L’IMPORTANZA DELLA SECURITY CULTURE NELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

L’IMPORTANZA DELLA SECURITY CULTURE NELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Cyber-Security (Fonte: bimco.org)

Cyber-Security (Fonte: bimco.org)

La Cyber Security è un obiettivo molto importante nei tempi attuali e ancora pochi sono gli specialisti nel settore, anche perché non solo le istituzioni statali hanno necessità di difendersi da intrusioni illegittime: hanno le stesse necessità le piccole e medie imprese (PMI).

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

L’Italia è un Paese in cui le connessioni fra economia legale e criminale sono molteplici ma spesso si “mascherano” dietro le inefficienze della Pubblica Amministrazione (PA), burocrazia, inefficienze varie presenti nei mercati.

Le forze dell’ordine, la magistratura e, più in generale, l’autorità giudiziaria presentano spesso relazioni circa i soggetti di diverse categorie appartenenti a organizzazioni criminali, che compromettono l’economia legale con attività criminali di vario genere.

Perciò l’attività di prevenzione (non solo da parte di autorità pubbliche) è importante, per contrastare questo tipo d’infiltrazioni. Nel settore privato acquista importanza l’analista di intelligence e il settore Corporate Security, poiché finalizzato a trovare le migliori pratiche di identificazione, gestione e mitigazione dei rischi affinché politiche aziendali di prevenzione e protezione costituiscano elemento fondante delle attività gestionali e di business.
In tale ottica l’incident and risk security management acquista rilevanza, perché volto a garantire protezione e tutela verso dipendenti e assets aziendali per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sociale e di business. Tuttavia tali figure sono assenti nelle piccole e medie imprese (PMI). Sono però proprio queste le prime vittime del crimine organizzato di oggi. La Direzione Investigativa Antimafia già nel 2017 affermava come le PMI rappresentino l’ambito in cui si muovono i cosiddetti “colletti bianchi”, ovvero soggetti non organici all’organizzazione criminale, che comunque contribuiscono a quelle strategie strumentali e ad accrescerne le attività. Tali sono, in primo luogo, gli imprenditori collusi entrati in un rapporto sinallagmatico di cointeressenza con la cosca mafiosa sì da produrre vantaggi (ingiusti in quanto garantiti dall’apparato strumentale mafioso) e da assicurare loro una posizione dominante sul mercato grazie all’ausilio del sodalizio.

Non è una novità che le organizzazioni aggiornino le loro strategie in ragione delle aree nazionali o dei Paesi in cui queste sono infiltrate o persino radicate. Fino a qualche anno fa, l’attenzione era concentrata sui soli territori di elezione delle mafie tradizionali. Luoghi in cui esercitano un considerevole controllo del territorio. Oggi l’analisi deve essere complessa, poiché la criminalità organizzata opera su tutto il territorio nazionale e all’estero. Pertanto, mentre le grazie aziende di Stato o multinazionali straniere hanno da anni sviluppato un proprio dipartimento di corporate security, in cui la Security e Intelligence Analysis è parte fondamentale, le PMI non hanno ancora maturato questa necessità. Le grandi aziende si sono autonomamente dotate di sistemi di protezione e raccolta informativa open-source per garantire integrità, reputazione e proteggersi dall’avere legami con imprese colluseo in cui la criminalità organizzata si è infiltrata. L’attività di analisi per la verifica dell’integrità e dell’affidabilità di fornitori, clienti, partner è già parte integrante della struttura aziendale. E’ quindi necessario colmare il gap nelle PMI. La capacità delle mafie di rigenerarsi costantemente, di estendere le proprie attività all’estero, di replicare strutture con caratteristiche e comportamenti criminali analoghi a quelli delle regioni di origine, impone una riflessione sulla complessità evolutiva del fenomeno e la necessità di dotare le PMI di analisti e esperti di Corporate Security affinché possano meglio proteggersi da rischi e infiltrazioni malavitose, che ne compromettono processi produttivi e reputazione.

E’ vero che le PMI hanno minori risorse e minor potere di mercato, riuscendo con difficoltà a sopravvivere in un ambiente spesso caratterizzato da racket e intimidazioni. La presenza inoltre di corruzione nella Pubblica Amministrazione porta molte PMI a essere escluse dalle gare di appalto pubbliche, spesso condizionate da fenomeni corruttivi. Essendo però il tessuto economico italiano basato su piccole e medie imprese, il danno che ne consegue è significativo. Inoltre molte PMI sono fornitori di grandi aziende, che non hanno certo l’interesse a essere coinvolte con aziende colluse con la criminalità o infiltrate. E’ ormai nota la modernizzazione delle strategie criminali e, quindi, la necessità di monitorare il fenomeno per adottare le migliori strategie di contrasto coinvolgendo quella parte del settore privato, ancora poco attenta o capace di opporsi.

L’azione repressiva dello Stato, basata su una legislazione che resta all’avanguardia nel panorama internazionale, è essenziale, ma diffondere la Security Culture nelle imprese lo è altrettanto, se volta a stimolare e convincere le PMI a investire per creare una propria Corporate Security (anche tramite consorzi o partenariati) e assumere analisti in grado di mettere assieme e studiare l’enorme mole di dati e notizie oggi a disposizione. Ciò è utile sia per investire all’estero sia al fine di proteggere l’impresa e il proprio business. L’obiettivo deve essere potenziare le misure di legalità e trasparenza aziendali, la partnership pubblico-privato per contrastare la penetrazione criminale che impedisce il rilancio delle attività produttive.

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