I GOVERNI DELLA LIBIA

I GOVERNI DELLA LIBIA

Fayez-Al-Sarraj

Fayez-Al-Sarraj

È notizia di questi giorni che il Governo libico di ‘unità nazionale’ , ma non riconosciuto dal governo di Tobruk, sarebbe entrato di ‘soppiatto’ nella capitale e ne sarebbe stato ricacciato  ‘manu militari’ ….il caos libico continua. Di seguito una schematica quanto chiara spiegazione – analisi di quel che accade per cercare di avere il quadro della situazione.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

L’ennesima proclamazione del Governo di unità nazionale libico (Government of National Accord, GNA) è del 12 marzo.

Quel giorno, con un atto unilaterale, il Consiglio presidenziale del Governo guidato da Fayez al-Sarraj proclama da Tunisi la presa in carico delle funzioni governative e invita la comunità internazionale a interrompere i rapporti con i Governi rivali di Tripoli e Tobruk per sostenere le iniziative del Consiglio presidenziale per il suo trasferimento e Tripoli e implementare il GNA.

Appena due giorni dopo, il Consiglio di Sicurezza ONU convalida la legittimità della scelta del Consiglio presidenziale appellandosi alla Risoluzione 2259/17 novembre 2015 che sancisce l’accordo tra le diverse fazioni per costruire il Governo di Unità Nazionale.

La realtà presenta una narrativa diversa.

  1. Il premier del governo di Tripoli, di matrice islamista (Fajr Libya, l’Alba della Libia), Khalifa al-Ghwell accusa al-Sarraj di illegittimità perché imposto dall’esterno e non dalla popolazione libica, nega il sostegno al passaggio dei poteri.

E le milizie filo-islamiche di Fair Libya, accusate di riceve armi e approvvigionamenti dal Qatar, si dichiarano pronte a difendere il governo di Tripoli.

Il governo di Tobruk è pronto a dar vita a un Concilio militare guidato da Khalifa Haftar, alternativo al GNA, ritenuto illegittimo mancando del placet dei parlamentari della Cirenaica.

In sostanza, la proclamazione del 12 marzo non solo porta a tre Governi ma non tiene in considerazione altri protagonisti.

  1. Il quarto e più importante attore è l’Egitto che da tempo supporta anche militarmente il governo di Tobruk e Haftar, anche grazie ad altri tre protagonisti.

Non è un caso che l’inviato ONU in Libia, Martin Kobler, il giorno dopo il voto dell’Unione Europea di sanzioni, divieto di viaggio e congelamento dei beni contro i maggiori rappresentanti di Tripoli e Tobruk – Nouri Nouri Abusahmail, presidente del Consiglio Nazionale Generale di Tripoli; Khalifa al-Ghwell, premier di Tripoli; Aguila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk – si sia recato al Cairo per un fallito tentativo di mediazione.

Tentativo fallito anche per le posizioni espresse da al-Ghwell, il quale avvisa il GNA che l’eventuale spostamento a Tripoli costituirebbe violazione della sovranità del Paese punibile con l’arresto, e dal rappresentante libico, Ibrahim Dabbashi che stigmatizza la gravità del voto sanzionatorio dell’UE il cui effetto è quello di rafforzare la resistenza al GNA minandone sin dall’inizio il supporto del C.d.S. ONU.

  1. L’importanza dell’Egitto appare chiara dalle dichiarazioni del quinto attore, il ministro della difesa israeliana, Moshe Ya’alon, durante la conferenza annuale all“American Israel Public Affairs Committee”(AIPAC).

Il ministro Ya’alon comunica che Israele aveva progettato il rovesciamento del presidente islamico Morsi in collaborazione con l’esercito, i servizi segreti egiziani e del Golfo e facilitato l’ascesa di al-Sisi.

Aggiunge che Israele continuerà a sostenere i regimi militari arabi, e in particolare l’Egitto, perché supportano Israele.

In merito all’Egitto, precisa che Israele ha aiutato al-Sisi a prendere il potere diventandone presidente.

Non è un caso, quindi, che dall’avvento di al- Sisi, il corridoio Philadephia di Rafah, unico sbocco esterno per i gaziani e in particolare per il movimento Hamas, sia stato rinforzato da un muro di cemento armato e filo spinato e rimasto quasi sempre chiuso mentre le abusive gallerie scavate dai gaziani siano sommerse da acqua e ostacolate da lastre metalliche.

Come non è un caso che Hamas, dichiarata dal Cairo organizzazione terrorista da marzo 2015, venga accusata da Egitto e Israele di essere collegata – e non solo nel Sinai – di complicità con Daesh (Al Dawula al Islamiyyah fi Iraq wal Sham) anche in attività di addestramento, attentati e traffico di armi.

  1. Il sesto protagonista è l’Arabia Saudita che, dopo aver versato a dicembre 2015 8 miliardi di dollari per investimenti nei prossimi 5 anni e l’impegno a fornire al Cairo il greggio per i prossimi 5 anni, offre a marzo un altro 1,5 miliardo di dollari per sostenere pprogetti di sviluppo nel Sinai e l’Egitto ricambia con l’appoggio militare nella guerra contro lo Yemen, la lotta ai movimenti islamici legati ai Fratelli Musulmani e alla Striscia di Gaza governata da Hamas

E se militarmente l’Arabia Saudita non intende coinvolgersi a fianco dell’Egitto nel caos libico, si schierano gli Emirati Arabi Uniti, che con l’Egitto svolgono un ruolo da protagonista.

  1. Più nascosto ma molto attivo è il settimo attore, la Gran Bretagna, che da mesi in Libia svolge operazioni militari contro Daesh avvalendosi delle Forze Speciali (SAS) e del sostegno dell’intelligence giordana e intenderebbe inviare mille soldati nell’ipotesi di intervento internazionale.

A meno di due settimane dalle dichiarazioni di Sarraj, a Tripoli si scontrano le milizie di Misurata, vicine a Tripoli, insieme a quelle riunite sotto l’ombrello del “Libya Revolutionaries Operations Room” (Lror) guidate da Nouri Abusahmain, presidente del “General National Congress” (GNC), il parlamento di Tripoli.

Tra le milizie più attive vi è anche Ansar al Sharia (Partigiani della Sharia) di matrice qaedista e nati, con il supporto di Francia, Gran Bretagna e USA, poco dopo l’inizio della rivolta del 2011.

Attualmente alleati a Daesh, i militanti di Ansar al Sharia responsabili dell’attacco al consolato statunitense a Benghasi dell’11 settembre 2012, sono presenti a Benghasi e Sirte.

Tutte le milizie sono comunque coalizzate contro Sarraj e i suoi eventuali emissari e pronti allo scontro.

Alle milizie di Tobruk sostenute anche da quelle di Zintan (prima fedeli a Tripoli) fa eco il comunicato del governo al-Thinni che accusa l’Europa di voler imporre un governo di intesa senza l’approvazione del Parlamento, in violazione della sovranità libica, minacciando nel caso di dialogo esclusivo con il solo Sarraj guerra totale.

Le milizie più pericolose sono quelle di Daesh, insediatesi da 2014 a Derna, che giura fedeltà al “Califfo” per poi fare un attacco a Tripoli all’Hotel Corinthia nel 2015, ripiegare, e insediarsi anche a Sirte nel Sud, e Benghasi nell’Ovest.

Infine, vanno considerati gli altri attori già presenti nel Paese in guerra non dichiarata, autori di raid sugli obiettivi più sensibili, come basi di addestramento dei militanti di Daesh e Ansar Al Sharia presenti a Derna, Sirte, Benghasi.

La Francia avrebbe dislocato da mesi forze sul terreno per supportare anche con raid aerei Hafthar Khalifa a Benghasi.

Gli Stati Uniti da febbraio 2016 eseguono raid aerei contro obiettivi contro Daesh e Ansar al-Sharia.

La Gran Bretagna, che come gli USA è presente da tempo a Sigonella, eseguirebbe operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo ed esercitazioni di guerra anti-sottomarini.

Fare un’altra guerra in questo caos? Cui prodest?

Forse agli stessi Paesi che nel 2011 scatenarono contro la Libia per mettere le mani sulle risorse energetiche, evitare la realizzazione di una Banca centrale africana che avrebbe fatto a meno del Fondo Monetario Internazionale e della banca Mondiale, e una moneta africana che avrebbe sostituito il CFA valuta ancora utilizzata da 14 Paesi africani ex colonie francesi, come emerge dall’acronimo CAF, originariamente “ Franc Colonies Francoises d’Afrique”, e attualmente mutato in “Change Franc Pacifique” ?

In ogni caso, dopo avere fallito di raggiungere all’alba del 30 marzo l’aeroporto militare libico di Mitigala Libia per la chiusura dello spazio aereo e per le esplosioni in quella zona, Fayez Serraj e altri sei sponenti del GNA arrivano via mare da Tunisi alla base navale di Abu-Seta, dove verranno ospitati per iniziare i difficili colloqui con i governi di Tripoli e Tobruk.

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(Fonte: Wikipedia)

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