4. Analisi di Intelligence e Proposte di Policy sul Post-Pandemia COVID-19 –  (aprile 2020 – aprile 2021) La ricaduta industriale

4. Analisi di Intelligence e Proposte di Policy sul Post-Pandemia COVID-19 – (aprile 2020 – aprile 2021) La ricaduta industriale

Senza titolo

SOCINT – Società Italiana di Intelligence (www.socint.org)

Laboratorio sull’Intelligence dell’Università della Calabria (www.intelligencelab.org) a cura di Mario Caligiuri

OA continua la pubblicazione di questo interessante studio del quale condividiamo le analisi e  le affermazioni di policy.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

RICADUTA INDUSTRIALE (Francesco Napoli)

Analisi

Siamo in una recessione atipica che non nasce dall’interno del sistema economico italiano, né in quello internazionale. Non nasce dall’incepparsi di qualche meccanismo dei mercati finanziari o dalla necessità di “correggere” qualche eccesso. Lo shock viene dall’esterno, colpisce l’economia come un meteorite, con un effetto congiunto su offerta e domanda. Al progressivo blocco, temporaneo ma prolungato, di molte attività economiche sul territorio nazionale si è associato un crollo della domanda di beni e servizi, sia dall’interno che dall’estero.

Il blocco coglie impreparate sia le molte imprese, specialmente al Meridione, che non hanno ancora completato il percorso di rientro dalle difficoltà degli eventi del 2008[1], sia quelle più efficienti che non solo hanno resistito, ma hanno consolidato importanti percorsi di crescita.

A differenza di quanto accaduto nell’ultima crisi, oggi il processo selettivo subisce gli effetti di dinamiche molto più rapide già allo stadio iniziale di una fase congiunturale molto profonda. Un’urgenza che si è tradotta nel decreto-legge sulla liquidità approvato nel Consiglio dei Ministri del 7 aprile. Il meccanismo scelto appare però poco funzionale alla dimensione del problema. Inoltre, il decreto-legge fornisce esclusivamente garanzie statali a fronte dei finanziamenti erogati alle aziende. Pertanto, è compito delle banche il reperimento della liquidità, in un mercato caratterizzato dalle regole di Basilea che impone limiti alle quantità di patrimonio di cui debbono necessariamente dotarsi, determinando possibili rallentamenti nell’erogazione dei prestiti alle imprese.

 

Considerazioni sulla Piccola e Media Impresa

Vista la particolare struttura produttiva del Paese, nella nostra analisi approfondiamo il ruolo delle piccole e medie imprese. Infatti, nessuno conosce, ad oggi, la dimensione complessiva degli interventi necessari, che saranno comunque massivi e condizionati dagli sviluppi sanitari ed economici. Ma a tutti è chiaro che solo mettendo in sicurezza i cittadini e le imprese, la recessione attuale potrà non tramutarsi in una depressione economica prolungata.

Posto che la fase acuta dell’emergenza sanitaria si vada esaurendo alla metà del secondo trimestre dell’anno, il Centro Studi di Confapi ipotizza che nel settore manifatturiero saranno attive queste percentuali di imprese nei prossimi mesi:

  • Aprile: 40% all’inizio; 60% alla fine del mese;
  • Maggio: 70% all’inizio; 90% alla fine del mese;
  • Giugno: 90% all’inizio; 100% alla fine del mese[2].

La ripartenza nel secondo semestre 2020 sarà verosimilmente frenata dalla debolezza della domanda di beni e di servizi. Nel caso in cui la situazione sanitaria non evolvesse positivamente, ovviamente queste previsioni economiche andrebbero riviste al ribasso.

Il calo della domanda sembra trainato da tre fattori:

  • modifiche dei comportamenti individuali;
  • nuove modalità di erogazione delle prestazioni lavorative;
  • chiusura di attività produttive di beni e servizi.

Il cambiamento dei comportamenti avviene sia nello stile di vita quotidiana, con l’obbligo di evitare spostamenti e assembramenti, sia nelle modalità di erogazione della prestazione lavorativa, con l’adozione dello smart working laddove possibile, specie nel settore dei servizi. Questa situazione sta mutando la composizione della spesa delle famiglie, adesso sbilanciata su tre capitoli essenziali di consumo:

  • alimentari,
  • abitazione,

Questo andamento porta a una parziale rallentamento della domanda delle spese (circa il 60% del totale), etichettabili come “non essenziali”:

  • trasporti
  • attività ricreative e culturali
  • ristoranti e alberghi
  • abbigliamento

Proposte di Policy

A livello industriale, si aprono una serie di minacce per la Sicurezza Nazionale. Il primo è l’inevitabile indebolimento competitivo di tutte le attività economiche. Potrebbero risentirne, in particolare, quelle legate a energia, trasporti, acqua, salute, comunicazioni, media, ma anche i comparti in cui sono presenti le nostre multinazionali “tascabili” dove operano aziende sconosciute ai più ma che ancora difendono la bandiera dell’imprenditoria italiana nel settore dell’intelligenza artificiale, della robotica, del packaging e delle macchine utensili, della difesa, delle biotecnologie. Queste ultime diventano potenziali prede di interessi economici stranieri, da parte di potenze che possono approfittare di questa inevitabile debolezza. Come peraltro più volte evidenziato dal COPASIR, ribandendo la funzione essenziale dell’intelligence, sotto l’aspetto economico e finanziario[3].

Forse, in tal senso, un blocco delle operazioni straordinarie sui settori strategici deve essere previsto, innovando il golden power che prevede informative preventive da cui possono scaturiti precisi divieti. In questa fase, però, sarebbe più opportuno vietare in ogni caso la vendita di quote degli asset strategici, individuandoli con precisione.  

Molti settori dovranno adattare il proprio modello di business, che dovrà essere ripensato in molte delle sue fasi. Pensiamo al settore sanitario del nostro Paese, dove l’assenza di piattaforme mediche digitali non ha consentito la prestazione di servizi di diagnosi gratuita online per i cittadini, determinando sicuramente un incremento dei contagi. Invece, un servizio di telemedicina aiuta a distinguere i pazienti sospetti COVID-19 da quelli affetti da comune raffreddore, nonché di alleviare la carenza di risorse mediche fisiche, ridurre i rischi di infezioni incrociate causate dal contatto umano e consentire ad un maggior numero di cittadini di apprezzare le cure mediche online. Una rivoluzione tecnologicamente possibile e non più rimandabile.

Nel settore turistico e nell’industria degli eventi la ridefinizione degli spazi richiederà ingenti investimenti (dai ristoratori ai cinema, dalle palestre ai musei, dai teatri agli eventi culturali: tutti questi luoghi di concentrazione di persone devono procedere ad una totale rivisitazione degli spazi) che impatteranno negativamente sulla produttività. Sono tutti costi aggiuntivi per il sistema imprenditoriale, che in questo stato di crisi difficilmente potranno essere sostenuti senza adeguati sussidi. Nell’uso delle risorse, si dovrà necessariamente prestare attenzione ai settori più colpiti, come il turismo, l’industria degli eventi, il commercio di prossimità non alimentare e soprattutto l’export.

Occorre predisporre le condizioni legislative e fiscali per incentivare il rientro delle sedi legali delle aziende e contrastare il potere di attrazione dei “paradisi fiscali”, a iniziare da quelli europei. Allo stesso modo bisogna agevolare il reshoring (rientro delle attività industriali nazionali che sono state delocalizzate all’estero per diverse ragioni[4]), prevedendo una contribuzione fino al 50% dei costi di reimpianto in patria di produzioni appartenenti a qualsiasi settore. In tale quadro l’intelligence fiscale può svolgere un ruolo determinante, da sviluppare da adesso per i prossimi anni[5]. L’impatto del reshoring può essere rilevante sia per le aziende che lo intraprendono direttamente, sia per il sistema di subfornitura, che viene spesso riportato in madrepatria insieme alle produzioni aziendali. In questo modo si può fornire una concreta compensazione alla perdita di occupazione, derivante dall’impatto del COVID-19. La contribuzione del 50% potrebbe essere più elevata nel caso di produzioni strategiche o direttamente collegate alla crisi sanitaria: mascherine, disinfettanti, respiratori ed altro.

Occorrerà, inoltre, cominciare a sgonfiare l’ipertrofia fiscale e normativa come impegno prioritario, semplificando i labirinti procedurali di cui è disseminato il cammino delle imprese.

Un altro fronte di intervento potrebbe riguardare il Capitale Umano delle imprese, puntando su formazione e potenziamento delle competenze. In questo ambito si potrebbe ipotizzare una collaborazione tra Governo, sindacati e datori di lavoro nella costruzione di un ecosistema di apprendimento permanente ed efficace, utilizzando i fondi che sono già disposizione previsti nelle intese tra imprese e sindacati[6].

Una ulteriore linea di intervento potrebbe riguardare la territorializzazione della contrattazione, dando spazio a cogestione e welfare aziendale, con una forte attenzione al sistema territoriale basato su capitale sociale e coscienza dei territori. Infatti, stiamo assistendo ad un graduale sfarinamento dei territori, con conseguenze negative per il futuro del nostro Paese. È ragionevole sostenere che occorra ripartire dal rating locale, quello che l’OCSE chiama capitale territoriale[7], dove storia, memoria e saperi costituiscono il valore aggiunto del Made in Italy.

Per limitare la riduzione dei posti di lavoro è cruciale il più ampio ricorso a forme di diminuzione degli orari, senza eccessivi oneri aggiuntivi per le imprese, quali smaltimento delle ferie o utilizzo di congedi parentali per la cura dei minori.

È inoltre essenziale l’attivazione massiccia e repentina di strumenti di integrazione al reddito da lavoro, a cominciare dalla Cassa Integrazione Guadagni, anche in deroga alle regole. 

Sono necessari, poi, altri fattori, quali il sostegno alla liquidità delle imprese per garantire che queste riescano a far fronte al flusso della remunerazione del lavoro, eventualmente al netto di taluni oneri contributivi temporaneamente sospesi.

Solo con soluzioni di salvaguardia dell’occupazione si potrà contenere la distruzione di posti di lavoro e il conseguente feedback negativo su consumi e livelli di attività.

In pratica, le soluzioni in campo saranno frutto di accordi (individuali o negoziati) tra imprese e lavoratori (secondo il modello tedesco di cogestione dell’impresa), ma è opportuno che queste siano incentivate da misure eccezionali di politica economica a sostegno del reddito dei lavoratori.

plicate con diversi

[1] Svimez (2020), supra.

[2] Confapi, Centro Studi, https://www.confapi.org/it/servizi/studi-ricerche-e-innovazione.html

[3] Carrer, G. (2020). Allarme interferenze straniere sull’Italia. Ora interviene il Copasir (per fortuna). Formiche.net. https://formiche.net/2020/03/interfenze-straniere-italia-allarme-copasir/

[4] Ci sono diversi motivi che hanno spinto le aziende a delocalizzare la produzione: minori vincoli in termini di diritto del lavoro; basso costo del lavoro; la riduzione dei costi di trasporto; i vantaggi fiscali; le agevolazioni finanziarie e commerciali; costi dell’energia.

[5] Il Dispaccio (2020). Intelligence, Roberto Pollari al Master dell’Università della Calabria: “La lotta al riciclaggio funziona se c’è l’apporto delle categorie professionali. La criptovaluta non sarà la moneta del futuro”. ildispaccio.it. 8 marzo 2020. http://ildispaccio.it/cosenza/238719-intelligence-roberto-pollari-al-master-dell-universita-della-calabria-la-lotta-al-riciclaggio-funziona-se-c-e-l-apporto-delle-categorie-professionali-la-criptovaluta-non-sara-la-moneta-del-futuro

[6] Legge 388/2000, art. 118: “Interventi in materia di formazione professionale nonché disposizioni in materia di attività svolte in fondi comunitari e di Fondo sociale europeo”.

[7] OECD (2001). Territorial Outlook. Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. https://read.oecd-ilibrary.org/urban-rural-and-regional-development/oecd-territorial-outlook_9789264189911-en#page1

V. anche

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