IRAN. I COLLOQUI DI VIENNA

IRAN. I COLLOQUI DI VIENNA

Fra pochi giorni (7-9 aprile ) nuovi round di colloqui a Vienna sull’Iran. Alcune situazioni non si sbloccano anche perché nell’area mediorientale i nodi internazionali sono ancora ‘nodi gordiani’ che potrebbero essere sciolti solamente con la spada….cioè sul campo. Poiché il vantaggio dell’attuale globalizzazione fa sì che per fortuna non si ricorra che in rari casi al conflitto armato, gli incontri tra le parti continuano anche se i risultati ottenuti sono però molto limitati ad ogni meeting.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Sergei Rybkov

Sergei Rybkov

I colloqui di Vienna svolti fra il 18 e il 20 marzo si sono conclusi con esito incerto per tre motivi inerenti all’intervenuta nuova posizione di Russia, USA ed Unione europea.

Il vice Ministro degli Esteri russo Sergei Rybkov ha dichiarato che l’eventuale peggioramento della crisi in Ucraina potrebbe impedire la soluzione diplomatica  entro luglio 2014 come stabilito dall’Accordo di Ginevra del 24 novembre 2013 fra Iran e i Paesi del Consiglio di sicurezza ONU insieme alla Germania nel Gruppo P5 + 1.

Gli USA hanno immediatamente avvisato che l’eventuale sviluppo del programma nucleare iraniano salderebbe un rapporto privilegiato Teheran- Mosca inaccettabile, atteso che nei giorni precedenti i due Paesi hanno siglato un accordo preliminare per la costruzione di almeno due centrali nucleari a Busheir. In secondo luogo, l’Alto rappresentante della politica estera europea Catherine Ashton nel corso della recente visita a Teheran aveva sollevato dubbi sulla possibile soluzione dei negoziati nei tempi stabiliti. Inoltre la baronessa Ashton, ‘ministro degli Esteri’ europei, aveva incontrato nella capitale iraniana alcuni dissidenti senza informarne il locale Ministero degli Esteri il cui titolare, Javad Zarif, aveva cancellato in segno di protesta il previsto colloquio bilaterale con la rappresentante europea. Infine Israele aveva avvisato Vienna che stava valutando l’ipotesi di un intervento unilaterale in Iran.

Catherine Ashton

Catherine Ashton

I tre casi diplomatici hanno provocato l’irrigidimento iraniano sull’accordo riguardante il reattore ad acqua pesante di Arak, la cui chiusura è stata dichiarata assolutamente esclusa da Abbas Araghci, vice Ministro degli Esteri e numero due del team negoziale. Posizione criticata dal gruppo di 83 senatori statunitensi che in una lettera inviata al Presidente hanno ribadito che l’Iran deve cedere Arak.

In questo clima, i negoziatori hanno aggiornato il nuovo round dei colloqui a Vienna dal 7 al 9 aprile.

Le ripercussioni sul fronte interno sono tutte favorevoli ai conservatori riferentisi all’ex Presidente Ahmedinejad e con vasto seguito nei poli conservatori a Qom e Mashad. Non a caso, in questi giorni gli ultraconservatori hanno ottenuto la chiusura di alcuni quotidiani, il blocco dell’avvicendamento dei vertici della Televisione di Stato e il rinvio della promessa scarcerazione dei leader riformisti agli arresti dal 2011.

La difficile situazione regionale è già gravata dalle ricadute della guerra civile in Siria su Libano e Iraq e vede allontanarsi quel clima di distensione favorito dal mancato intervento militare a Damasco e dal ripristino della scelta diplomatica fra Iran, USA e Comunità internazionale.

L’intervento d’interessati attori areali da Israele all’Arabia Saudita, dalla Turchia  alla Giordania nonché gli eventi in corso in Ukraina sembrano avere considerevolmente ridimensionato l’opportunità aperta dal Vertice di San Pietroburgo del 5-6 settembre 2013.

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Qom

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