GUERRA ED ECONOMIA

GUERRA ED ECONOMIA

La guerra distrugge anche l’economia che però può riprendersi con il volano del giro d’affari della ricostruzione. I morti…non possono riprendersi.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il simbolo ufficiale d Gaza

Il simbolo ufficiale d Gaza

Muhammad Mustafà, Ministro dell’economia palestinese, calcola in 3 miliardi di dollari i danni subiti fino ad ora dalla Striscia di Gaza per i bombardamenti in corso dall’8 luglio da cielo, mare e terra.

Piccole imprese a conduzione familiare, fabbriche e aziende private, palazzi e abitazioni, scuole, moschee, ospedali, terreni agricoli sono distrutti o gravemente danneggiati.

Le infrastrutture civili dalle reti elettrica e idrica alle fognature, dalle linee telefoniche alla rete di distribuzione del carburante sono devastate.

La disoccupazione già al 40% prima dell’attacco israeliano è stimata in crescita al 44%.

Dall’altra parte, Israele è il primo in termini di numero di armi vendute al mercato interno e la sua industria militare contribuisce al 3,5% del Prodotto Interno Lordo.

Nel corso di Fiere prontamente preparate dopo ogni attacco a Gaza, Compagnie private e pubbliche presentano l’armamento utilizzato e testato nel corso della campagna di Gaza e quindi portatore di un valore aggiunto che ne aumenta i profitti. Alla fine di luglio, l’industria Aerospaziale di Tel Aviv ha lanciato un appello agli investitori privati per la produzione di nuove bombe.

Non mancano i costi civili con significativa erosione del Welfare: tagli alle spese nei settori di istruzione, sanità e trasporti; chiusure di fabbriche e aziende agricole; sensibile calo dell’industria turistica; perdita del mercato di Gaza sia fra i compratori che per la manodopera a basso costo.

A livello macroeconomico, l’Istituto Israeliano di Statistica segnala un forte calo delle esportazioni verso l’Europa a causa della Campagna “Boycott, Disinvestment and Sanctions” (BDS) di boicottaggio delle merci provenienti dalle colonie e distribuite come prodotte in Israele.

Il tentativo israeliano di diversificare l’export, spostandone il baricentro dall’Europa all’Asia ha registrato un calo del 7% nell’area europea e del 10% in quella asiatica rispetto ai livelli dell’inizio 2014.

La realtà è che un Paese in guerra allontana gli investitori esteri, come ha platealmente dimostrato il vuoto registrato nell’aeroporto Internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, dopo essere stato sfiorato dai razzi esplosi dalla Striscia di Gaza.

Gli alti costi della guerra sono calcolati in miliardi di dollari e si sommano ai 500 milioni di dollari stimati in perdita rispetto agli introiti dal turismo del 2013, in termini di riduzione di addetti al settore e di visitatori.

Presso l'ospedale Al Gods di Gaza

Presso l’ospedale Al Gods di Gaza

In questo contesto, si inseriscono le esercitazioni militari previste dal 21 settembre 2014 in Sardegna a Capo Frasca, dove piloti israeliani voleranno con caccia F15 ed F16, ora in azione a Gaza, insieme ad altri aerei d’attacco come Tornado, Amx e Mirage, italiani e di altri Paesi alleati. E’ previsto che, come nelle precedenti esercitazioni, gli aerei oltre al sorvolo sgancino bombe da 6 chili ai 500 fino a una tonnellata.

La partecipazione di Israele a queste esercitazioni risale al Memorandum del 2005 che stabilisce la cooperazione militare fra Roma e Tel Aviv rinnovabile nel 2015.

Non pochi Movimenti e Associazioni pacifisti chiedono la revoca del programma.

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