RICORDANDO AMÍLCAR CABRAL E PATRICE LUMUMBA, A 40 – 50 ANNI DALLA LORO MORTE: QUALI LEZIONI PER IL FUTURO? 1.

RICORDANDO AMÍLCAR CABRAL E PATRICE LUMUMBA, A 40 – 50 ANNI DALLA LORO MORTE: QUALI LEZIONI PER IL FUTURO? 1.

Un interessante lungo saggio di Alfredo Manhiça suddiviso in tre parti. La prima: un excursus storico sulle vicende che hanno portato alla decolonizzazione dell’ex Congo Belga e della Guinea Bissau. Vicende dimenticate e ora poco conosciute o ricordate.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Per avviare la riflessione sull’insegnamento che oggi possiamo trarre per il futuro dell’Africa dalle uccisioni barbare di Amílcar Cabral e Patrice Lumumba, avvenute rispettivamente 40 e 50 anni fa, vorrei proporre un percorso (per la mente) diviso in tre momenti complementari:

  1. Uno sguardo obiettivo sul passato: ossia, scrivere e/o leggere la storia dei popoli africani non come ci piacerebbe si fosse sviluppata, ma come sono andati effettivamente gli eventi. Infatti, molti dirigenti politici africani, i cui nomi appaiono nei manuali di scuola come di eroi, sono stati in realtà dei criminali meritevoli solo di essere in carcere o incatenati nei loro sepolcri.
  2. Uno sguardo critico sul presente: ossia, rinunciare alla giustificazione secondo la quale i responsabili dei fallimenti sono i terzi.
  3. Uno sguardo coraggioso verso il futuro, ossia, una risoluzione fiduciosa a voler rigenerare il sogno originario di fare nascere stati africani sovrani e liberi da tutte le forme di sfruttamento.
  1. Uno sguardo storiografico: vicende personali, nazionali e internazionali che accomunano Lumumba e Cabral

Gli aspetti che accomunano le figure di Amílcar Cabral (1924-1973) e Patrice Lumumba (1925-1961), e quindi, ciò che ci permette di fare una lettura sinottica delle vicende delle loro vite e opere per poi trarne una lezione, non solo per la Guinea Bissau, Capo Verde e la Repubblica Democratica del Congo (RDC), ma per l’intera Africa, sono molti. Entrambi come dirigenti politici si sono impegnati a suscitare nei propri popoli la coscienza del bisogno e dell’utilità d’affrancarsi dalla dominazione coloniale occidentale e, per dare corpo all’autocoscienza della libertà, hanno, entrambi, fondato movimenti di liberazione, che volevano essere espressione di un popolo in ricerca della propria autodeterminazione.

Patrice Lumumba

Patrice Lumumba

Lumumba e Cabral, inoltre, avevano un comune ideale di Africa e delle entità politiche africane da far nascere dalle ceneri dei domini coloniali occidentali: stati unitari liberi da qualsiasi tipo di colonialismo o neocolonialismo; popoli uniti dall’unico destino di autodeterminazione, indipendentemente delle diversità etniche o tribali.

Lumumba e Cabral sono anche accomunati dal fatto che le barbare uccisioni di cui furono entrambi vittime rispecchiano purtroppo il lato più debole dei movimenti nazionalisti di lotta per l’indipendenza e, perciò, già un presupposto psicosociale per i successivi fallimenti.

Anche tra le vicende storiche dei loro paesi d’origine ci sono molti punti di connessione, nonostante la diversità di posizione geografica e di matrice coloniale: la RDC infatti si localizza nell’Africa centrale, mentre la Guinea Bissau si trova nell’estremo occidentale del continente, e la RDC è stata colonizzata dai belgi, mentre la Guinea Bissau dai portoghesi. Il Congo belga (RDC), battezzato con il nome di Stato Libero del Congo, era nato non propriamente come una colonia, ma come proprietà personale di Leopoldo II, monarca ambizioso, avido e subdolo, la cui bramosia di territori e ricchezze è stata in gran parte la responsabile dell’inizio della spartizione dell’Africa tra le potenze europee nel secolo XIX. Fu solo in seguito al furore popolare del 1908, che scoppiò nel Congo presumibilmente a causa del “terrore della gomma”[i], che Leopoldo II si vide costretto a cedere il suo impero privato al governo belga. [1]

Francobollo commemorativo di Amilcar Cabral

Francobollo commemorativo di Amilcar Cabral

Anche il Portogallo – potenza che ha colonizzato Guinea Bissau e Capo Verde (entrambi patrie di Cabral)[ii] – fu la nazione all’origine della conquista dell’Africa nel secolo XV e fu l’ultima potenza europea ad accettare l’emancipazione delle sue colonie, perché il regime dittatoriale di António Oliveira Salazar, anche dopo la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), nel 1945, continuava a trattare il tema coloniale come questione privata. Grazie alle sue colonie, nel secolo XX – mentre le altre potenze mettevano in atto processi di decolonizzazione – il Portogallo continuava a considerarsi una potenza mondiale.

Quest’immagine che il regime si sforzava di imporre doveva tuttavia cambiare di natura nel corso degli anni Cinquanta. Sotto il peso di un’evoluzione internazionale dominata dallo “spirito di Bandung”, – nome della conferenza dei paesi “non allineati” del 1955 – iniziano a sorgere le prime manifestazioni d’indipendenza anche nell’Africa lusitana. Ad inaugurarle furono proprio la Guinea Bissau e le isole di Capo Verde. I fratelli Amílcar e Luís Cabral fondarono nel 1956 il Partido Africano Para a Independência da Guiné-Bissau e Cabo Verde (PAIGC), mentre in Angola, sotto la spinta di nazionalisti come Agostinho Neto, si costituiva l’MPLA (Movimento Popular de Libertação de Angola). I primi disordini scoppiarono nel febbraio 1961 con le azioni condotte dall’MPLA contro le prigioni e le caserme di Luanda, capitale dell’Angola. Veri e propri atti di guerra cominciarono però a partire dal gennaio 1963, quando il PAIGC si rese protagonista di azioni di un certo rilievo e al contempo in Mozambico il Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico) passava all’offensiva armata nel settembre 1964.

Nel Congo Belga la reazione più decisa alla dominazione belga fu provocata dall’eco dell’indipendenza del Ghana nel 1957, insieme al moltiplicarsi delle rivendicazioni e delle riforme costituzionali nell’impero dell’Afrique Noir francese. Nacque in questo contesto il progetto di Joseph Kasa-Vubu di riunire il popolo Bakongo, fino allora diviso fra i confini del Congo belga, del Congo francese e dell’Angola portoghese. Patrice Lumumba, invece, animato dalle idee nazionaliste, fondò il Movimento Nazionale Congolese (MNC). A cavallo fra il 1958 e il 1959 ci fu un vero e proprio aumento di attività politiche in tutto il territorio congolese. Poiché durante i primi nove mesi dell’anno 1959 l’intero paese [soprattutto la capitale Léopoldville (Kinshasa)] era stato lacerato da manifestazioni, il governo belga, nel gennaio del 1960, invitò i capi dei tredici più importanti partiti ad una Conferenza a Bruxelles per discutere i termini ed i tempi della concessione dell’indipendenza. Nella Conferenza, i belgi avrebbero voluto concordare con i congolesi un periodo di transizione di quattro anni. Questi ultimi spinsero però perché l’indipendenza fosse concessa entro giugno dello stesso anno. Temendo che l’alternativa potesse essere una guerra coloniale, il governo belga accettò di concedere l’indipendenza il 30 giugno.

Ad accomunare Lumumba e Cabral è anche il fatto che, parallelamente alla lotta contro la colonizzazione belga e portoghese, dovevano entrambi combattere un’altra battaglia – più difficile! – quella di saldare in un’unità di nazione una varietà di popoli diversi, che parlavano lingue diverse e si trovavano anche in diversi stadi di sviluppo politico e sociale. Le secolari ostilità fra i vari gruppi etnico-tribali, sfruttati anche dalle ex potenze coloniali e da altre potenze mondiali, nutrirono la spietata lotta per il controllo del potere politico fra le varie élite emergenti. Infatti, tanto nell’uccisione di Lumumba come in quella di Cabral la questione etnico-tribale è molto presente. Quando in seguito ad un lungo periodo di disordini nell’intera colonia del Congo Belga, soprattutto a Lèopoldville (Kinshasa), nel novembre del 1959, il governo avanzò una vaga promessa d’indipendenza, immediatamente si registrarono circa cinquantatré gruppi politici. Le basi di quasi tutti questi partiti erano tribali. I più consistenti erano quelli dei Bakongo, Baluba, Balunda e Bamongo. Altri, invece, avevano solo importanza locale. La regione mineraria più ricca – il Katanga – era controllata da Moise Tshombe (capo della Tribù Lunda) che dominava in seno alla Confederazione dell’Associazione delle Tribù di Katanga (CONAKAT) e prospettava – di comune accordo con gli interessi del Belgio – l’autonomia della provincia di Katanga e la continuità dei legami con il Belgio. Nonostante il MNC di Lumumba avesse vinto le prime elezioni, per formare il governo doveva accettare una strana eterogenea coalizione di dodici diversi partiti che includevano anche i nemici giurati. Furono alcune delle élite dirigenti di questa coalizioni che nei mesi successivi avrebbero cercato o autorizzato l’uccisione di Lumumba.

La lotta per l’egemonia fra le varie élite che combattevano i colonizzatori fu più evidente nel caso della Guinea-Capo Verde di Cabral. Oltre al PAIGC, negli anni ’70 del Novecento, esistevano in Guinea Bissau altri movimenti nazionalisti, alcuni dei quali, come il Frente de Libertação e Indepenência Nacional da Guiné (FLING), mossi da ragioni etnico-tribali, erano contrari all’unità Guinea-Capo Verde. Anche nel PAIGC, Cabral era veemente criticato, particolarmente da Mamo Touré e altri militanti del partito, sulla questione dell’unità Guinea-Capo Verde. Molti militanti (tanto guineani come capoverdiani) consideravano la Guinea Bissau e Capo Verde distanti, geograficamente e culturalmente. Inoltre, si era creata l’impressione che la classe dirigente del PAIGC era costituita dai capoverdiani, mentre i combattenti erano i guineani. Lo stesso Amílcar Cabral, nonostante fosse nato in Guinea Bissau, era considerato capoverdiano. L’idea dell’unione Guinea-Capo Verde era sostenuta debolmente solo per la “fedeltà” al partito o per lealtà al programma politico. Nel 1973 – anno in cui Cabral fu ucciso -, la guerra della liberazione nazionale s’avviava verso la vittoria. Ed è, quindi, probabile che la prossimità dell’esito abbia acuito i conflitti.

Mappa della Repubblica Democratica del Congo

Mappa della Repubblica Democratica del Congo

Per ultimo, Lumumba e Cabral sono accomunati dal fatto che per entrambi i casi, le vicende interne che hanno determinato le loro uccisioni erano connesse agli interessi delle superpotenze mondiali. Secondo Anna Maria Gentili[iii], come pure secondo Frantz Fanon[iv], oltre a dover affrontare le lotte interne fra le varie élite politiche emergenti, il primo ministro del primo governo del Congo indipendente, Patrice Lumumba, attirò su di sé l’avversione anche del governo dell’ex potenza coloniale (il Belgio) quando, nella cerimonia ufficiale della proclamazione dell’indipendenza, oltre ad avere osato violare l’etichetta per esporre davanti al re Baldovino del Belgio che cosa aveva significato il colonialismo belga per il suo popolo, sfidò anche l’ex potenza coloniale decretando l’africanizzazione dell’esercito. Poiché le autorità belghe (e soprattutto le compagnie minerarie) non pensavano a un’indipendenza piena e intera – una buona parte dell’amministrazione e i quadri dell’esercito dovevano restare belgi – quel discorso favorì una coalizione fra gli avversari interni e l’ex potenza coloniale, nell’intento di eliminare Lumumba. Alla tendenza nazionalistica e di centralizzazione del potere del primo-ministro del Congo indipendente, il Belgio rispose inviando truppe in Katanga (la regione mineraria) e sostenendo la secessione di questa regione guidata da Moise Kapenda Tscombe, in modo da mettere al sicuro gli investimenti occidentali in quei territori. Colto dalla costernazione per questi fatti Lumumba si rivolse alle Nazioni Unite per chiedere aiuto. Voleva che le forze dell’ONU allontanassero l’esercito belga dal paese. Per fare pressione sull’ONU, il 16 luglio Lumumba lanciò un ultimatum minacciando che se le truppe dell’ONU non avessero allontanato i soldati belgi entro il 19 luglio, egli avrebbe invitato l’URSS a intervenire. Essendo la guerra fredda nella sua fase più acuta, la minaccia di Lumumba infuriò l’amministrazione americana e trascinò il Congo all’interno della guerra fredda.[v] Percepito sia dall’amministrazione americana che dal Consiglio di Sicurezza (CS) come individuo con il quale era impossibile trattare, quando il Presidente Eisenhower fu allertato che Lumumba era in grado di fare uscire con la forza le truppe dell’ONUdal Congo, autorizzò la Central Intelligence Agency (CIA) ad “eliminarlo”.

Guinea Bissau

Guinea Bissau

Anche l’uccisione di Cabral fu favorita dalla congiuntura tra le lotte interne fra le varie élite emergenti e gli interessi internazionali. Secondo la ricostruzione ufficiale, Cabral fu ucciso a Conakry, la capitale della Repubblica di Guinea-Conkry. Nonostante che a sparare il colpo mortale sia stato Inocêncio Kani, membro del PAIGC, assieme a lui c’erano altri uomini appartenenti al Partie Démocratique de Guinée (PDG). Dopo la sua uccisione, molti leader del PAIGC furono arrestati ma poi liberati per l’intervento di Ahmed Sékou Turé, Presidente della Repubblica di Guinea-Conakry, gesto che alimenta il sospetto che fosse al corrente del progetto di aggressione[vi]. Le ragioni dell’interesse di Sekú Turé per l’uccisione di Cabral potrebbero essere state le sue ambizioni d’incorporare la Guinea Bissau per formare la “Grande Guinea”, ambizioni fino a quel momento ostacolate dalla prossimità dell’indipendenza della Guinea Bissau, dal dinamismo politico e dall’abilità diplomatica del dirigente del PAIGC, Amílcar Cabral, che oscurava il suo prestigio internazionale e intralciava le sue ambizioni egemoniche sulla regione. Inoltre, anche l’amministrazione americana, che inizialmente era ostile alla politica coloniale portoghese di Salazar, contribuì al prolungamento della guerra tra Portogallo e Guinea Bissau. Infatti, Richard Nixon, vedendo nei portoghesi dei preziosi alleati nella lotta contro il comunismo che andava diffondendosi in molti dei neo stati dell’Africa, tra il 1969 e la prima metà degli anni ‘70 si riavvicinò al Portogallo.

[i]Nello Stato Libero del Congo, una delle principali attività economica era la raccolta di gomma fatta dagli schiavi. Quanti non raggiungevano le quantitá richieste della raccolta, erano puniti col taglio di una o entrambe le mani.

[ii]Nato in Guinea Bissau, la madre di Cabral è originaria della Guinea Bissau, mente il padre è originário di Capo Verde. Infatti, lo scopo del movimento nazionalista di lotta per l’indipendenza che Cabral fondò nel 1956 – il Partito Africano per l’Indipendenza dela Guinea Bissau e delle Isole di Capo Verde (PAIGC) – era liberare Guinea Bissau e Capo Verde.

[iii] A. M. GENTILI, Il leone e il Cacciatore – Storia dell’Africa sub–sahariana, Carocci, Roma, pp. 222-223.

[iv] F. FANON, Potevamo fare altrimenti?, in Fanon: Opere scelte, vol. 2, a cura di G. Pirelli, Einaudi, Torino 1971, pp. 67- 75.

[v]Intatti, la prima fase “calda” della “guerra fredda” s’era introdotta in Africa attraverso l’appoggio diplomatico, gli aiuti militari e logistici, come alternative ideologiche offerte dall’Unione Sovietica, Cina, Cuba e dai paesi dell’Est europeo a molti neo stati dell’Africa e soprattutto ai movimenti di liberazione di Guinea Bissau, Angola, Mozambico, Namibia, Zimbabwe e Sudafrica che allora si preparavano per la lotta armata contro le potenze coloniali.

[vi]Nel suo grande volume – Amílcar Cabral: um novo olhar – il giornalista e professore universitário, Julião Soares Sousa, afferma categoricamente essere stato Sékou Touré ad ordinare l’uccisione di Cabral. Le circostanze che hanno avvolto questo crimine barbaro non sono mai state chiarite definitivamente. Nonostante siano già passati più di trenta anni dopo l’indipendenza, la Polizia Secreta della Guinea Bissau non vuole mettere a disposizione del pubblico gli archivi del PAIGC, per motivo di sopravvivenza politica dei compagni di lotta di Amilcar Cabral.

 

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