Una storia di spie …attuale.  Una ricostruzione di fantasia…

Una storia di spie …attuale. Una ricostruzione di fantasia…

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Una storia di spie …attuale. Una ricostruzione di fantasia.

Dunque un capitano di vascello, inserito in un ganglio vitale della difesa nazionale, vende per una cifra non certamente eccessiva, un ‘segreto’. Voci di giornali dicono che i segreti venduti riguardavano soprattutto telecomunicazioni militari, riguardanti la difesa Nato.

Come si conviene tra stati dabbene, il capitano di vascello viene imprigionato e i suoi due referenti ‘nemici’, con accreditamento diplomatico, vengono espulsi e in 48 ore devono lasciare il Paese

Risulta che il militare italiano era un soggetto ‘vulnerabile’ e, come avviene sempre in questo tipo di vicende, era stato messo sotto lente d’ingrandimento da parte di chi aveva interesse a avere notizie riservate.

Il capitano di vascello era stato studiato attentamente dai russi, probabilmente insieme a altri soggetti e era stato ‘dichiarato’ idoneo a un contatto proficuo.

Non so se usciranno altri dettagli ma, per chi come me da anni studia storie simili nella storia (e ne sta scrivendo una ennesima sempre su Manfredi Talamo come vista nei documenti inglesi), la vicenda sembra rientrare nella più bieca normalità nel settore.

Vado a indovinare e mi diverto.

Chissà: forse in un cocktail diplomatico per addetti militari, i russi ‘casualmente’ incontrano l’italiano, regolarmente autorizzato a accettare l’invito. Il suo grado è pari a quello di colonnello e quindi se l’addetto militare è un colonnello, raramente un generale presenzia, ameno che non sia amico personale di colui che invita.

Stabilito il contatto, con qualche sorriso e un bicchiere di whisky in mano, o vino…o vodka, il russo, che sicuramente parla un ottimo italiano (sono molto preparati linguisticamente), indirizza parole cortesi al soggetto prescelto, nel caso il nostro capitano di vascello, parlando di famiglia, di Italia, di Russia …banalità varie.

Quando il feeling personale è stabilito, si passa a parlare dei problemi personali e il russo a quel punto fa capire di essere in grado di risolvere alcuni di questi. Come?

Il militare italiano, e il russo lo sa bene, ha un impiego interessante nello Stato Maggiore della Difesa e quindi ha accesso a quelle piccole-grandi notizie che possono costituire dei pezzi interessanti di un puzzle che riguarda tutti gli Stati Nato. Non bisogna comunque illudersi che questo tentativo sia stato fatto solo in Italia. É in atto sicuramente anche in altri territori.

Il capitano di vascello, oberato da problemi, ‘meschino’ accetta e inizia a dare in pasto ai suoi ormai ‘amici’ (ma che probabilmente continua a ritenere ‘nemici’), qualche notizia.

Agli inizi probabilmente fornisce povere ‘cose’, di scarso rilievo, per mettere in bocca al Moloch un pezzo di ‘ciccia’ vecchia e poco odorosa…ma con il passar del tempo forse le richieste del ‘mostro’ che paga si fanno più esigenti.

D’altro canto l’ingresso di soldi, sia pur pochi per volta, allevia i problemi dell’italiano che fotografa il suo computer, commettendo una sciocchezza enorme, da principiante. Già: è uno sprovveduto o lo fa apposta? Dei colleghi lo vedono e riferiscono…

Ricordo che quando nell’ambasciata inglese a Roma nel 1937 iniziarono a avere seri dubbi, e fondati, sulla fuga di notizie sensibili, una delle prime raccomandazioni fu quella di togliere i telefoni (erano già con lo spinotto e non fissi) dai luoghi dove si trattavano codici e decrittazioni in modo che eventuali microfoni in essi inseriti, non potessero cogliere conversazioni o letture di decrittazioni, imprudenti. Peraltro all’epoca Talamo usò altri sistemi per penetrare quella sede diplomatica.

Per tornare ai nostri giorni, dunque, il nostro capitano di vascello entra e esce dall’ufficio con il suo cellulare, che non si nega a nessuno, soprattutto se vi è qualche problema di salute in famiglia. Del resto ha il Nulla Osta di Sicurezza (NOS) al massimo livello considerato che si occupa di documenti Nato. E questo i russi lo sanno molto bene. Hanno bisogno di qualcuno che maneggi carte che a loro interessano particolarmente.

E così oggi 4.000 euro, domani 5.000, foto di documenti passano da una pennetta USB a un computer russo.

Ma…qualcosa va storto perché è molto chiaro che gli italiani sanno benissimo quale è la vera funzione dei due diplomatici russi:è un classico. Gli agenti ‘aperti’ dell’intelligence in territorio straniero sono sempre accreditati come diplomatici e l’intelligence locale sa benissimo chi sono e li monitorizza, siano essi amici o ‘nemici’. Ed ecco che l’incontro dell’italiano con i russi viene scoperto…non questo che termina con l’arresto dell’italiano, ma i molti precedenti. E quando gli inquirenti sono sicuri, passano a riscuotere il loro dovuto: far finire il commercio.

E’ una storia troppo semplice e quasi banale, anche con il finale scontato. Uno sciocco italiano, due russi maldestri, il ROS dei Carabinieri che scopre il maneggio.

Con tutto il rispetto per gli attori della vicenda, qualcosa non mi è chiara.

Ne sapremo di più? Lo spero. Quali in realtà le vere finalità di far uscire la storia con gran polverone sui giornali? Quale è il messaggio insito in tutto questo? L’ambasciatore russo, che pur sapendo della vera identità dei suoi ‘diplomatici’, non conosceva i particolari? Probabile, perché questi personaggi non sono tenuti a informare il Capo Missione, che non è il loro Capo, delle loro attività sul territorio.

Però tutto questo non deve incrinare i rapporti i rapporti fra i due Stati, Italia e Russia: dice l’ambasciatore. Dichiarazione ovvia e scontata.

Il lato veramente interessante della vicenda è quello che ancora non sappiamo. Non la banale vicenda di vendita di documenti ma il perché è stata portata alla luce così rumorosamente. Lo sapremo mai? Questo è il vero lato intrigante della questione.

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