La percezione dell’Intelligence nella Storia d’Italia

La percezione dell’Intelligence nella Storia d’Italia

 

 

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Una lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri, da lui sintetizzata.

Maria Gabriella Pasqualini, docente universitaria e fino al 2021, docente alla Scuola Ufficiali Carabinieri, ha tenuto una lezione (4 ore) sulla percezione dell’Intelligence nella Storia d’Italia durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.

Pasqualini nella sua lezione ha individuato l’evoluzione dell’Intelligence in senso moderno con due sintetici elementi di un quadro storico, partendo da due concetti generali.

Il primo ha riguardato il passaggio fondamentale da ‘segreto del Re’ a ‘segreto di Stato’ (ricordando in particolare la Francia), collegato direttamente al cambio della forma di governo: dallo Stato Assoluto allo Stato sia pur monarchico, ma Costituzionale. In entrambe le forme era presente il bisogno di sorvegliare, informare e proteggere l’interesse dei cittadini. Il secondo elemento di carattere generale, evocato, ha riguardato il concetto, eternamente valido, espresso da Sun-Tzu: “Se conosci il nemico e conosci te stesso non temerai nessuna battaglia”. L’intelligence è un’attività principalmente rivolta al futuro dove l’elemento umano è importantissimo e fa la differenza per comprendere la realtà nella sua complessità.

La docente ha poi ricordato il ruolo dell’intelligence francese ai tempi del Re Luigi XIV con il segretissimo Cabinet du Roi, al quale accedevano pochi selezionati funzionari del Re alla Corte, tra i quali l’occhiuto Capo della Polizia.

Dopo la Rivoluzione Francese e con l’arrivo di Napoleone Bonaparte, l’assetto dello Stato cambia profondamente, perché si ha una concezione diversa delle Istituzioni ed il Segreto del Re diventa il Segreto dello Stato: passaggio ideologicamente notevole nel quadro di una pur flebile democrazia. A Napoleone si deve una nuova dimensione della raccolta dell’informazione, che non è più solo militare o cicaleccio sociale di Corte ma è soprattutto una raccolta di dati a livello economico e sociale, cercando di comprendere anche il sentire, l’umore sociale, attraverso l’analisi di quelle che oggi chiamiamo fonti aperte.

La lezione si è poi concentrata sull’evoluzione della storia e della cultura dell’intelligence in Italia.

La docente ha ricordato che l’Italia agli inizi del Regno unitario ha ereditato dalla Francia, non solo il modello di Stato ma l’organizzazione dei Servizi di intelligence. In questo periodo si comincia a configurare anche nel nostro Paese il concetto di Segreto di Stato. Infatti, con la circolare La Marmora del 1866 veniva concepito il ‘segreto’ come necessario sia verso il popolo sia verso gli altri Stati. Un ruolo importante fu assunto da Camillo Benso Conte di Cavour, che per migliorare la sua attività di imprenditore agricolo e per la sua profonda conoscenza delle dinamiche di Borsa, costituì una rete informativa personale che successivamente fece confluire nella rete informativa del Ministro degli Esteri.

Ma il vero salto di qualità dell’Intelligence Italiana, afferma Pasqualini, avviene nella Prima Guerra Mondiale, quando l’Ufficio Informazione, pur non risultando ufficialmente nell’organigramma dello Stato Maggiore, opera invece efficacemente, per i tempi. Le informazioni che arrivavano da parte degli agenti segreti erano molte ma non si ebbe la capacità di analizzarle e questo emerge chiaramente dalla relazione della sconfitta di Caporetto.

Con la fine della prima Guerra mondiale si parlò addirittura di abolire il servizio segreto militare, allo scopo di razionalizzare le scarse risorse finanziarie, quantomeno per l’estero, considerata la diffusione capillare delle rappresentanze diplomatiche all’estero, ma questi propositi non si concretizzarono, per l’impenetrabile ‘muro di gomma’ opposto dalle Istituzioni militari.

Con Benito Mussolini a capo del Governo dal 1922, la parte informativa dei Servizi diventa un’organizzazione organica dello Stato: infatti, nel 1925 viene istituito il Servizio Informazioni Militare (SIM). Nel 1929 viene fondata l’OVRA (Opera Volontaria di Repressione dell’Antifascismo: questa è una delle definizioni di scioglimento della sigla), direttamente collegata al Partito Fascista e quindi allo stesso Mussolini. La Polizia Politica è diretta da Arturo Bocchini che la organizza e la utilizza per difendere il Regime Fascista. Anche il Servizio Informazioni Militare, arriva purtroppo a svolgere anche questa funzione a favore del Regime fino a far uccidere in Francia, sotto la direzione di Roatta, ma molto probabilmente il tutto organizzato per eccesso di zelo, dall’allora capo del controspionaggio, il colonnello Santo Emanuele, i fratelli Carlo e Nello Rosselli.

Dopo la seconda guerra mondiale i servizi di Intelligence migliorarono la loro organizzazione, anche con l’esperienza di ‘collaborazione ‘ fatta con gli omologhi anglo americani dal1943 in poi. Collaborazione, a dir il vero, imposta ma di grande giovamento per i Servizi italiani.

Nel 1947 con la firma del Trattato di Pace e con l’adesione al Patto Atlantico nel 1949, l’Italia entra a far parte della Nato. Si tratta di mantenere e sostenere una giovane Repubblica, nata tra tante difficoltà alla fine di una guerra civile sanguinosa. Il ruolo internazionale dell’Italia cambia perché diventa a tutti gli effetti un’alleata nel mondo occidentale che si contrappone a quello comunista post conflitto, essendo tra l’altro territorio di ‘confine’ con quest’ultimo (la ‘soglia’ di Gorizia).

La docente è poi passata a una sintesi del periodo seguente al 1949, quando per vari eventi negativi, la percezione popolare dell’intelligence e dei suoi agenti ha conosciuto un punto molto basso (i cosiddetti ‘servizi deviati’), per ricordare la prima legge in senso moderno sui servizi segreti nel 1977, con la quale viene istituito il Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica (Sisde) e la filosofia dell’organizzazione d’intelligence cambia profondamente. Esso assolve a tutti i compiti informativi e di sicurezza per la difesa dello Stato Democratico, ove per la prima volta si parla, espressamente, di difesa delle istituzioni democratiche. La legge prende vita in un periodo storico particolarmente complesso per l’Italia.

Nel 2007, dopo trent’anni, viene promulgata la nuova legge sull’Intelligence, che continua in senso ancora più moderno, l’organizzazione dell’intelligence in Italia.

Dopo la caduta del muro di Berlino, la fine della “Guerra Fredda”, la globalizzazione, l’attentato dell’11 settembre, il clima politico interno ed internazionale è profondamente cambiato. Siamo di fronte – afferma la docente- a una Intelligence, il cui obiettivo è di difendere lo Stato democratico in una prospettiva di appartenenza globale alla comunità internazionale. Per farlo sono necessarie delle professionalità elevate in un contesto in cui c’è un flusso mediatico forte legato a flussi finanziari di grande pericolosità intrinseca.

Per concludere, la docente ha rilevato come oggi la percezione che si ha dei servizi segreti è profondamente mutata rispetto al passato. I servizi ‘segreti’, che segreti non sono, perché per la trasparenza istituzionale la loro esistenza è ben nota fino al punto che il popolo, attraverso i suoi rappresentanti in Parlamento (il COPASIR, Comitato parlamentare per la sicurezza delle Repubblica, i cui membri, non segreti, dotati di NOS, Nulla Osta di Sicurezza, sono tenuti alla massima riservatezza), ne monitorizza l’attività. La realtà è che vi è una maggiore consapevolezza del fatto che sono necessari alle Istituzioni democratiche dello Stato, per vigilare che gli interessi nazionali dello Stato vengano sempre perseguiti e salvaguardati.

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