LIBIA. LOTTA A DAESH O PER LA FINE DELLA LIBIA ?

LIBIA. LOTTA A DAESH O PER LA FINE DELLA LIBIA ?

Fayez-Al-Sarraj

Fayez-Al-Sarraj

Mentre Usa bombardano e forze speciali italiane danno supporto tecnico in Libia….la situazione è abbastanza confusa…se non molto confusa. L’articolo che segue spiega alcune dinamiche attuali…fermo restando che la situazione è assolutamente mutevole….al momento non riesco a vedere la rifondazione di uno stato libico sovrano.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                                                                       

La recente iniziativa USA che da 1° agosto riprende a bombardare la Libia in nome della guerra al terrorismo trova una sponda in seno a gran parte dei media occidentali che veicolano una narrazione di ampio sostegno all’ennesima guerra.

L’attacco a Sirte per combattere Daesh, secondo questo media, troverebbe legittimazione nella Risoluzione 2259 ONU del giugno 2015 e nella richiesta agli USA dal Governo di Accordo nazionale da premier Fayez al-Sarraj, già ministro di Gheddafi che abbandonò nel 2011 per collaborare con l’inviato speciale ONU in Libia, Bernardino Leon.

La realtà presenta una storia affatto diversa.

  1. Solo pochi giorni prima dei nuovi bombardamenti statunitensi, nella piazza di Tripoli e nell’Est del Paese migliaia di libici protestano contro ogni ingerenza esterna proprio dopo l’abbattimento di un Jet francese e la morte dei tre militari a bordo.

Alla rabbia popolare contro il Governo di Accordo si aggiungono le minacce di miriadi di milizie attive nel Paese.

Il Consiglio della Shura dei Rivoluzionari di Bengasi, federazione islamista avversaria dell’esercito del generale al-Haftar ribadisce il no alle truppe straniere in Libia sottolineano la presenza occulta di statunitensi, britannici e francesi, che da mesi compiono operazioni in accordo segreto con il governo di Farraj.

Iniziative che, nei mesi precedenti, erano già stati preparati in previsione della prossima suddivisione della Libia: all’Italia la Tripolitania, ai britannici la Cirenaica e alla Francia il Fezzan.

Il Governo di Accordo nazionale viene in realtà formato nonostante le resistenze dei parlamenti di Tripoli e Tobruk, mentre l’Italia aveva già concesso dal febbraio 2016 la base di Sigonella quando ancora quel governo non era operativo.

In altri termini, secondo i manifestanti le potenze americane ed europee intenderebbero riaprire le basi militari che Gheddafi aveva chiuso nel 1970.

E del resto, con i bombardamenti del 2011 non sarebbero forse le potenze europee ad aver tratto profitto di 150 miliardi di dollari di fondi sovrani confiscati nel 2011?

I manifestanti sanno che gran parte dei fondi sovrani all’epoca di Gheddafi erano stati investiti in Africa per creare una unica e organismi finanziari in alternativa al dollaro e al franco francese C.f.a. ancora in usa in 14 dei 15 Paesi africani a lungo colonizzati da Parigi.

Come documenta il New York Times, nel 2011, gli USA avrebbero autorizzato la fornitura di armamento ai gruppi ribelli mentre il Dipartimento di Stato li riconosceva come “legittimo governo della Libia”.

Sotto comando USA, la NATO in nome di una “guerra umanitaria i difesa dei civili attaccati dal regime gheddafiano” dava inizio a raid aerei la Libia con decine di migliaia di bombe e missili, smantellando l’intero Stato e con il supporto del Qatar.

Da Tobruk, il Consiglio Supremo delle tribù e delle città libiche chiede all’Unione Africana e ai membri del Consiglio di Sicurezza ONU di assumersi le proprie responsabilità e proteggere il popolo in quanto i raid americani stanno avvalendosi del Governo di Accordo per colpire i sui oppositori.

Poi vi sono le tribù: Warfallah, che conta oltre 1 milione di persone da Bari Walid a Sirte; Tarthuna, incentrata a Tripoli; Zuwaya, in Cirenaica, dove controlla i giacimenti petroliferi.

I clan gestiscono reti economiche e di potere in gradi di destabilizzare il Paese.

Infatti, oggi guardano a Seif al Islam (il figlio preferito di Gheddafi) da mesi sotto protezione nella prigione di Zintan e protetto dalle stesse Brigate di Zintan che lo catturano nell’estate 2011 e oggi sono fedeli all’esercito di Hafar.

Seif al Islam potrebbe essere il leader temporale di un Governo di Unità in luogo di Serraj che non gode di alcun consenso, mentre Seif potrebbe essere il solo rappresentante in gradi di riunire il frammentato mondo delle tribù libiche, perché è l’unico al quale si riconosce legittimità nazionale.

B). Per quanto riguarda la Risoluzione 2259, va rammentato che con la Francia già coinvolta da oltre un anno nella guerra sostenuta da Khalifa Haftar e agisce al di fuori del controllo del governo di Sarraj, l’iniziativa USA rientra nel novero dei Paesi ai quali proprio la stessa Risoluzione richiede. “di evitare il sostegno a istituzioni parallele”.

In altri termini, Francia, Germania e U.K a Tobruk, USA fra Tripli e Cirenaica vengono contestati dalla popolazione libica che non vuole sottostare alle agende di Paesi esteri.

Il governo di Accordo non perseguirebbe, secondo gli oppositori, interessi locali ma esteri e quindi è privo di credibilità e le legittimazione.

Sin dall’accordi firmato in Marocco nel dicembre del 2015, prima che Sarraj arrivasse da clandestino a Tripoli a marco 2016 la percezione della popolazione era di sfiducia perché appoggiato dagli occidentali per due specifici fini: la lotta a Daesh e la limitazione del flusso migratorio.

Un governo che insomma non pensava ai bisogni dei libici, costretti a carenza di energia elettrica, contanti nelle banche, sicurezza, occupazione.

Né piace alla popolazione di Sirte l’idea di essere liberata da Daesh dalle milizie di Misurata, passate dalla parte di Sarraj, ma in realtà autonome.

Fin dall’inizio, USA. ONU ed EU hanno ignorato le tribù non conoscendone due componenti essenziali: dimensione tribale della società libica e sostenitori dell’ex regime.

Se nel 2011 le tribù accolsero l’intervento straniero perché serviva ai loro scopi, ora denunziano la presenza della Francia, della Germania, della Gran Bretagna nell’Est a favore di Haftar e l’intervento USA arrivato via Sarraj.

Inoltre, la Risoluzione 2259 prevedeva una nuova consultazione del C.d.S. ONU, trattandosi di un governo senza appoggio né da Tripoli e né da Tobruk.

Non vengono risparmiate critiche neppure all’inviato ONU Martin Koblu.

Critiche puntuali che provengono da Mustafa Senalla, capo della “N.O.K.” (National Oil Company) che controlla il sistema petrolifero e ha avviato anche la riunificazione fra la NOC dell’Est e di Tripoli.

Il fatto è che il governo di Tripoli ha pagato gli arretrati degli stipendi di te anni per 40 milioni di dollari alle guardie petrolifere di Ibrahim Jadran, in cambio dell’apertura del terminale della Cirenaica che bloccava da 3 anni.

Secondo la legge, infatti, Jadran avrebbe dovuto proteggere le installazioni e invece le ha sequestrate arrecando alla Libia un danno di oltre 100 milioni di dollari.

Mentre in Cirenaica, Haftar, supportato da Francia ed EAU starebbe preparando un assalto alle guardie petrolifere di Jadran.

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