La profezia di Piotr Durnovo (seconda parte)

La profezia di Piotr Durnovo (seconda parte)

 

FonteADN-ZB/ARchiv) L'imperatore diGermania, Guglielmo II, con l'unifrme degli uari russi) e lo zar Nicola II (con l'uniforme dell'esercito prussiano) (Fonte: Bundesarchiv, Bild 183-R43302 / CC-BY-SA 3.0ADN-ZB/ARchiv)

L’imperatore di Germania, Guglielmo II, con l’uniforme degli ussari russi e lo zar Nicola II con l’uniforme dell’esercito prussiano.(Fonte: Bundesarchiv)

Di seguito la seconda parte della ‘Nota’ di Piotr Drunovo che fu consegnata a Nicola II nel febbraio del 1914… altri scrittori del tempo furono profetici, come Durnovo, avendo previsto la possibilità che la dinastia non potesse sopravvivere ad un conflitto bellico nel quale non doveva entrare, tantomeno in alleanza con l’Inghilterra contro la Germania: la guerra sarebbe stata suicida per ambedue gli Imperi e relative dinastie che…infatti non sopravvissero al Primo conflitto mondiale. Ottimi analisti del tempo.Una rilettura storica molto interessante…

(La prima parte è stata pubblicata il 2 novembre su Osservatorio Analitico)

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

di Andrej Ivanov, Boris Kotov con traduzione di Marco Pintacuda

08.10.2014

Vi sono sempre quelli, che prevedono il futuro, ma non sempre danno loro ascolto

«Nelle loro previsioni le persone di destra si rivelarono profeti»

Sebbene la «Nota» di Durnovo stupisca per la realisticità della previsione che in essa è fatta, e anche per la chiarezza e la logicità degli argomenti riportati, ciononostante, le idee in essa espresse erano caratteristiche delle cerchie conservatrici della società russa.

Come giustamente ha evidenziato uno dei memorialisti, verso ciò, su cui scrisse nella «Nota» Durnovo, esortava in quel tempo “un intero “coro” di personalità ufficiali di destra”. Ed era effettivamente così.

Se ci si rivolge alle opinioni prebelliche di pubblicisti conservatori e politici di destra russi come Jurij Sergeevič Kartsov, Gheorghij Vsil’evič Butmi, Pavel Fëdorovič Bulatsel’, Klavdij Nicandrovič Paschalov, Ivan Aleksandrovič Rodionov, Alekseij Efimovič Vandam, Nicolaij Evgen’evič Markov e altri, in esse effettivamente è possibile ritrovare molto in comune con la «Nota» di Durnovo, poiché pure tutti loro erano intervenuto contro il ravvicinamento anglo-russo, desideravano evitare il conflitto con la Germania e stimavano una potenzialmente possibile guerra russo-germanica come “suicida per i regimi monarchici di entrambi i paesi”. Vicino a Durnovo per le concezioni di politica estera fu anche Sergej Jul’evič Vitte, che considerava anche garante della pace europea l’unione russo-franco-germanica, e che per questo interveniva come avversario del ravvicinamento anglo-russo. Prima dell’inizio della Prima guerra mondiale Vitte espresse idee molto simili a quelle, che trovarono la propria rappresentazione nella «Nota» di Durnovo. Dimostrando la tesi sul carattere deleterio per la Russia di una guerra con la Germania, Vitte definì l’alleanza anglo-russa “un errore, che lega le mani alla Russia”. ““La guerra è la morte per la Russia, — confermò il premier dimissionario. (…) Ricordate a lungo le mie parole: la Russia per prima verrà a trovarsi sotto la ruota della storia. Pagherà lo scotto del proprio territorio a causa di questa guerra. Sarà l’arena di un’invasione straniera e di una guerra fratricida interna… Dubito che anche la dinastia sopravviverà! La Russia non può e non deve combattere””. Così Durnovo non scrisse nella sua «Nota» nulla di simile, affinché altri avversari non dicessero dell’implicazione della Russia in una guerra con la Germania: altra faccenda, che egli l’avesse fatto più vividamente, precisamente e chiaramente.

È importante prestare attenzione alla data di presentazione della «Nota» all’imperatore (febbraio 1914), che è tutt’altro che casuale. Il fatto è che il 30 gennaio 1914 si verificarono le dimissioni del presidente del Consiglio dei ministri Vladimir Nicolaevič Kokovcov, e ai conservatori si presentò l’occasione di ottenere un nuovo orientamento del corso della politica estera del paese. La pressione sul sovrano, esercitata da parte di Durnovo, fu continuata da persone che professavano le sue stesse idee. Michail Aleksandrovič Taube riferisce nelle memorie di due riunioni segrete di “germanofili” pietroburghesi nel marzo del 1914, nelle quali venne riconosciuto che la Russia non era pronta per uno scontro militare con il blocco austro-germanico, e l’entrata in guerra nel corso di ancora tre-quattro anni sarebbe stata per essa un atto di “suicidio politico”. A questo proposito in una seduta della Società storica russa imperiale, svoltasi il 26 marzo a Tsarskoe Selo sotto la presidenza di Nicola II, i conservatori tentarono di convincere lo zar della necessità di evitare la guerra mediante un ravvicinamento con la Germania. Tuttavia Nicola II, secondo le parole di un memorialista, si limitò all’osservazione che, finché lui avrebbe regnato, la pace da parte della Russia non sarebbe stata turbata.

I sostenitori dell’orientamento verso la Germania non si limitarono alla propaganda delle proprie opinioni nelle cerchie governative della Russia. Nel febbraio del 1914 uno dei più influenti conservatori russi, l’editore della rivista «Grajdanin» [“Il Cittadino”, N.d.T.], principe Vladimir Petrovič Mescerskij pubblicò nel giornale austriaco «Neue Freie Presse» un articolo, in cui affermava che una guerra generale europea avrebbe per la Russia conseguenze catastrofiche. L’unica via d’uscita il principe la vedeva nel ravvicinamento della Russia con la Germania e l’Austro-Ungheria fino al ristabilimento di un’Alleanza tra i tre imperatori. A questo scopo, secondo l’opinione di Mescerskij, alla Russia conveniva lasciar correre nei Balcani, rifiutando una volta per tutte le illusioni slavofile e i progetti politici panslavisti. Intervenne senza interruzione in favore di un nuovo orientamento della politica estera russa anche il giornale «Zemscina» [“relativo allo “zemstvo””, amministrazione locale russa prima del 1917], che era il portavoce dell’Unione del popolo russo con a capo Nikolaj Evgen’evič Markov.

Secondo l’opinione di questa pubblicazione, l’Intesa si presentava come una combinazione artificiale, creata dagli anglosassoni con l’obiettivo di spingere in guerra la Russia e la Germania e in questa maniera indebolire contemporaneamente i due loro principali concorrenti.

«Zemscina» convinse i suoi lettori che tra la Russia e la Germania non vi fossero contrasti insormontabili, mentre un’alleanza tra queste grandissime potenze continentali d’Europa sarebbe stata vantaggiosa per i popoli di entrambi i paesi. Una simile alleanza non avrebbe solamente garantito alla Russia una pace in Europa a lei tanto necessaria, ma avrebbe anche consentito attraverso Berlino di esercitare un’influenza sull’Austria, trattenendola da nuove azioni aggressive nei Balcani.

Non solo Piotr Nicolaevič Durnovo ebbe il presentimento di una rivoluzione, che sarebbe stata provocata da una guerra. Proprio di questo, come anche del fatto che l’opposizione liberale russa, dopo aver indebolito il sostegno all’impero, avrebbe rapidamente perso terreno in favore dei radicali di sinistra, parlarono e scrissero altri uomini di destra. Nikolaj Evgen’evič Markov ancora nel 1912 metteva in guardia le cerchie d’opposizione che il popolo sarebbe andato o con i partiti di destra, o con quelli di sinistra, ma non con i liberali, che non avevano nulla in comune con il popolo. Nel 1914 Markov previde che in seguito ad una guerra con la Germania “soffriranno tutti, tutti gli Stati potranno crollare, e al loro posto verranno gli Attila, il cui nome è social-democratici…”. Un membro del gruppo di destra del Consiglio di Stato, l’accademico Alekseij Ivanovič Sobolevskij in una delle sue lettere personali osservò anche:

I nostri liberali prendono lo Zar per la gola e dicono: “Dai il potere a noi”. Ma da soli loro sono insignificanti e dietro di loro non c’è nessuna massa”.

Già durante la guerra, nel 1915, ragionando sui tentativi dell’opposizione di “strappare all’autorità riforme radicali, fino all’abolizione delle Leggi fondamentali”, un membro di un gruppo di destra della Duma, Vasilij Nicolaevič Snežkov in una lettera aperta ai deputati della Duma di Stato avvertiva che l’esito di un attacco al potere, iniziato dai liberali, avrebbe potuto essere “una discordia interna, scioperi, barricate e altre attrattive, e l’indubbio risultato di tutto questo — l’accettazione delle più vergognose condizioni di pace, la resa della Russia al nemico trionfante, il tradimento senza precedenti, in relazione al valoroso del Belgio, della Francia, dell’Inghilterra e dell’Italia, sterili vittime – sarebbero stati torrenti di sangue, milioni di persone uccise e mutilate, città e villaggi distrutti, la popolazione saccheggiata, le maledizioni di tutto il mondo…”. E proprio all’inizio del 1917 un membro di un gruppo di destra del Consiglio di Stato, Michail Jakovl’evič Govorucho-Ostrok nella «Nota» presentata all’imperatore, richiamò l’attenzione sul fatto che il trionfo dei liberali sarebbe risultato all’inizio in “una disfatta completa e definitiva dei partiti di destra”, poi in graduali abbandoni dalla scena politica dei “partiti intermedi” e, come finale, in un completo crollo del partito dei cadetti [definizione derivante dalle iniziali “K-D” della dicitura russa del “Partito Democratico Costituzionale”, N.d.T.], il quale per un po’ di tempo acquisterà significato decisivo nella vita politica del paese.

“…Gli ultimi, impotenti nella lotta con i partiti di sinistra e avendo perso subito tutta la propria influenza, se solo gli saltasse in testa di dirigersi contro di essi, si troverebbero eliminati e sconfitti dai loro stessi amici a sinistra (…). E dopo… Dopo si farebbe avanti una folla rivoluzionaria, la comune, la caduta della dinastia, un pogrom delle classi patrimoniali e, infine, il mugik-brigante”.

Uno dei leader dei cadetti, Vasilij Alekseevič Maklakov fu costretto a riconoscere durante l’emigrazione, che “nelle loro previsioni gli uomini di destra si rivelarono profeti”: “Previdero che i liberali al potere saranno solamente precursori della rivoluzione, le cederanno il loro terreno. Questo era l’argomento principale, perché loro si batterono così tenacemente contro il liberalismo. E le loro previsioni sono state confermate in tutti i particolari: i liberali ricevettero dalle mani del Sovrano la sua abdicazione, accettarono da lui la nomina ad essere il nuovo potere e in meno di 24 ore passarono questo potere alla rivoluzione, convinsero [il granduca] Michail [Aleksandrovič] ad abdicare, preferirono essere un governo rivoluzionario, e non nominato dal sovrano. Gli uomini di destra non si sbagliarono nemmeno sulla circostanza che i rivoluzionari al potere non sarebbero stati somiglianti a quegli idealisti, con i quali loro per tradizione raffiguravano i liberali russi...”.

Mostrò una mente non dozzinale e la capacità di una corretta previsione

In questa maniera, nonostante l’autografo della «Nota» di Durnovo così come anche la sua copia stampata, che sarebbe stato possibile con sicurezza attribuire come prerivoluzionaria (sempre se una tale sia esistita, poiché non si deve escludere che la «Nota» sia stata diffusa dall’autore in copie dattilografate), purtroppo, i fatti sopra elencati, non noti ai ricercatori moderni, testimoniano a favore della sua autenticità ed escludono la possibilità di una fabbricazione di questo documento ad opera di pubblicatori tedeschi, così come dell’emigrazione e sovietici. Sull’autenticità della «Nota» parla anche un’evidente somiglianza degli argomenti di Durnovo con le opinioni prebelliche di molti conservatori russi, e anche una uguale valutazione da essi delle prospettive del liberalismo russo e della rivoluzione. Le circostanze politiche dell’inizio del 1914, anche in pratica non lasciano dubbi sul fatto che la «Nota» venne presentata allo zar nel febbraio di quell’anno.

Tuttavia i dubbi sulla autenticità della «Nota» che di tanto in tanto sorgono sono del tutto comprensibili. Dopotutto, il pronostico di Piotr Nicolaevič Durnovo, che si è avverato praticamente fin nei particolari, contenente secondo una delle valutazioni la previsione della situazione “con una precisione fotografica”, non può non stupire. Evgenij Viktorovič Tarle nel suo articolo, pubblicato nel 1922, definì l’analitica di Durnovo “logicamente un forte tentativo” di demolire l’Intesa ed evitare la guerra con la Germania. Pur essendo un avversario ideologico di Durnovo, egli, ciononostante, riconobbe che “sotto l’aspetto intellettuale non si può in nessun caso non riconoscergli intelligenza”, e la stessa «Nota» e le idee che vi sono espresse, come piene di previsione “di una straordinaria forza e di precisione”, “indicati con il timbro di una grande forza analitica”. Accanto a ciò, avendo definito lo scritto di Durnovo “canto del cigno della scuola conservatrice”, Tarle individuò in esso un momento importante, che non di rado sfugge ai ricercatori, che si rivolgono a questa «Nota». Lo storico del tutto giustamente rilevava che la «Nota» non è caratterizzata affatto da un carattere germanofilo, poiché in nessuna sua riga è fatta parola della necessità di una rottura delle relazioni russo-francesi. Il rigetto al politico di destra è suscitato solo dal ravvicinamento di Russia e Inghilterra, che condanna la Russia al conflitto con il Reich germanico. Nello stesso tempo, Durnovo apprezzava l’alleanza franco-russa, che permetteva di raggiungere la stabilità dell’equilibrio. “La sua sagacia quasi in tutto ciò che lui dice sul probabile raggruppamento di potenze, è indiscutibile; forte è la sua critica, rivolta contro le urla contro il predominio tedesco, di moda nel 1914; convincenti sono le indicazioni sulla inutilità e sulla sterilità per la Russia di una eventuale vittoria, sulle gravi conseguenze economiche della guerra sotto qualunque esito”, – constatò Tarle, trovando nell’analista conservatore solo un errore importante: la convinzione di Durnovo che una guerra con la Russia non era necessaria nemmeno alla Germania.

E con questo è difficile non essere d’accordo.

La convinzione di Durnovo sulla possibilità di creare un’alleanza russo-germanica era in effetti il punto più debole della «Nota». Malgrado la sicurezza dei conservatori russi sul fatto che lo scontro militare russo-germanico non era necessario nemmeno a Berlino, nella pratica la faccenda andò diversamente..

Rigorosamente in teoria Durnovo, ugualmente ad alcuni altri conservatori russi, ebbe assolutamente ragione in ciò che la guerra proprio contro la Russia non era necessaria alla Germania, valutando le reali conseguenze di un simile conflitto militare per il reich; ma nella pratica proprio la Germania aspirò a questa guerra, avendola scatenata nell’estate del 1914. Tuttavia, contemporaneamente, Durnovo, secondo le parole di Tarle, molto bene “capiva, quale inammissibile, disastroso affare fosse fare una passeggiata con un fiammifero nella polveriera (…), quando non si può essere sicuri del proprio futuro prossimo. (…)” Quel brano, in cui lui parla di ondate di movimento, con le quali non avranno più la meglio le istituzioni legislative, ricorda vividamente le parole di Montaigne sulle persone che iniziano e sollevano una tempesta, le stesse non godono mai dei suoi risultati. Essa spazza via proprio quei primi. Nell’aforisma dello scettico francese del XVI secolo e nella profezia del reazionario russo del XX secolo è posta la stessa idea”. “Durnovo era un membro dei Cento Neri [organizzazione di estrema destra della Russia prerivoluzionari] e un reazionario, — scrisse Michail Pavlovič Pavlovič nella prefazione alla prima pubblicazione del testo completo della “Nota” nella Russia sovietica, – ma, indubbiamente, nella valutazione del carattere della guerra futura, del ruolo che in essa ebbe l’Intesa, da una parte, della Russia, dall’altra, nella previsione dell’esito della guerra, egli mostrò una mente non dozzinale e la capacità di una corretta previsione. Rispetto a Durnovo tutti i luminari della nostra opposizione liberale e del partito dei socialisti rivoluzionari, i Miljukov, i Maklakov, i Kerenskij et al. (…) si rivelano miseri pigmei sotto l’aspetto intellettuale, non comprendendo completamente il senso della guerra mondiale e non indovinando il suo inevitabile esito”.

FONTE:Giornale Столетие (“Il secolo”; come recita la dicitura in russo sotto il nome del giornale: “PUBBLICAZIONE INFORMATIVO-ANALITICA DEL FONDO DI PROSPETTIVA STORICA, giornale-internet pubblicato dal 21 settembre 2004”)

http://www.stoletie.ru/voyna_1914/prorochestvo_petra_durnovo_765.htm

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I due cugino, figli di due sorelle principesse danesi, lo Zar Nicola II e il futuro Re Giorgio V d'Inghilterra.

I due cugini, figli di due sorelle principesse danesi, lo Zar Nicola II (a sinistra) e il futuro Re Giorgio V d’Inghilterra. (Fonte: Bundesarchiv)

 

 

 

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