Il Generale Aleksej Efimovic Edrikhin, alias E.A.Vandam, fondatore dimenticato della geopolitica russa (di Sergej Ponamarëv)

Il Generale Aleksej Efimovic Edrikhin, alias E.A.Vandam, fondatore dimenticato della geopolitica russa (di Sergej Ponamarëv)

Una rara immagine di Aleksej Efimovič Edrichin (Vandam)

Una rara immagine di Aleksej Efimovič Edrichin (Vandam)

Indubbiamente la Russia è all’attenzione mondiale in questo periodo per la sua politica in Medio Oriente. E nelle riviste russe viene ricordato il fondatore della geopolitica russa, il generale Aleksej Efimovic Edrikhin, meglio conosciuto come Aleksej Vandam, (1867-1933), che scrisse numerosi studi sulla politica estera della Mosca zarista. Sembra che il generale Edrikhin abbia deciso di assumere questo pseudonimo ricordando un eroe della guerra anglo-boera: era stato in Sud Africa per quella guerra e aveva studiato anche le motivazioni del conflitto che opponeva i coloni olandesi all’Impero britannico, in quegli anni, il peggior nemico di quello russo. Quale era la filosofia geopolitica di Vandam? La rilettura dei suoi scritti ci aiuta a comprendere la politica attuale di Putin? Forse sì, può essere una chiave di lettura…speriamo interessi i nostri lettori questa ‘spigolatura’ su antichi ragionamenti…

Traduttore dal russo del saggio di Sergej Ponamarëv, di seguito pubblicato, è Marco Pintacuda che ha segnalato a OA questa figura non nota di geopolitico russo ante litteram e ha curato alcune note biografiche di personaggi citati nel saggio.

Il Direttore Scientifico: Maria Gabriella Pasqualini 

“Oggi la politologia e la teoria delle relazioni internazionali sono diventate materie scolastiche, rese più frequenti alle classi superiori con cognizione di causa; ragionano sulla politica mondiale, usano termini come sistema di sicurezza, geopolitica, geostrategia e multipolarità. Ogni emissione di notizie è riempita di frasi sulla stabilità strategica e le sfide e minacce non tradizionali. Le facoltà di relazioni internazionali sono sorte praticamente in ogni istituto universitario che si rispetti. L’intendersi di realtà di relazioni internazionali è divenuto un bon ton. Nello stesso tempo una maggioranza schiacciante di russi, che si interessano perfino a questo argomento, percepiscono la politologia come una nuova scienza, che si è formata in Occidente e che ha in Russia una storia di soli 10-15 anni. Le opere di Carl von Clausewitz, Helmuth Johann Moltke e Alfred Mahan sono riconosciute come fondamenti della scienza della “geopolitica”, che a cavallo tra i secoli XIX e XX fece i suoi primi passi consapevoli. Però sono stati felicemente dimenticati coloro, che in quello stesso periodo cercarono di porre la base per la formazione della futura scienza in Russia. Eppure dopotutto vi furono simili persone, per di più, le loro opere in nulla furono da meno delle opere dei riconosciuti luminari occidentali. 1

Uno di questi autori dimenticati è A.E.Vandam. Sotto il cognome che stranamente suona europeo si cela un ufficiale dello stato maggiore della difesa dell’esercito russo, un generale di combattimento, un ricognitore militare, eroe della guerra anglo-boera, viaggiatore ed esploratore: Aleksej Efimovič Edrichin. Il suo destino da solo è straordinario e avrebbe potuto essere un’ottima sceneggiatura per un film storico avventuroso.

A.E. Edrichin nacque il 17 marzo 1867, nel Governatorato di Minsk, in una famiglia con molti figli di un soldato semplice a riposo. A diciassette anni А.Е. Edrikhin si arruolò volontario nel 120° Reggimento Serpuchovskij. Cosa curiosa, accanto alla sua determinazione per l’esercito egli mostrò un livello di istruzione inferiore al possibile, più basso di quattro classi, cioè letteralmente sapeva solo leggere e far di conto. Tuttavia, già due anni dopo entrò alla scuola allievi ufficiali di fanteria di Vilna, che terminò nel 1888.

Nonostante tutte le difficoltà, nel 1897 il tenente (in 11 anni avanzò in tutto solo di due gradi!) Edrikhin superò con successo tutti gli esami (due dei quali in lingue straniere) ed entrò nella Scuola militare di Stato Maggiore Nicola. Eppure già dopo due anni di formazione il tenente Edrichin scrive un rapporto sul proprio desiderio di partire per il fronte della guerra anglo-boera in qualità di volontario. Il rapporto venne approvato dallo stesso ministro della guerra Aleksej Nikolaevič Kuropatkin.

Proprio da quel momento inizia il decollo della sua carriera dell’ufficiale superiore di Stato Maggiore. A giudicare da tutto, il viaggio in Africa fu la sua prima missione in qualità di ricognitore militare. In questo viaggio si manifesta anche il suo talento di esploratore. Pubblica nel giornale Novoe vremja le sue «Lettere sul Transvaal» sotto lo pseudonimo di А.Е. Vandam. Igor Vasil’evič Obrazcov, studiando la biografia di Edrikhin, ritiene che un cognome tanto strano fu scelto in onore del generale delle guerre napoleoniche Vandam o, invece, di uno degli eroi della guerra anglo-boera comandante della polizia a cavallo di Johannesburg, van Dam. Comunque, tutti gli scritti futuri di А.Е. Edrikhin furono pubblicati con questo cognome 2.

Successivamente, egli servì nell’Ufficio dell’intendenza dello Stato Maggiore, sotto il quale in quel tempo si celava il servizio segreto militare russo; più tardi – immediatamente prima dell’inizio della Guerra russo-giapponese – come agente militare in Cina (la nomina in questa carica richiedeva la conoscenza obbligatoria della lingua cinese). Affrontò la Prima Guerra Mondiale come colonnello dello Stato Maggiore nel Distretto militare di Kiev. Edrikhin, dall’inizio alla fine, fece tutta la guerra e nel 1917 fu promosso al grado di generale di divisione. Non accettò i mutamenti rivoluzionari, ma anche la sua partecipazione al “movimento bianco” [movimento politico-militare di forze russe controrivoluzionarie, che combatterono i bolscevichi nella “Guerra civile russa”, negli anni 1917—1922/1923; N.d.T.] non fu di lunga durata. Nel 1919 emigrò, e nel 1933 morì all’estero, a Tallinn, dove fu anche sepolto nel cimitero russo presso la chiesa di Sant’Aleksandr Nevskij.

È possibile senza dubbio definire Edrikhin uno dei primi ricercatori russi nel campo della geopolitica e della teoria della sicurezza militare internazionale. Quello che fu scritto e pubblicato da lui fu relativamente poco: nel 1912 nella tipografia А.S. Suvorin di San Pietroburgo venne pubblicato il suo libro «Nashe polojenie» [“La nostra posizione”]; ancora un anno dopo, lì stesso, «Velichaiyshee iz iskusstv. Obzor sovremennogo mejdunarodnogo polojenija v svete vyssheiy strategii» [“La più grande delle arti. Una rassegna delle posizioni internazionali moderne alla luce della più alta strategia”]. Questi lavori sono stati ristampati ai nostri tempi, e proprio verso di essi vogliamo attirare l’attenzione del lettore.

Nel 2002 nella serie «Geopoliticheskij rakurs» [“Prospettiva geopolitica”] è stata pubblicata una raccolta dei lavori di А.Е. Vandam sotto il titolo generico «Geopolitika i geostrategija», mentre nel 2004 sono stati nuovamente pubblicati nella serie «Velikie protivostojanija» [“Grandi conflitti”] nella raccolta «Neuslyshannye proroki grjadushnih voiyn» [“Profeti inascoltati delle guerre future”]. Con grandissimo rammarico, probabilmente, a causa della tiratura abbastanza limitata di queste pubblicazioni i lavori del generale Edrikhin non sono divenuti nuovamente patrimonio di un largo pubblico.

In entrambi i lavori, l’autore spiega la logica e la natura di sistema delle azioni degli Stati nell’arena internazionale, dettate dai loro interessi di base costanti nazionali. Utilizzando in primo luogo il metodo di rassegna storica, tenta di stabilire gli obiettivi e i compiti dello Stato russo, ma anche le forze, che si contrappongono alla realizzazione degli interessi nazionali. Un significato particolare e un peso a questi lavori è conferito dall’aspirazione dell’autore di mettere in rilievo le più alte leggi geopolitiche nello sviluppo delle relazioni internazionali. Edrikhin tenta di spiegare l’interdipendenza e il conflitto tra gli Stati con una certa legge di evoluzione della sopravvivenza del più forte e della distruzione del più debole nel processo storico: “(…) come la battaglia rappresenta solo uno degli atti fugaci che durano di solito gli anni di una guerra, così anche la guerra non è nient’altro che un atto di breve durata che non interrompe mai la lotta per la vita. Da qui logicamente segue che per la conduzione della lotta per la vita è necessaria un’arte speciale: la più alta strategia o la politica” 3 .

L’autore prende lo spunto anzitutto dal fattore geografico: il collocamento degli Stati sulla carta del mondo, i livelli di dotazione sotto tutti gli aspetti delle loro risorse necessarie, per condizioni climatiche e così via. In sostanza, si può dire che primo degli autori russi iniziò ad adottare l’analisi geostrategica delle relazioni internazionali. “(…) Per la propria posizione geografica il popolo russo è condannato ad essere chiuso, povero, e a causa di ciò anche a un’esistenza insoddisfatta. La sua insoddisfazione si è manifestata nella mai indebolitasi nelle masse popolari aspirazione istintiva “per il sole e l’acqua calda”, e quest’ultima cosa, a sua volta, del tutto chiaramente ha determinato la posizione dello Stato russo nel teatro della lotta per la vita (…) La Grande Potenza Nordica possiede … in tutto solamente un fronte, rivolto verso sud e estendentesi dalle foci del Danubio alla Kamčatka” 4. Proprio su questo “fronte della lotta per la vita” la Russia si è scontrata con quelle forze, agli interessi delle quali si è opposta l’avanzata del popolo russo.

Sulla base della geografia e dell’aspirazione istintiva storica del popolo russo nel corso di quattrocento anni, Edrikhin fissa il suo obiettivo. “Il destino stesso iniziò ad indirizzarci verso quello stesso “Oriente”… La Provvidenza accese nell’Amur un faro così forte, la cui luce si rese di colpo visibile a tutta la Russia, e con ciò ci fu detto chiaramente “ecco la vostra via!” 5.

Edrikhin non risparmia i colori nella descrizione degli atti eroici e degli insuccessi delle personalità russe, consapevolmente o inconsapevolmente, ma che hanno capito questa direzione storica dell’avanzata della Russia: di Obuchov, di Pojarkov, di Chabarov, di Stepanov, di Zinov’ev, di Golovin, di Putja, di Nevel’skoj, di Baranov [V. infra per tutti “Note biografiche”], e di molti altri. Edrikhin conferma che proprio la nostra posizione ci ha spinti ad est, ma questa opportunità non fu compresa e di essa non fu presa coscienza da noi in “quell’importante momento storico, in cui l’arena era ancora libera”. “Dopo aver terminato la nostra avanzata attraverso la Siberia con l’uscita sul Mar Giallo, la Russia avrebbe potuto diventare una potenza marittima nell’Oceano Pacifico così come l’Inghilerra lo è nell’Atlantico, e con simili protettori dell’Asia, come gli anglosassoni degli Stati Uniti lo sono del Continente americano” 6.

Dopo aver determinato l’area degli interessi nazionali russi, dopo aver valutato al massimo dell’obiettività le azioni del nostro Stato nel teatro della lotta per la vita, l’autore passa anche alla descrizione di questi Stati, ai quali storicamente e geograficamente fu predestinato di essere nostri avversari. Per di più, egli non descrive soltanto i motivi delle azioni delle forze contrapposte alla Russia, ma analizza anche le ragioni delle loro vittorie e dei nostri insuccessi. Cosa notevole, l’autore non nasconde la propria posizione patriottica, ma a un tempo con ciò si sforza di essere obiettivo al massimo, in relazione agli avvenimenti storici. Come ricercatore si rende conto che proprio il fattore geostrategico dei rapporti interstatali ha predeterminato un eterno conflitto, ma la logica aspirazione a risultare vincitore, propria assolutamente a qualunque Stato e nazione, ha fatto degli “anglosassoni” i nemici degli interessi russi. “Condurre la flotta del Pacifico, come cercarono con insistenza di ottenere Šelechov [V. infra, “Note biografiche”] e Baranov, impegnatisi a darle un’ottima base sulle Isole delle Hawaii, era considerato superfluo, poiché secondo la nostra opinione di allora il Grande oceano era stato e per i secoli dei secoli avrebbe dovuto esser rimasto morto e un deserto non utile a nessuno. Ma ecco che arrivarono gli anglosassoni, ci tolsero i nostri pascoli del Pacifico, e noi ci ritirammo in Kamčatka. Poi quegli stessi anglosassoni si diressero verso la Cina e iniziarono a rompere le finestre e le porte del nostro vicino. In questo chiasso noi scendemmo verso l’Amur e, dopo aver tolto dalle spalle la bisaccia, ci mettemmo a sedere in attesa di nuovi eventi” 7.

Tuttavia, a parere di Edrikhin, gli anglosassoni non avevano avversario più pericoloso del popolo russo. Appunto la Russia poteva e doveva impedire loro di espandere il loro dominio assoluto su tutto il mondo. “…nella battaglia nei pressi di Manila gli anglosassoni passati dal sud dell’Asia rivolsero i loro cannoni attraverso la testa degli spagnoli da loro già sconfitti contro la grande potenza slava e iniziarono una lotta, che a metà del XX secolo avrebbe dovuto terminare con il trionfo della razza anglosassone su tutto il globo terrestre (…) L’avversario principale degli anglosassoni sulla via verso il dominio mondiale è il popolo russo” 8

Come condizioni essenziali per la realizzazione degli interessi nazionali nell’arena internazionale nel pieno volume Edrikhin indica: posizione geografica dello Stato; grado di dotazione delle risorse strategiche importanti; chiara determinazione della direzione dello sviluppo geostrategico; mantenimento di un unico indirizzo politico anche in caso di cambio dei governanti e dei governi

Nella lotta per la vita, più difficile e richiedente più abilità della guerra, il popolo rappresenta un esercito, nel quale ogni uomo si batte secondo una propria strategia e tattica. Ma il governo, come comandante in capo del proprio popolo, è tenuto: in primo luogo, a seguire con attenzione verso quale parte si dirige l’intraprendenza popolare; in secondo luogo, dopo aver studiato da tutti i punti di vista e bene il teatro della lotta, a determinare correttamente, quale delle direzioni è la più vantaggiosa per gli interessi di tutto lo Stato; e, in terzo luogo, con l’aiuto dei mezzi che si trovano in suo possesso, a rimuovere abilmente gli ostacoli che il popolo incontra sulla sua strada” 9.

Proprio con queste qualità dei governi “anglosassoni”, come la “presbiopia” politica e strategica, la coerenza nella realizzazione di un indirizzo comunemente accettato, Edrikhin spiega la superiorità dei nostri avversari su di noi nel teatro della “lotta per la vita”. Quel che è curioso è che, descrivendo la pianificazione delle azioni degli Stati nell’arena internazionale, l’autore per primo, molto prima di Zbigniew Brzezinski, istituisce un parallelo con la scacchiera. “La giustizia ordinaria esige il riconoscimento a carico dei conquistatori universali e dei nostri avversari della vita anglosassoni di una qualità incontestabile: mai e per niente il nostro tanto lodato istinto gioca in loro il ruolo di una virtuosa Antigone. Osservando attentamente la vita degli uomini nell’insieme e valutando ogni avvenimento secondo il grado della sua influenza sui loro affari personali, essi con un instancabile lavoro del cervello sviluppano in sé la capacità di vedere e quasi di percepire su una enorme distanza nel tempo e nello spazio (…) nell’arte della lotta per la vita, ossia nella politica, questa capacità concede loro tutti i vantaggi di un geniale scacchista su un giocatore mediocre. La superficie terrestre coperta di oceani, continenti e isole è per essi una specie di scacchiera, e i popoli, studiati scrupolosamente dai loro governanti nelle loro caratteristiche principali e qualità spirituali, figure viventi e pedoni, che essi muovono con un tale calcolo, che il loro avversario, vedendo in ogni pedone un nemico indipendente, alla fine si perde in perplessità, quando è stata fatta da loro una mossa fatale, che porta alla perdita della partita?”10.

Toccando la questione delle relazioni della Russia con gli altri Stati, il generale russo arriva alla conclusione che la base più stabile per un partenariato è nuovamente l’opposizione all’espansione della civiltà anglosassone. Perciò il ruolo dei nostri alleati lo porta alla Germania in Occidente e alla Cina in Oriente, collegando ciò, in primo luogo, con la circostanza che tutti e tre questi paesi sono costretti a far valere costantemente il proprio diritto all’ampliamento dello spazio vitale, e, in secondo luogo, col fatto che si tratta di paesi di “un unico continente”, i quali per la loro posizione geografica sono destinati ad essere un contrappeso agli “insulari” anglosassoni. “La Cina, dopo le proprie svariate esperienze con gli inglesi e gli americani, potrebbe adesso coraggiosamente dire: “è brutto avere l’anglosassone come nemico, ma Dio non voglia che lo sia abbia come amico!”11.

Si può discutere sulle posizioni politiche e sulle conclusioni del generale A.E. Vandam, ma è assolutamente indiscutibile che i suoi lavori di diritto potrebbero diventare di base per lo sviluppo in Russia di una effettiva idea sulla scienza della geopolitica già all’inizio del XX secolo. Sembra incredibile, quanto profondamente e precisamente siano stati dall’autore predetti avvenimenti e processi storici come la Prima e la Seconda guerra mondiale, la guerra fredda. Le opere di Vandam sono state da noi immeritatamente dimenticate, oggi esse non sono più “pronostici”, ma la loro base metodologica, ampia estensione e poliedricità obbligano gli odierni esperti russi di questioni internazionali a degnarle della loro attenzione.”

Note

1 L’autore (Sergej Ponamarëv) esprime gratitudine a G.M. Evstaf’ev e a A.F. Klimenko per i materiali messi a disposizione e per l’aissistenza prestata nel lavoro all’articolo.

2 Obrazcov I. Nome dimenticato. In racc. A.E.Vandam, Geopolitika i geostrategija, М., Kuchkovo pol’e, 2002. p. 17.

3 Vandam A.E., Nashe polojeni, Geopolitika i geostrategija, p. 29.

4 Ibid. p. 31.

5 Ibid. p. 75.

6 Ibid. p. 76.

7 Ibid. p. 51.

8 Ibid. p. 88.

9 Ibid. p. 68.

10 Ibid. p. 44.

11 Ibid. p. 104.

FONTE: Rivista Индекс безопасности (“Indice di sicurezza”), N. 1 (81), Vol. 13, 2007 (www.pircenter.org/media/…/9/13464343210.pdf)

I volumi di riferimento sono:

Vandam, A.E. Nashe polojenie [“La nostra posizione”], San Pietroburgo, Tipografia A.S. Suvorin, 1912, (ripubblicato nel 2009, editore Hayka, San Pietroburgo, 2002)) p. 204;

Vandam, А.Е., Geopolitika i geostrategija, Moskovskai︠a︡, Zhukovskiĭ, editore, Kuchkovo pol’e, 2002. – p. 272 p.

Vandam, А.Е., Neuslyshannye proroki grjadushnih voiyn [“Profeti inascoltati delle guerre future”,. Мosca, АСТ Editore, 2004. – 363 p.

Note biografiche (a cura di Marco Pintacuda)

Lavrentij Avdeevič Obuchov, uomo di Stato della Russia del XVII secolo, partecipante all’acquisizione della Siberia alla Russia. Nato nel 1632, ucciso nel 1665.

Vasilij Danilovič Pojarkov, esploratore russo del XVII secolo, il primo a visitare la regione dell’Amur. Nato nel 1610, morto dopo il 1667.

Erofej Pavlovič Chabarov, esploratore, viaggiatore e imprenditore russo, continuò l’opera di Vasilij Pojarkov, attraversò in nave tutto l’Amur, costruì una fortezza fortificata. Nato intorno al 1603, morto dopo il 1671.

Onufrij Stepanov, persona del ceto non ereditario al servizio dello Stato, cosacco siberiano, esploratore del fiume Amur continuatore dell’opera di Erofej Chabarov, partecipante ai conflitti di frontiera russo-manciù (1649-1689). Nato nel 1610, morto nel 1658.

Dmitrij Ivanovič Zinov’ev, nobile moscovita contemporaneo di Erofej Chabarov, a lui inviato, in Siberia, nell’agosto del 1653, con l’ukase dello zar di “controllare tutta la Terra di Dauria e farlo sapere a Chabarov”. Insieme a Zinov’ev, arrivarono rinforzi, un dono dello zar e monete d’oro che vennero distribuite come ricompensa a Chabarov e ai suoi compagni, 320 persone.

In qualità di nobile, Zinov’ev pretese il pieno comando delle operazioni, e in seguito al rifiuto di Chabarov, lo fece mettere agli arresti. Incapace di avere il sostegno degli uomini di Chabarov e non avendo in realtà modo di trattare con i manciù, Zinov’ev si ritirò dall’Amur con parte del suo esercito. A capo di quelli che rimanevano venne posto Onufrij Stepanov. Data di nascita ignota; ucciso nel 1661.

Fëdor Alekseevič Golovin, uno dei compagni più intimi dello zar Pietro I, diplomatico e uomo politico, capo della diplomazia russa, generale-ammiraglio, primo generale-feldmareciallo della Russia; sotto il regno della zarina Sofia, venne inviato nella regione dell’Amur per la regolamentazione del conflitto interfrontaliero con la Cina. Nato nel 1650, morto nel 1706.

Evfimij Vasil’evič Putjatin, ammiraglio, uomo di Stato e diplomatico russo, nel 1843 organizzò una spedizione commerciale nei mari orientali ai confini con Cina e Giappone (realizzata nel 1852 ed estesa anche alle Filippine e alla Corea), nominato plenipotenziario in Cina nel 1857, nel 1858 viene incaricato di negoziare il trattato di Aigun con il quale la Russia ottiene la riva destra del fiume Amur e il diritto di navigazione sullo stesso. Nato nel 1803, morto nel 1883.

Gennadij Ivanovič Nevel’skoj, ammiraglio, esploratore dell’Estremo Oriente russo, fondatore della città Nikolaevsk-na-Amure, provò che la foce dell’Amur è accessibile alle navi marittime e che Sachalin è un’isola. Nato nel 1813, morto nel 1876.

Iosif Garvilovič Baranov, generale di brigata, servì con diverse mansioni nell’Estremo Oriente russo dall’ottobre 1864 (nomina nell’amministrazione telegrafica dell’Amur), governatore militare della Regione dell’Amur (1880-1881). Nato nel 1835, data della morte ignota (alcuni autori indicano il 1893, ma questa data suscita dubbi).

Grigorij Ivanovič Šelechov, esploratore, navigatore e mercante russo. Nato nel 1747, morto nel 1795.

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Una mappa della Russia

Una mappa ‘storica’ della Russia

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