STRATEGIA USA NELLA GEOPOLITICA

STRATEGIA USA NELLA GEOPOLITICA

Dollaro e Yuan a confronto

Dollaro e Yuan a confronto…

La politica internazionale sembra farsi sempre più complessa…è un momento però di grande interesse e ritengo di svolte epocali. Nell’articolo che segue sono lucidamente spiegati gli interessi USA nella geopolitica internazionale…con qualche ‘vento’ di guerra non piacevole che ricorda però il grande interesse della Russia per il settore asiatico… da sempre.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Dalla sintesi di un interessante studio di Manlio Dinucci (su “il manifesto”) emerge che fra il 3 e il 5 settembre si è svolto a Xiamen, in Cina, il Summit del Briks (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).

Il presidente russo Putin ha sottolineato la necessità di “superare l’eccessivo dominio del limitato numero di valute di riserva”. Chiaro è il riferimento al dollaro USA, che costituisce quasi i due terzi delle riserve valutarie mondiali e la valuta con cui si determina il prezzo del petrolio, dell’oro e di altre materie prime strategiche. Ne risulta che gli USA mantengono un ruolo dominante, stampando dollari il cui valore si basa non sulla reale capacità economica statunitense ma sul fatto che sono usati quale valuta globale.

Lo scorso anno lo yuan cinese è entrato nel paniere delle valute di riserva del Fondo Monetario Internazionale (insieme a dollaro, euro, yen, sterlina) e Pechino sta per lanciare contratti di acquisto del petrolio in yuan, convertibili in oro.

I Briks richiedono anche la revisione delle quote e quindi voti attribuiti a ciascun Paese all’interno del Fondo Monetario.

La ratio è che gli USA, da soli, detengono più del doppio dei voti complessivi di 24 Paesi dell’ America latina (Messico compreso) e il G7 detiene il triplo dei voti del gruppo Briks.

Ecco perché Washington guarda con crescente preoccupazione alla partnership russo-cinese: l’interscambio fra i due Paesi, che nel 2017 raggiungerà gli 80 miliardi di dollari, è in forte crescita; aumentano allo stesso tempo gli accordi di cooperazione russo-cinese in campo energetico, agricolo, aeronautico, spaziale e in quello delle infrastrutture.

L’annunciato acquisto del 14% della compagnia petrolifera russa Rosneft da parte di una compagnia cinese e la fornitura di gas russo alla Cina per 38 miliardi di metri cubi annui attraverso il nuovo gasdotto Sila Sibiri, che entrerà in funzione nel 2019, aprono all’export energetico russo la via dell’Est mentre gli USA cercano di bloccargli la via ad Ovest verso l’Europa.

Perdendo sul piano economico, gli USA gettano sul piatto della bilancia la spada della loro forza militare e influenza politica.

La pressione militare USA nel Mar Cinese Meridionale e nella Penisola coreana, le guerre USA/NATO in Afghanistan, Medio Oriente e Africa, la spallata USA/NATO in Ucraina e il conseguente confronto con la Russia, rientrano nella stessa strategia di confronto globale con la partnership russo-cinese, che non è solo economia ma geopolitica. Vi rientra anche il piano di minare i Briks dall’interno, riportando le destre al potere in Brasile e in tutta l’America latina.

Lo conferma il comandante U.S. Southern Command, Kurt Tidd, che sta preparando contro il Venezuela l’ ”opzione militare” minacciata dal presidente USA Trump: in un’audizione al senato, accusa Russia e Cina di esercitare” una maligna influenza” in America latina, per far avanzare anche qui “ la loro visione di un ordine internazionale alternativo”.

Esemplare esempio della complessità della geo-strategia in Medio Oriente è data da Russia e Turchia. I due Paesi hanno legami economici e militari tanto da concludere i preparativi per l’acquisto di un sistema di difesa missilistico russo di tipo S-400 da parte turca, suscitando allarmismo nella NATO.

L’avvicinamento fra i due Paesi sarebbe dovuto alla continua cooperazione militare americana con i curdi in Siria. Peraltro nonostante Mosca e Ankara abbiano vedute differenti circa il futuro del presidente siriano Assad, entrambi collaborano per il controllo delle aspirazioni regionali dei nazionalisti curdi sul territorio siriano.

Dall’inizio della guerra civile in Siria nel 2011, la Russia lavora a stretto contatto con l’Iran, mettendo da parte i turchi.

Successivamente, Russia e Iran prendono strade diverse circa il futuro della Siria e si crea il nuovo “asse” tra Russia e Turchia al fine di contenere le aspirazioni regionali iraniane, una cooperazione favorita anche dagli USA.

Dall’altro canto, Russia e Turchia hanno difficili legami con l’EU: la Turchia ne è allontanata e la Russia è criticata per le operazioni in Ucraina nel 2014.

Vero è anche che i due Paesi hanno divergenze politiche per i coinvolgimenti nel controllo del Mar Nero e nel conflitto del Nagorno-Karabakh, cui si aggiunge il legame etnico rivendicato da Ankara con la popolazione dell’Asia centrale.

Ma Russia e Turchia non entreranno in conflitto: la Turchia vede nella Russia una porta per la Siria e il suo futuro nella regione per cui entrambi coopereranno per contrastare gli interessi iraniani e degli americani nella regione.

Certo, nella regione sono attive operazioni militari e no, interessi, espansioni, tutto sullo sfondo siriano che rappresenta una sfera di conquista e influenza.

Ed ecco russi, iraniani, turchi, europei e americani e anche ceceni, uzbeki e kirghistani.

Ma fra questi dov’è il popolo arabo?  

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Dollaro e rublo

Dollaro e rublo a confronto….

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