L’eliminazione fisica di personaggi chiave o di avversari politici era una tecnica molto usata nei secoli scorsi. Poi si affermò l’idea che in democrazia si dialoga e non si elimina fisicamente l’avversario. Ma in questi tempi, in alcune regioni mediorientali sempre stia riprendendo piede questa pratica di lotta politica…
Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini
Il 5 agosto è stato ucciso Aziz Esber, scienziato siriano responsabile del centro di ricerche di Masyaf, sito dove il regime sviluppa armi chimiche e altro sistemi strategici.
L’alto esponente era appena uscito dall’abitazione quando un’esplosione ha incenerito la sua auto.
L’attentato è stato rivendicato con un comunicato delle Brigate Abu Amara, gruppo affiliato al movimento di ispirazione qaedista Tahrir al Sham.
L’episodio, come altri, è circondato dalla solita nebbia di guerra. Le assunzioni di responsabilità possono essere fondate oppure fare da schermo fumoso per altro. Nessuno dubita delle capacità di alcune formazioni di insorti: hanno colpito molte volte, posseggono esperienza e mezzi, hanno quinte colonne da far da sponda.
Ma tutto questo non esclude un altro scenario, scontato ma molto reale.
Ossia il coinvolgimento di Israele, che, di solito, lascia che le news circolino in quanto fanno comunque il suo gioco. Il sospetto su una mano israeliana deriva da quanto avvenuto nel recente passato. Il network di impianti che fanno a capo al Centro ricerche è stato spesso il target di raid aerei, azioni lanciate dalla Stato ebraico per contrastare le attività del regime e la sua collaborazione in campo con l’Iran.
L’eliminazione di ufficiali, ricercatori, figure chiave è parte di un conflitto che è definito segreto ma è noto a tutti. Non solo. L’uccisione di alcune personalità è iniziata ben prima della rivolta popolare contro Assad, con alcune operazioni clandestine con le quali il Mossad ha assassinato bersagli umani di rilievo, compreso un generale esperto di missili centrato dal fuoco di un cecchino appostato su uno yacht. Era l’agosto 2008 a Tartus.
Va anche considerato che sono 7 anni di guerra e 5 mesi dall’inizio della guerra civile in Siria, cominciata nel marzo 2011e il tempo trascorso dall’inizio della guerra civile in Siria, che a oggi conta oltre 500 mila morti, gestito dagli Stati interessati, Francia (che forma subito il gruppo de “Gli Amici della Siria”), Turchia, Arabia saudita.
Gli attacchi, peraltro, oltre al valore tattico, rappresentano oggi dei messaggio diretti ai russi. E’ in corso un negoziato difficile con Putin, una trattativa che nelle intenzioni di Israele dovrebbe portare alla partenza di iraniani ed Hezb’Allah dalla Siria. Mosca ha replicato offrendo un ripiegamento dei miliziani khomeinisti di circa 100 chilometri dalle alture del Golan.
La partita è aperta e lo Stato ebraico non si sente vincolato, quindi appena può incide mentre più a Est la tensione risale per le esercitazioni navali dei Pasdaran, le minacce su Hormuz e un nuovo pacchetto di sanzioni USA contro Teheran.
A loro volta, gli insorti muovono provando a mostrare di avere ancora frecce al loro arco.
Da qui le ipotesi che si sovrappongono lasciando come unica certezza la morte di Aziz Esber.
©www.osservatorioanalitico.com– Riproduzione riservata
Commenti recenti