I RAZZI DI HAMAS E I MISSILI DI ISRAELE

I RAZZI DI HAMAS E I MISSILI DI ISRAELE

Una intensa analisi corredata da interessanti notizie sui gruppi estremisti ultrà delle colonie…per avere un panorama completo. La ragione non è prerogativa di nessuna delle due parti. Rinunciare a qualcosa per rilanciare la pace ma che tutte e due le parti lo facciano.                                                                                                                                                

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Muro 'del Pianto'...n.2

Muro ‘del Pianto’…n.2

Ban-ki Moon, Segretario Generale dell’ONU, ha riunito il 10 luglio il Consiglio di Sicurezza dell’ONU per fare il punto sulla peggiore crisi esplosa in questi ultimi giorni fra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese.

Il Segretario Generale condanna il lancio di razzi ma anche l’eccessivo uso della forza da parte di Israele e ottiene dall’Egitto la riapertura del valico di Rafah per ricevere i palestinesi feriti e che con il Qatar eserciti pressioni su israeliani e palestinesi per il ritorno all’accordo sul cessate il fuoco del novembre 2012.

I razzi da Gaza colpiscono Nord, Centro e Sud di Israele fino al deserto del Negev, dove la sera del 9 luglio si sono schiantati nella sabbia non distanti dalla centrale nucleare di Dimona.

Hamas, Jihad Islamico Palestinese, Comitati di Resistenza Popolare e gli altri gruppi armati della Striscia di Gaza sono uniti nella resistenza contro Israele che da tre giorni bombarda Gaza senza trascurare le incursioni in Cisgiordania.

Non sono più i razzi artigianali costruiti nelle officine della Striscia con tubi di ferro ed esplosivo ricavato dai fertilizzanti. Sono razzi derivati dal cinese WS-1 che può portare 75 chili di esplosivo con una gittata di 45 km e modificati per raggiungerne 150.

Sono differenti dai missili perché privi del giroscopio, cioè sono privi di un sistema di guida per cui, orientati verso un obiettivo, non possono individuare autonomamente il punto di arrivo né correggere la rotta.

Proverrebbero da Iran, Siria, Libia ed Hezb’Allah libanese attraverso i contrabbandieri del Sinai passando dai tunnel scavati sotto la frontiera che divide il valico di Rafah, in Egitto, da Gaza.

Insomma mentre gli obsoleti Qassam 1, Qassam 2 e Qassam 3 avevano una gittata massima di 17 km, dal 2006 vengono usati:

–       il Grad e il WS – 1 E, alti 4 metri, con una gittata di 20 km;

–       il Farj – 5, alto 7 metri, con una gittata di 75 km e un peso di 175 kg;

–       l’M-302, alto 5 metri, con una gittata di 150 km e un peso di 170 kg,

quasi tutti intercettati dall’Iron Drome, la cupola di acciaio israeliana che li localizza in volo, studia la traiettoria e il punto d’impatto lanciando un missile che li intercetta a grande altezza.

Dal 2002, quando venne usato per la prima volta il Qassam, di razzi ne sono stati esplosi oltre 11 mila che hanno provocato 28 morti, fra cui 14 israeliani, e una cinquantina di feriti.

Nei tre giorni di bombardamenti a tappeto di Gaza, Caccia F – 16, droni muniti di missili Hell fire ed elicotteri da combattimento hanno lanciato oltre 600 tonnellate di esplosivo e colpito anche 60 abitazioni causando 81 morti, di cui circa la metà sono donne e bambini, e 560 feriti.

Muro 'del Pianto' n. 1

Muro ‘del Pianto’ n. 1

A Gaza, che ha la densità più alta del mondo con 1,7 milioni di abitanti in 364 km2, molti civili, nonostante gli avvertimenti dell’Esercito Israeliano un minuto prima di aprire il fuoco, non si sono allontanati dalle loro abitazioni per proteggere famiglia e abitazione.

E diventano “scudi umani” perché spesso si trovano proprio in quel palazzo o nelle immediate vicinanze del terrorista da colpire e allora per i militari se non sono ostaggi sono complici, anche se si tratta di donne e bambini.

In realtà lo “scudo umano” così come “i danni collaterali” sono propri di una strategia militare senza limitazioni che non fa distinzioni fra civili e combattenti.

Contestualmente l’Esercito israeliano esegue raid a Nablus, Jenin, Gerusalemme est, Silwan, Beit Safafa, Wadi Joz e nei campi profughi di Aida, Dheisha, Qalandiya, arrestando persone sospettate di appartenenza e/o contiguità con Hamas e i partecipanti alle proteste.

Mentre il Governo richiama 40 mila riservisti, migliaia di soldati israeliani e carri armati sono schierati ai confine di Gaza, nei campi agricoli a Sud di Israele, in attesa dell’ordine di entrare nella Striscia.

Fra i media si distingue il quotidiano Maariv, vicino al Governo, che pubblica le foto dei leader di Hamas che dovrebbero essere uccisi per porre fine al lancio dei razzi: l’ex Premier di Gaza Ismail Haniyeh, Yahiya Sannour, Mohammad Deif, Raid al-Attar, Ruhi Mishtaha e Marwan Issa.

Il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) prende una decisione da troppo tempo rinviata: denunziare Israele per crimini di guerra davanti alla Corte Penale Internazionale dell’ONU. E per rinforzare il primo passo a livello internazionale nel tentativo di fermare l’ennesima offensiva di Tel Aviv, egli conferma l’intangibilità dell’avvenuta riconciliazione con Hamas.

Mahmoud Abbas (Abu Mazen)

Mahmoud Abbas (Abu Mazen)

Abbas sa che proprio dieci anni fa (il 9 luglio 2004) la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) dichiarò illegale il Muro di Separazione costruito da Israele nella Cisgiordania occupata erodendo significative porzioni delle terre palestinesi affermando che era “una violazione . . . della legge umanitaria internazionale”.

Di più, a fronte della posizione israeliana che presentava la barriera come necessità per impedire ai kamikaze di penetrare il Paese per eseguire stragi di civili, la CIG affermò di “temere” che il progetto non sarebbe stato una misura provvisoria, come sosteneva Tel Aviv, ma un’annessione di territori palestinesi. E per questo la CIG sentenziò che Israele provvedesse immediatamente al risarcimento del danno per violazione della Convenzione di Ginevra del 1949 sui diritti civili in tempo di guerra.

Il Presidente palestinese sa anche come andò a finire. Tel Aviv chiese agli USA di impedire che il parere della CIG arrivasse al voto del Consiglio di Sicurezza ONU. E lo ottenne. Non solo. Il lavoro diplomatico statunitense impedì anche che il parere della Corte dell’Aja potesse cambiare qualcosa sul terreno. Infatti, il muro di 730 km, fatto di reticolati e mura di cemento armato, alti fino a 8 metri, con telecamere e sistemi di allarme elettronico, è stato completato. E il Premier israeliano ha già dichiarato che un altro Muro di Separazione sarà costruito da Eilat fino al Golan lungo la Valle del Giordano.

E’ trascorsa solo una settimana dal ritrovamento dei corpi di tre Episodio che innesca una spirale di azioni di gruppo, rapimenti e il brutale omicidio di un sedicenne palestinese, sequestrato, ferito e bruciato ancora vivo da una banda di 6 coloni minorenni. studenti ebrei minorenni sequestrati, uccisi e bruciati in una fossa di Halhoul, vicino a Hebron.

Il giorno dopo, a Gerusalemme, un colono apre il fuoco contro un gruppo di palestinesi nel quartiere di Jabal al-Mukabbir mentre estremisti formano una catena umana agli ingressi del quartiere minacciando con pistole i residenti. Nello stesso giorno, nel villaggio di Beit Sahour, vicino a Bethlemme, alcuni coloni cercano di rapire un bambino mentre analoghe aggressioni si verificano ad Hebron e a Est di Yatta. In quei giorni, appena precedenti all’esplosione della crisi, il Premier israeliano condanna l’uccisione del minorenne palestinese ed esponenti della società civile con parte dei media restano sorpresi per le orribili uccisioni dei quattro minori.

Perché non c’è alcuna giustificazione per le mostruose uccisioni. La violenza, però, non è cominciata da lì. In realtà dura da tempo.

Solo dopo i barbari omicidi dei quattro minori, media e personalità scoprono la presenza di nazionalisti religiosi, ultrà delle colonie che si uniscono in bande per incendiare moschee, piantagioni e abitazioni di arabi, Escono da Kiryat Arba, Yitzhar, Sussia, Adam, Beit Yattir e dagli altri numerosi insediamenti.

I Muri che dividono....

I Muri che dividono….

Eppure chi oggi si sorprende dell’ultimo, cruento, episodio non può non sapere che da anni questi gruppi vengono denunziati alla Polizia, che non era ancora riuscita a risolvere un caso. I gruppi, noti ma mai perseguiti, sono gli “Hilltop Youth” (quelle che scendono dalle colonie in collina), gli estremisti de “La Familia”, il cui website ufficiale conta 13 mila adesioni, “Lehava”, che agisce con spedizioni punitive contro commercianti e imprese arabe, i gruppi che firmano le loro incursioni con la scritta “Mehir Tag” (il prezzo da pagare) e sono noti come “Price Tag Gangs”.

I palestinesi guardano i media occidentali e si chiedono perché la narrativa sulla loro violenza non inizi mai con il loro dolore, con i loro figli uccisi o con la violenza quotidiana dell’occupazione israeliana. Decenni di fallimenti politici a livello internazionale hanno creato il vuoto che genera la violenza.

Tutto questo non finirà finché ci sarà l’occupazione.

E nel frattempo dolore e sofferenza restano.

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