e Hassan Khomeini, nipote di Ruhollah, vicino ai riformatori ma ancora indeciso sulla sua presenza.

Intanto, la popolazione aspetta i cambiamenti promessi dall’attuale presidente per avere maggiore voce nei confronti dei radicali legati alla interpretazione sharaitica (in accordo con la Sharìa) di Khomeini.

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Hassan Khomeini, l'astro nascente della politica iraniana?

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