POSIZIONE DI ISRAELE E PALESTINA SUL CONFLITTO: agli antipodi….

POSIZIONE DI ISRAELE E PALESTINA SUL CONFLITTO: agli antipodi….

OA segue sempre con interesse le vicende del conflitto israelo-palestinese, lungo, difficile, che non sembra poter trovare soluzione dopo quasi 70 anni di gravi contrasti. Gli errori sono da ambo le parti, senza se e senza ma. La teoria dell’occhio per occhio, dente per dente, non ha mai dato frutti positivi. E non li darà finché ognuna delle due parti non cederà qualche ‘metro’ e evitare ulteriori distruzioni e morti. Facile a dirsi: quasi impossibile da realizzare.

Il Direttore Scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Alla conclusione dell’incontro del marzo 2014 alla Casa Bianca fra USA e ANP la reazione dei diretti interessati non poteva che essere agli antipodi.

Tel Aviv risponde come di consueto con i fatti e annuncia il 20 marzo progetti per altre 2.269 unità abitative di cui 1.015 negli insediamenti di Leshem, Beit El dura-mountaine Almog, già approvati, e 1.254 ad Ariel, Shvut Rachel, e Shavel Shomrom, come precisa l’ONG israeliana per i diritti umani Peace now.

Inoltre, alla titubanza dell’ANP per aderire alla richiesta USA-Israele di prolungare il termine per gli Accordi conclusi nel “processo di pace” dal 29 aprile a fine dicembre 2014, è Naftali Bennet, esponente della destra e legato ai coloni, a minacciare la mancata liberazione degli ultimi trenta detenuti politici promessi nell’Accordo del luglio 2013 “perché i palestinesi non hanno fatto alcun passo avanti nel processo di pace promosso dagli USA”.

Per i palestinesi questa volta è il OLP a prendere posizione pubblicando il 19 marzo un dettagliato rapporto di quanto accaduto nei Territori Occupati dalla ripresa negoziale.

 Le Forze armate israeliane hanno;

–       ucciso 56 persone e ferito 897;

–       eseguito 3.676 incursioni aeree in area “A”, a esclusivo controllo palestinese;

–       arrestato oltre 3 mila persone;

–       bombardato Gaza con decine di raid aerei ed effettuato centinaia di incursioni con l’IDF facendo fuoco sui manifestanti gazawi ed eseguendo omicidi mirati nei confronti di militanti dei gruppi armati;

–       costruito in Cisgiordania 10.509 unità abitative per coloni e demolito 150 case palestinesi.

Membri dell'IDF3

Membri dell’IDF3

Il Rapporto ha presumibilmente preso spunto dal precedente documento di Amnesty International intitolato “Trigger happy” (grilletto facile v. link alla fine dell’articolo) in cui si evidenzia la scarsa attenzione dei militari israeliani per la vita dei palestinesi in almeno 48 dei casi esaminati nei quali risulta evidente la sproporzione dell’intervento contro persone non in grado di costituire una minaccia.

Documento che trova eco nell’articolo di Gideon Levy pubblicato sul quotidiano Ha’aretz (17 marzo 2014) in cui viene citato fra i diversi casi quello in cui l’Israel Defence Forces (IDF) ha prima lanciato un missile anticarro contro una casa a Bir Zeit in Cisgiordania dove si presumeva si nascondesse un ricercato e dopo fatto uso di un bulldozer distruggendo l’abitazione e uccidendo tre giovani militanti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina che “volevano compiere un attentato nel prossimo futuro”.

Altri casi indicati sono quelli inerenti a una donna, uccisa al confine fra Gaza e Khan Younis perché troppo vicina alla recinzione che circonda Gaza e a un bambino a Jalazun, colpito da un proiettile alle spalle. In questo modo, secondo il Centro di Informazione Israeliana per i diritti umani B’Tselem sarebbero state uccise dozzine di persone.

Inoltre, sono documentate le “operazioni di detenzione” che si succedono tutte le notti per seminare paura nei villaggi invadendo le case alla ricerca di persone, perquisendo e distruggendo.

L’IDF – secondo l’articolista – chiama queste operazioni “strumento del caos” e consistono nell’assaltare una comunità di civili per creare panico e incutere paura, secondo le descrizioni  dell’Organizzazione ebraica dei Diritti umani Yash Din operante nel carcerario.

Israele ha criticato il Rapporto dell’OLP e ribadito che l’alto numero di vittime dipende dall’alto numero di attentati compiuti dai terroristi palestinesi che nel 2013 hanno ferito 132 israeliani. Tel Aviv si riferisce ai coloni che l’IDF scorta durante le loro scorribande nei villaggi palestinesi come documentato da numerosi gruppi di cittadini israeliani e palestinesi impegnati nei diritti umani.

Numerosi coloni sono responsabili di incursioni in luoghi sacri palestinesi come la Moschea    Al Aqsa a Gerusalemme e la Tomba di Giuseppe nel campo profughi di Balata, a Nablus.

Attacchi che dal luglio 2013 sono stati oltre 500 in Cisgiordania e Gerusalemme Est con danni, devastazione di abitazioni, vandalismo di chiese, moschee, edifici pubblici e privati.
mai perseguiti.

La distanza fra le rivendicazioni dei contendenti e il complesso quadro geo-strategico della Regione inducono a ritenere un fallimento il negoziato.

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Il nuovo logo del IDF

Il nuovo logo del IDF

Vedi anche:

http://nena-news.it/trigger-happy-amnesty-accusa-soldati-israeliani-di-avere-il-grilletto-facile/

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