EUROPA IN CRISI SULLA NATO?

EUROPA IN CRISI SULLA NATO?

Trump...the 'Donald'

Trump…the ‘Donald’

Domani il vertice NATO….Usa e Eu: quali i rapporti di forza?

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

1. La posizione del presidente Donald Trump

In vista della riunione della NATO a Bruxelles domani 11 luglio, il presidente americano invia ai Paesi membri, tra cui Canada, Germania e Norvegia lettere di critiche agli alleati per aver stanziato troppi pochi fondi per la propria difesa.

In realtà, ogni anno il 2% del prodotto interno lordo alla difesa, solo cinque dei 28 membri ha mantenuto l’impegno preso: Stati Uniti, Grecia, Gran Bretagna, Estonia e Polonia. Ma questo 2% è solo una linea guida e non un requisito legalmente vincolante.

I leader della NATO riuniti in Galles accettarono lo standard del 2%, ma anche allora esortarono i membri a “muovere verso” quell’obiettivo entro il 2024, cioè fra 7 anni.

Se i rapporti con l’Alleanza atlantica sono tesi, si sono ammorbiditi invece i toni con Cina, Corea del Sud, India e Turchia, nei confronti dei quali il presidente Trump sembra avere attenuato la richiesta di interrompere le importazioni di petrolio iraniano entro il 4 novembre, quando Washington reintrodurrà  le sanzioni contro il settore energetico di Teheran.

2. La posizione dell’Unione Europea attualmente è in prospettiva.

La riunione del Consiglio europeo, il 28 giugno scorso, conferma che l’UE rischia di appassire per contrasti d’interesse non solo sulla questione dei migranti. Di fatto, il Consiglio Nord-Atlantico – cui parteciperanno il 10  e 11 luglio prossimo i capi di Stato e di governo dei 22 Paesi UE ( su un totale di 28) membri dell’Alleanza (con la Gran Bretagna in uscita dall’Unione) – rafforzerà  la NATO sotto comando USA.

Il presidente Trump sarà quindi più sereno al summit bilaterale che terrà il 16 corrente mese a Helsinki, con il presidente Putin.

L’esito dei negoziati fra i due presidenti sarà essenziale per la situazione europea, atteso che sostanzialmente gli USA non hanno mai voluto un’Europa unita come alleato paritetico.

Andando indietro nel tempo, infatti, occorre ricordare che per oltre 40 anni, durante la guerra fredda, gli USA tengono l’Europa subordinata quale prima linea del confronto nucleare con l’Unione sovietica.

Nel 1991, finita la guerra fredda, Washington teme che gli alleati europei possano mettere in discussione la loro leadership o ritenere ormai inutile la NATO, superata dalla nuova situazione geo-politica

Questo è il motivo del ri-orientamento strategico della NATO, sempre sotto comando USA, riconosciuto dallo stesso Trattato di Maastricht “fondamento della difesa” dell’Unione Europea, e il suo allargamento a Est legando gli ex Paesi del Patto di Varsavia più a Washington che a Bruxelles.

Nel corso dei conflitti del dopo guerra fredda (Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, di nuovo Iraq, Libia, Siria), gli Stati Uniti trattano sottobanco con le maggiori potenze europee (Gran Bretagna, Francia, Germania) spartendo con loro aree di influenza, mentre oltre (Italia compresa) ottengono ciò che vogliono senza sostanziali concessioni.

Di fatto, scopo fondamentale di Washington è non solo mantenere l’Unione Europea in posizione subordinata ma, a maggior ragione, impedire la formazione di un’area  economica che abbracci l’intera regione europea, Russia compresa, collegandosi con la Cina tramite la nascente Nuova via della Seta promossa dal presidente XI Jinping.

3. Le nuove crisi e la nuova “guerra fredda”.

Da qui la nuova guerra fredda da fatta esplodere in Europa nel 2013-2014 con la crisi in Ucraina (durante l’amministrazione Obama), le sanzioni economiche e l’escalation NATO contro la Russia. La strategia del “divide et impera”, ossia del dividere per dominare, prima camuffata sotto vesti diplomatiche, viene ormai alla luce. Incontrando in aprile il presidente Macron, Trump propone che la Francia esca dall’Unione Europea offrendole le condizioni commerciali più vantaggiose di quelle della UE. Non si sa cosa stiano decidendo a Parigi. E’ significativo però il fatto che la Francia abbia varato un piano che prevede operazioni militari congiunte di un gruppo di Paesi della UE indipendentemente dai meccanismi decisionali dell’ UE: l’accordo è stato firmato a Lussemburgo il 25 giugno, da Francia, Germania, Belgio, Danimarca, Olanda, Spagna, Portogallo, Estonia e Gran Bretagna, che potrà così parteciparvi ance dopo l’uscita dalla UE nel marzo 2019.

L’Italia, ha precisato la ministra francese della difesa Parly, non ha apposto la firma per “una questione di dettagli” non di sostanza. Il piano che è stato, infatti, approvato dalla NATO, “completa  e potenzia la prontezza delle forze armate dell’Alleanza”. E, sottolinea la ministra Trenta, poiché “l’Unione Europea deve diventare un produttore di sicurezza a livello globale, per farlo deve rafforzare la sua cooperazione con la NATO”.

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