Dunque…i migranti.

Dunque…i migranti.

Pochi giorni fa, il 5 settembre, la Comunità di Sant’Egidio ha indetto una interessante conferenza stampa con particolare riguardo a proposte concrete per una immigrazione regolare, attraverso canali umanitari.

E’ evidente che il problema dei migranti è un problema italiano (in particolar modo ma dovrebbe essere europeo), perché è l’Italia che salva in mare il più gran numero di costoro dalla morte, ma è altresì un problema assolutamente complicato per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione, cioè il realizzare una seria ‘governance’ di una popolazione migrante, quella irregolare, che non è o non vuole essere al corrente delle regole che governano un paese europeo quale l’Italia, di tradizione cristiana, democratica e liberale. Almeno al momento non sembra che governi passati e presenti riescano a ‘governarla’ come si dovrebbe.

Indubbiamente il problema di una elefantiaca lenta burocrazia aggrava la situazione perché ci vogliono molti mesi per definire e regolare la presenza di un migrante e questi nel frattempo può prendere altre strade irregolari se non può rimanere nei centri di accoglienza, per la fine del periodo di permanenza nella stessa, in attesa della risposta alla richiesta di permesso di soggiorno o di altre pratiche connesse, quali ad esempio ricorsi per negazione dei permessi richiesti.

Correttamente il Presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, nella conferenza stampa, si riferiva in particolare ai minori non accompagnati: e sono molti coloro che arrivano sulle nostre sponde.

È indubbio che questa forse può essere una delle vie, se non la migliore, per riuscire a concretare e organizzare una integrazione che al momento non sembra essere stata realizzata anche per i gravi problemi connessi all’accoglienza. I minori non accompagnati possono essere più facilmente avviati alle scuole, per imparare la lingua italiana e per riuscire a integrarsi a mano a mano in una società indubbiamente nuova per loro. Ricordava il Presidente della Comunità che bisogna offrire a questi giovani, che sicuramente possono essere una risorsa per l’Italia in forte calo demografico, un percorso formativo importante e ben calibrato, chiedendo anche che venga promosso in Italia lo strumento dell’affidamento familiare, peraltro previsto per legge, ma di difficile e oltremodo lenta attuazione.

Sembra altresì evidente che, se ben avviati, questi minori, una volta divenuti maggiorenni, possono trovare lavoro, integrarsi in modo relativamente più facile. Una volta avuto il lavoro e integratisi nella società italiana, la maggior parte di essi indubbiamente chiederà il ricongiungimento familiare per far arrivare in Italia almeno i propri genitori: si tratterebbe di una ulteriore migrazione ma in questo caso con possibilità di integrazione maggiore rispetto a coloro che arrivano in modo irregolare.

È vero che il governo ha ampliato con il decreto flussi la possibilità di avere una migliore migrazione che sia più regolare, ma ancora al momento l’accoglienza non è al livello di quello che dovrebbe essere, se vogliamo considerare, come fa la Comunità di Sant’Egidio, la migrazione come uno strumento importante di crescita della società italiana, elemento di sviluppo, e non un grave problema sociale, come sembrerebbe essere attualmente.

“L’immigrazione non è una emergenza, ma un fenomeno strutturale che si può e si deve gestire”, sostiene Impagliazzo: è vero, ma occorrono centri di accoglienza diffusi sul tutto il territorio e soprattutto bisogna incrementare i ‘reinsediamenti’ in Europa, che invece avvengono con grande lentezza e con numeri minimali, per totale disinteresse concreto della maggior parte degli Stati Europei, peraltro alcuni com’è per la Germania o la Francia, sono  già gravati da un consistente flusso migratorio.

Le proposte della Comunità sono indubbiamente coerenti e interessanti, ma è un fatto conclamato che bisogna lottare con una burocrazia inefficiente, con cooperative sociali che si dovrebbero occuparsi di questo problema, non sempre molto oneste (recenti esempi lo confermano), e con altri problemi concreti che al momento non sembrano risolvibili. È vero: non è un’invasione ma la società italiana e quella europea, soprattutto, non sono ancora in grado di recepire e prendersi cura di queste ‘risorse’ umane, per un corretto inserimento in un continente del quale, al 90%, ‘le risorse’ non conoscono origini e strutture, modo di pensare e di agire. 

È sempre più importante considerare la migrazione come un fenomeno strutturale che indubbiamente aumenterà nei numeri, considerata la situazione politica di alcuni paesi del Sahel come il Niger, il Gabon, il Sudan e il Mali, per citarne alcuni.

Occorre prepararsi perché i flussi irregolari aumenteranno verso un’Europa che ha indubbiamente perso la sua primaria identità e il suo ruolo nella politica internazionale.

La società europea cambierà e occorre prepararsi a questo, proprio avendo un occhio particolare per il fenomeno migrazione e soprattutto per coordinarlo e avviarlo verso una coesistenza pacifica tra etnie diverse. 

Il problema si presenta complesso e di difficile soluzione, anche e forse soprattutto per riuscire a governare una immigrazione irregolare già presente e non ‘accolta’ e ‘avviata’ come avrebbe dovuto essere, ma occorre arrivarci perché ne va della stabilità della società italiana e europea.

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