AFGHANISTAN. IL NUOVO PRESIDENTE E I TALEBANI

AFGHANISTAN. IL NUOVO PRESIDENTE E I TALEBANI

Afghanistan, Egitto, Tunisia…periodo di elezioni politiche …nuovi Presidenti..i problemi sono sempre quelli: stabilità, armi, droga, potere, lotta ai talebani che avanzano, impianti petroliferi . E si continuerà così per molto tempo ancora.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Abdullah Abdullah

Abdullah Abdullah

Una settimana prima che il ballottaggio decida chi sarà il 14 giugno il successore di Hamid Karzai il candidato favorito scampa a un attentato. Poco dopo mezzogiorno del 6 giugno, Abdullah Abdullah esce dall’Ariana Kabul Hotel nel quartiere occidentale di Kot-e-Songi con un corteo di auto diretto al vicino Hotel Continental quando due esplosioni investono il convoglio.

Non riportano danni Abdullah e Zalman Rassoul, già Ministro degli Esteri che aveva raccolto l’11% dei voti nel primo turno del cinque aprile e aveva deciso di sostenere Abdullah, mentre restano uccisi una delle guardie del corpo di Abdullah e cinque civili e una ventina sono feriti. L’azione viene rivendicata pochi giorni dopo dai Talebani che nonostante la campagna con centinaia di iniziative armate per terrorizzare i cittadini non raggiungono l’obiettivo di fermare il processo elettorale.

Gli attentati continueranno anche dopo le votazioni perché non si scontrano solo due candidati ma due visioni completamente diverse della realtà afghana.

Da un lato ci sono i candidati alla Presidenza. L’antagonista di Abdullah è Ashraf Ghani, già funzionario della Banca Mondiale e Ministro delle Finanze, con il 31% dei voti ad Aprile e ora alleato con il radicale Sayyaf votato al primo turno dal 7% degli elettori. Ghani tenta di attrarre i conservatori religiosi e i mujaheddin con un’agenda socio-economica che mira a integrare l’economia locale con quella asiatica e internazionale per rendere il Paese meno dipendente dagli aiuti esteri. Ma di fatto, anche Ghani avrebbe assicurato gli USA di firmare l’Accordo bilaterale per la sicurezza che significa la permanenza statunitense e occidentale in Afghanistan.

Ashraf Ghani

Ashraf Ghani

Dall’altra parte ci sono gli studenti di teologia delle madrasse (Scuole coraniche) ispirate dal ‘deobandismo’, diffuso dal 1865 a Deoband, nell’Uttar Pradesh a 140 km Nord- Est da Delhi e ai confini con il Nepal. I ‘deobandi’ aderiscono per la maggior parte alla scuola giuridica dell’imam Abu Hanifa, al loro fondatore hajji Muhammad Abid Husayn e al mistico Shah Waliullah Dihlawi. Fino alla divisione India – Pakistan del 1947 sono stati moderati e aperti alle altre correnti religiose fino alla loro radicalizzazione nei decenni successivi, tanto da contare fra gli studenti Mullah Omar, il leader dei Talebani.

Nazionalisti, ostili alle interferenze straniere, i Talebani hanno avuto contatti con gli USA durante l’invasione sovietica in Afghanistan ma ora sono orientati a proseguire la guerra contro gli stranieri e i loro alleati occidentali. E nella realtà, pur avendo ospitato Al Qaeda e i suoi leader, si sono sempre smarcati dal terrorismo jihadista internazionalista di matrice qaedista. Bin Laden infatti non ha mai prestato giuramento al Mullah Omar, che ricambiava con altrettanta distanza e fastidio fino a criticarne apertamente la sua esposizione mediatica.

Il futuro Presidente trova un Paese di grande importanza geostrategica, situato com’è al crocevia tra Asia Centrale e Meridionale, Occidentale e Orientale, rispetto a Russia, Cina, Iran e Pakistan, e alle riserve energetiche del Caspio e del Golfo.

In questa fase nella quale la strategia USA/NATO sta portando a un nuovo confronto con Russia e Cina, la presenza straniera in Afghanistan significa una sempre maggiore interferenza militare occidentale nella regione Asia/Pacifico. La firma del Trattato bilaterale con gli USA vuole dire la permanenza di 9 mila militari, altrettanti contractors, utilizzo di basi, interventi militari – su richiesta afghana- e addestramento ai locali in una guerra finora costata oltre 600 miliardi di dollari, ai quali si aggiungeranno altri 5 miliardi all’anno fino al 2020.

Inoltre, anche la fine delle Forze Internazionali per l’Assistenza alla Sicurezza in realtà continua con l’aiuto economico di 4 miliardi di dollari l’anno da parte dei “Paesi donatori”, tra cui l’Italia.

E l’Italia, con l’Accordo di partenariato del 2012 concederà al Governo afghano un credito agevolato di 150 milioni di euro per infrastrutture strategiche a Herat e il sostegno alla società civile che si aggiungono ai 5 miliardi di euro finora spesi.

Per l’Italia resterà una residua presenza militare con l’impegno della Joint Air Task Force che – secondo l’Aeronautica – “continuerà a operare in Afghanistan con aerei da trasporto tattico c-130 J, aerei da guerra elettronica EC-27 e Predator B”.

I Talebani considerano le votazioni una farsa imposta dagli Occidentali.

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Zalman Rassoul

Zalman Rassoul

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