Le proteste in Iran…si muove il bazar…

Le proteste in Iran…si muove il bazar…

teheran

Le proteste continuano in Iran, in 112 città e cittadine, ormai da più di quattro settimane. Uomini e donne insieme, e vicini, protestano chiedendo la libertà e inneggiando di nuovo allo Shah, al quale nel 1978/79, scesi in piazza, auguravano la morte.

Due sono gli elementi più interessanti da notare in questo momento della sollevazione del popolo iraniano: uno riguarda la ricomparsa delle bandiere con il sole e il leone, simbolo della dinastia precedente; queste bandiere si sono viste anche a Roma durante la dimostrazione fatta di fronte all’ambasciata dell’Iran. C’è da chiedersi, sempre, da dove sono arrivate: sono nuove, intonse come se fossero state confezionate recentemente…

Il secondo è che anche gli uomini sono accanto alle loro donne nella protesta contro il regime, segno evidente che la sharia islamica che demonizza la prossimità fisica dei tuoi generi, non è più accettata, quantomeno per rivoltarsi contro un regime che soffoca tutti.

E poi occorre valutare un terzo punto di grande importanza, quello che riguarda la posizione dei ‘bazari’, cioè di coloro che a) economicamente sono molto importanti e b) anche psicologicamente hanno grande presa sulla popolazione di tutti livelli sociali. infatti nei giorni scorsi il bazar ha chiuso le sue botteghe per poter partecipare alle manifestazioni che si svolgono in piazza: segno chiaro della presa di posizione di quei commercianti e imprenditori nel cuore di una parte economica importante in quello Stato.

Il ricordo corre veloce alla rivoluzione che ha fatto decadere la dinastia Pahlavi. Due furono i momenti importanti di quelle dimostrazioni, come già ho avuto modo di ricordare precedentemente: il primo fu quando la massa critica dell’esercito decise di mettersi dalla parte della rivoluzione islamica e l’altra, quando anche commercianti del bazar decisero di fare la serrata e supportare le dimostrazioni in atto.

In Europa non si comprende molto bene quale sia il potere economico e politico del mondo commerciale del bazar: i turisti che vanno in questo articolato centro commerciale di secolare istituzione, lo vedono solo come un posto coreografico dove comprare ricordi del loro viaggio e vedere donne e uomini fare acquisti per la vita quotidiana.  Ma non sanno veramente quello che si cela dietro quelle che sembrano essere piccole botteghe: il denaro che circola, gli affari importanti che si fanno, la politica attiva che viene svolta.

Qualcosa sta seriamente cambiando in Iran, anche se personalmente non vedo possibile al momento un serio rovesciamento del potere islamico, a meno che gli Stati Uniti, come accadde nel dicembre 1978, siano alla base di queste dimostrazioni: supposizione di certo non peregrina. Una notazione banale, forse troppo, ma l’erede al trono Pahlavi, Ciro Reza, risiede in Stati Uniti.

Si sa che I capi del potere in Iran si sono riuniti per cercare di arginare le proteste: il presidente Abraham Rasi si è incontrato nei giorni passati  con lo speaker del Parlamento e con il capo della Giustizia per cercare di trovare il modo di ristabilire calma e sicurezza nella popolazione soprattutto tra i giovani, i quali, pur non conoscendo quello che accadde quarant’anni fa e quali erano state le lamentele contro lo Shah, adesso lo ricordano e forse chiedono anche il ritorno della monarchia, magari in una forma costituzionale assolutamente diversa da quella di Mohammed Reza.

Sul sito presidenziale della Repubblica Islamica pochi giorni fa è apparso un comunicato molto stringato nel quale si sostiene che in questo momento la società iraniana ha bisogno di una unità che non guardi a lingua, religione, o gruppi etnici. Fatto assai strano considerato che in Kurdistan stanno di nuovo attaccando la popolazione locale. accusando inoltre i gruppi curdi separatisti di essere dei terroristi, ovviamente al soldo dei soliti nemici esterni e minacciando di continuare nelle rappresaglie se dovesse continuare il ‘terrorismo’ da parte loro. Missili, droni e artiglieria varia: ne hanno uccisi 30 nei giorni scorsi e feriti 200… indicati come ‘terroristi’.

Le autorità iraniane ritengono che impedendo l’uso di Internet, si possa arrivare in qualche modo a fermare la proiezione di questo scontro sociale e politico all’estero. Se si riescono a vedere alcuni spezzoni di video ripresi da giovani e meno giovani nelle strade, che sono riusciti a passare all’estero sui social, si nota che i protestanti chiedono vita e libertà, queste le richieste più importanti. I video indicano dure repressioni fisiche nei confronti dei manifestanti, uomini o donne, soprattutto donne, da parte di poliziotti in assetto antisommossa.

Naturalmente l’autorità iraniane sostengono che le dimostrazioni sono fomentate da Stati nemici, e si sa che intendono accusare gli Stati Uniti. Nel 1978/79 questi furono accusati di avere sostenuto lo Shah e di continuare a sostenerlo contro la volontà della popolazione. Questa volta, a differenza della precedente, sono accusati di sostenere dimostrazioni contro le autorità in carica. Del resto il presidente Raisi pochi giorni fa in Kazakistan fa ha pubblicamente accusato gli Stati Uniti di attivare una politica di destabilizzazione contro la Repubblica islamica approfittando di alcuni ‘fatti’ deplorevoli’ (cioè le manifestazioni delle donne), successi nel Paese. Anche il supremo leader dell’Iran, Ali Khamenei, si è nuovamente espresso indicando gli Stati Uniti come il nemico di sempre che tenta di assumere anche se indirettamente il potere in Iran fomentando i disordini della popolazione.

Gli Stati Uniti, da parte loro, minacciano ulteriori sanzioni contro l’Iran e il governo canadese ha compilato una lista di circa 10.000 membri del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Islamic Revolution Guard Corps-IRGC), un’organizzazione considerata terrorista in Canada.

Naturalmente nel mondo esterno attori, attrici importanti, figure conosciute a livello mondiale, sostengono la rivoluzione, ma non riusciranno appoggi di questo tipo a concretare un rovesciamento di potere se uno Stato estero non interverrà in modo occulto, come fu ai tempi della deposizione di Mossadeg negli anni 50, per riportare lo Shah al potere. Non sarà certamente un taglio di ciocche da parte delle donne nel mondo occidentale, anche se altamente simbolico, a rovesciare un regime indubbiamente repressivo.

L’Iran ha messo in guardia l’Unione Europea contro la possibile imposizione di sanzioni, inviando due lettere separate, uno a un gruppo di ambasciatori dell’Europa è un altro direttamente al Capo della politica estera europea Joseph Borrell.

La sola ribellione contro il regime non riuscirà a cambiare la situazione in Iran. Sarebbe gran cosa certamente se vi riuscisse. Serviranno aiuti esterni.

Donne, vita, libertà. زن، زندگی آزادی…è questo il grido delle proteste in Iran oggi.

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